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Theodor Wundt, il generale tedesco che 130 anni fa inaugurò l’arrampicata invernale sulle montagne intorno a Cortina

Appassionato fotografo e audace arrampicatore: “cosa c’è di più superbo di questa gelida grandiosità?”, scrisse dopo aver scalato in una sola vacanza natalizia alcune delle più belle cime ampezzane, dal Cristallo alla Tofana

Era nato a Ludwigsburg, presso Stoccarda, il 21 aprile del 1858. Quando giunse per la prima volta nelle Dolomiti aveva 29 anni. Aveva letto i libri di Emil Zsigmondy e di Ludwig Purtscheller. Da lì il desiderio di impiegare il tempo delle sue vacanze estive per vedere e magari salire qualche cima. Fin qui nulla di strano. Erano passati già 25 anni da quando il viennese Paul Grohmann era salito in vetta alla Tofana e a diverse altre importanti cime dolomitiche.

Se non fosse che nel 1893 volle tornare nelle Dolomiti ampezzane, ma questa volta durante le vacanze natalizie, con l’intento di arrampicare d’inverno. Non era mai accaduto prima di allora in quella zona ed è così che Theodor Wundt, è di lui che stiamo parlando, 130 anni fa, fu il primo alpinista-turista nella stagione bianca a Cortina.

Wundt discendeva da una famiglia di tradizioni militari. Il padre era generale dell’esercito imperiale germanico e anche il giovane Theodor fu avviato alla medesima carriera che, nonostante non l’avesse mai troppo amata, portò avanti con serietà e professionalità conseguendo da ultimo il grado di generale di divisione, premiato dal prefisso von e divenendo così von Wundt.

Non era digiuno di brevi vacanze alpine giovanili trascorse sulle Alpi svizzere, dove ebbe modo di vedere il Cervino restandone affascinato. E poi negli Alti Tatra, dove ebbe le prime esperienze di escursionismo montano. Ma fu il ritorno sugli Alti Tatra anche nella stagione fredda, nel 1884, che avviò Wundt all’alpinismo invernale. Vi ritornò nel 1890 e in quella occasione: “…scalai tutte le vette in questa catena, allorquando ciò era considerato assolutamente cosa inaudita”, scrisse poi nelle sue note autobiografiche.

L’approdo alle Dolomiti avvenne nell’estate del 1887 a Carbonin (Schluderbach) con l’intento di arrampicare sulle Tre Cime, i Cadini, il Popena, il Cristallo, la Croda Rossa e visitando anche Cortina. Ma in Ampezzo (allora facente parte dell’Impero Austro- ungarico) qualche anno dopo tornò per trascorrervi le vacanze natalizie perché, sono parole di Wundt, “cosa c’è di più superbo di questa gelida grandiosità? Cosa può essere più sublime di questo vasto mondo di giganti coperti di neve nella loro terribile e inospitale solitudine?”.

E qui entra in scena anche il Wundt scrittore e ottimo fotografo. Quella sua esperienza la racconta nel libro Wanderungen in den Ampezzaner Dolomiten pubblicato a Berlino nel 1895, dedicato a “Sua Maestà Re Guglielmo II di Württenberg, augusto protettore degli sport audaci” e pubblicato nel 1996 in traduzione italiana col titolo Sulle Dolomiti d’Ampezzo, dalla Cooperativa di Cortina (con la revisione e le note di Camillo Berti) da cui sono tratte le splendide fotografie opera dello stesso Wundt che qui pubblichiamo.

Non si tratta di una relazione alpinistica invernale, ma è un racconto sempre appassionante, in grado di trasmettere l’amore per la montagna e l’entusiasmo per l’alpinismo, ricco di deliziose descrizioni del paesaggio, del paese e dei suoi abitanti, oltre che di osservazioni personali che fanno apprezzare il carattere e la forte personalità dell’uomo.

È pur vero che il 15 gennaio del 1882 un  pioniere, il capitano Giovanni Paoletti dell’Istituto Geografico Militare era salito sull’Antelao insieme a Luigi Cesaletti di San Vito di Cadore e Giovanni Battista Zanucco di Vodo, ma non era un turista in vacanza. Ed è anche vero che una estroversa ed inquieta ragazza olandese, Jeanne Immink, che visse a Milano scegliendo l’Italia come sua seconda patria, salì in vetta alla Croda da Lago il 10 dicembre 1891, insieme alle guide ampezzane Antonio e Pietro Dimai Deo. Ma fu il libro di Wundt, con le sue eccezionali fotografie, che fece innamorare di questi monti coperti dalla neve generazioni di turisti e alpinisti di tutta Europa.

Basta leggerne qualche passo per averne la prova. Il giorno di San Silvestro è in cima al monte Cristallo dopo una salita molto faticosa: “…mani nella neve, piedi nella neve e sete ardente con venti gradi sotto zero…”, aggiungendo ironico: “ È chiaro che chi vuole andare in giro il 31 dicembre a queste quote sa di dover sopportare qualche inconveniente”.  Ma da lassù vede “il piacevole quadro delle casette di Cortina e di tutti gli innumerevoli monti nello scintillante abito natalizio…”,  in attesa della sera “quando là fuori sparano come matti”.

Cortina è ancora molto lontana dai fasti che conosciamo, ma a Capodanno, scrive Wundt “regna un’intensa animazione, proprio come d’estate. Da Verzi, dove di solito sostano i turisti, siedono gli ampezzani con le loro pipe e quasi tutte le guide sono qui. Che aspetti gagliardi!”.  Guide come Antonio e Pietro Dimai Deo, che peraltro accompagnarono Wundt nelle sue ascensioni.

Interessanti sono anche le sue note a proposito delle fotografie: “…già nel 1885 incominciai a fare il fotografo e diventai un appassionato fotografo d’alta montagna….Spesse volte mi trascinavo dietro molti apparecchi anche a posa, con fatiche inaudite…da una fotografia fatta da noi rileviamo molte cose che in quelle fatte da altri non si notano, e le abbiamo per tutta la vita”.

Durante quelle vacanze di 130 anni fa oltre che sul Cristallo, Wundt salirà sulla Cima Grande di Lavaredo, sulla Cima Piccola e sulla Tofana di Mezzo.

L’ impegno letterario proseguirà con altri volumi di successo, compresa la sua autobiografia. E il suo straordinario impegno alpinistico lo porterà a salire innumerevoli vette sulle Alpi, arrampicando sia d’estate che d’inverno su roccia e ghiaccio.
Sui Cadini di Misurina è a lui dedicata la Torre Wundt. Perché le Dolomiti non dimenticano che le ha tanto amate.

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