Itinerari

Il Sentiero del Silenzio, sulle tracce della tredicenne Liliana Segre

Per celebrare la Giornata della memoria suggeriamo il rinnovato itinerario nelle Prealpi varesine che ripercorre il tentativo di fuga di Liliana Segre e della sua famiglia

Il 2 dicembre del 1943, quattro uomini e una ragazza di tredici anni camminano su un sentiero ai piedi del Monte Pravello e del Monte Orsa, nelle Prealpi lombarde. Uno di loro è un contrabbandiere, che si è fatto pagare a caro prezzo. Cammina in testa al gruppo, invita più volte gli altri a mantenere il silenzio, quando crede di sentire dei passi ordina di nascondersi, e scaraventa le valigie nella boscaglia. Una si apre, lasciando uscire una camicetta e un paio di scarpe.

Liliana Segre, suo padre Alberto e i due zii Rino e Giulio Ravenna sono ebrei, una colpa terribile nell’Europa dominata dai nazisti. Le leggi razziali promulgate da Mussolini nel 1938 hanno espulso Liliana da scuola, hanno creato umiliazioni e problemi agli adulti, ma non sono state una condanna a morte.

Dopo l’8 settembre, con l’armistizio e l’occupazione tedesca della Penisola, le cose sono cambiate in peggio. La Repubblica Sociale Italiana, fondata da Mussolini “liberato” dai tedeschi a Campo Imperatore, ha decretato che gli ebrei appartengono a una “nazionalità nemica”, e vanno quindi consegnati ai carnefici.

Alberto Segre, vedovo da quando Liliana non aveva ancora un anno, decide che è il momento di andar via. Raggiunge Varese e poi Saltrio, e insieme alla guida, alla figlia e ai cugini cammina fino alla rete. Evita le pattuglie della Wehrmacht e i militi della Guardia Confinaria e della Guardia di Finanza della RSI, poi viene scortato dai militari svizzeri fino ad Arzo, un villaggio oggi parte dell’area urbana di Mendrisio. Ma qui riceve una condanna a morte.

Un ufficiale di lingua tedesca, spedito dal Canton Friburgo a presidiare il confine della Confederazione, non ascolta né le richieste degli adulti né le lacrime della tredicenne che gli abbraccia le gambe. Come ha raccontato Liliana Segre, oggi senatrice a vita, i quattro ebrei italiani vengono riaccompagnati al confine “con la baionetta alle spalle”, arrestati dalla Guardia di Finanza e rinchiusi nel carcere milanese di San Vittore.

Lo zio Rino si suicida all’annuncio della deportazione, dopo qualche giorno Liliana e il padre Alberto, dal famigerato Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, partono su un carro bestiame diretto al campo di sterminio di Auschwitz. “La condanna a morte di mio padre e dei cugini venne pronunciata da quell’ufficiale svizzero che ci disprezzò e rifiutò di accoglierci. I nazisti si sono limitati a metterla in pratica”, ha scritto Liliana Segre molti anni dopo.

Anche la Svizzera riflette sulla sua storia, e lo scorso 2 dicembre, a ottant’anni dal respingimento, la senatrice a vita ha ricevuto dal Comune di Mendrisio la “distinzione comunale straordinaria”, un “atto simbolico commemorativo e di profondo obbligo morale nei suoi confronti”. Una richiesta di scuse che Luciano Belli Paci, il figlio di Liliana, ha accettato portando i ringraziamenti di sua madre.

Sul lato italiano del confine, qualche giorno dopo, si è svolta un’altra cerimonia importante. Nonostante una leggera nevicata e la nebbia, l’8 dicembre un centinaio di escursionisti ha percorso il Sentiero del Silenzio, un itinerario di quattro chilometri, indicato da segnavia e cartelli, che ripercorre l’itinerario seguito dai Segre e dai Ravenna nel 1943.

Si arriva a 820 metri di quota, dov’è stato ricostruito in territorio italiano un tratto della recinzione di confine. A causa dell’espansione della cava sottostante, l’ultimo tratto del Sentiero e la rete sono stati spostati di qualche decina di metri verso l’alto, ma tutto il resto è com’era.

Accanto al tracciato, delle tabelle ricordano la storia. Ai piedi della rete sono le ricostruzioni in acciaio Corten di una valigia e di una scarpa. Partecipano all’inaugurazione i sindaci di Saltrio, Clivio e Viggiù, dove inizia il Sentiero. A compiere il lavoro, però, sono stati gli Amici di Monte Orsa, un’attivissima associazione locale.

Esistiamo da sette anni, siamo riusciti a fare delle belle cose. Anche grazie ai nostri interventi, nei weekend di tutto l’anno, centinaia di escursionisti a piedi e in bici percorrono i viottoli e i sentieri del Monte Pravello” spiega Claudio Gavarini, ex-presidente e oggi portavoce degli Amici di Monte Orsa, che ci tengono a essere indicati con la sigla AMO. Parlando con Gavarini, si scopre che queste piccole vette di confine sono una miniera di suggestioni e di storie.

Sulla nostra montagna è stato ritrovato lo scheletro del Saltriovenator, il più grande dinosauro carnivoro italiano, oggi ricordato da una sagoma a grandezza naturale lungo sette metri e alto due e mezzo. Il calcare delle cave di Saltrio è stato usato per le mura della Milano romana, e molti secoli dopo per le colonne del Duomo” racconta Claudio Gavarini.

Tra le realizzazioni degli AMO spiccano il restauro di un tratto della Linea Cadorna, costruita a partire dal 1916 per il timore di un’invasione tedesca attraverso la Svizzera, e un viottolo accessibile ai disabili che porta a un belvedere da cui ci si affaccia sul Lago Ceresio (o di Lugano) e sul lontano ma imponente Monte Rosa.

Il Sentiero del Silenzio è un’altra tappa del nostro lavoro” prosegue Claudio Gavarini degli Amici di Monte Orsa, che si possono contattare al 331.3491666, sul sito www.amicidelmonteorsa.com o tramite la loro pagina Facebook. “E’ un omaggio alle migliaia di persone – una stima parla di oltre 80.000 – che sono passate da qui in quegli anni, e alle Aquile Randagie, gli scout che li hanno aiutati esponendosi a un fortissimo rischio. In primavera inizieremo ad accompagnare sul Sentiero le scuole”.

Chi vuole partecipare a un’escursione accompagnata sul Sentiero del Silenzio può venire qui il prossimo 18 febbraio, quando gli AMO ne hanno una in programma. Sabato 27 gennaio, Giornata della Memoria, si può invece partecipare alla camminata organizzata da Antea Franceschin (348.0725255, wwwcontroventotrekking.it), guida ambientale escursionistica di Besano, a pochi chilometri da Viggiù, grande esperta dei sentieri e delle storie di queste piccole montagne.

L’appuntamento è alle 9.30 a Saltrio, il dislivello è di 400 metri, si salirà in cima al Monte Pravello per ammirare un magnifico panorama, sarà possibile ristorarsi con una bevanda calda al rifugio dei volontari della Protezione Civile. Lo slogan della giornata è ancora quello delle Aquile Randagie, “un giorno in più del fascismo!

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