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A tu per tu con Matteo Zurloni, l’unico italiano già qualificato per le Olimpiadi 2024 di arrampicata

Dalle pareti di Campitello di Fassa a quelle di Parigi, una vita all’insù. Il giovanissimo lombardo ha sorpreso tutti vincendo il titolo mondiale Speed. E ora si prepara per la gara più importante

La sua scheda atleta parla chiaro. Matteo Zurloni, classe 2002, è nato a Segrate (MI) e vive con la famiglia a Cassano d’Adda. Geograficamente più bergamasco che milanese, si allena alla palestra Big Walls di Brugherio, dove lavora anche come allenatore. È alto 175 cm e pesa poco meno di 70 chili. Nel suo palmares ci sono 32 partecipazioni a competizioni internazionali a partire dal 2018, ma è solo negli ultimi due anni che ha ottenuto i risultati migliori. Il tutto nella specialità dello Speed Climbing.

Il 10 agosto scorso, insieme al titolo di Campione del mondo, ha staccato il pass per le Olimpiadi di Parigi 2024. E sebbene non sia tra gli scalatori più conosciuti, è lui il primo – e fino a oggi unico – italiano ad essersi garantito la partecipazione ai Giochi. Specialità Speed, naturalmente.
Proprio così: dopo l’esordio a Tokyo2020, che aveva assegnato una sola medaglia per genere al climber e alla climber in grado di realizzare il migliore risultato in combinata Boulder – Lead – Speed, alle Olimpiadi di Parigi 2024 il numero delle medaglie in palio è raddoppiato. Una per la specialità Speed e una di combinata Boulder+Lead. Questo perché la Speed è, rispetto alle altre due discipline, quella più a sé e che, proprio per questa ragione, richiede un allenamento assai specifico, perfino controproducente per chi invece deve prepararsi nel boulder o nella Lead.

Alle Olimpiadi francesi parteciperanno 68 atleti per l’arrampicata, di cui 40 per la combinata Boulder+Lead (in cui viene sommato il punteggio totalizzato nelle due gare) e 18 per la Speed.

Quello che non si legge nella sua scheda atleta è la passione per l’arrampicata, nata in età giovanissima e sviluppatasi con il tempo. Il colpo di fulmine per la Speed, che ha iniziato a praticare solamente a 16 anni. La fatica di un atleta che, da poco nelle Fiamme Oro, deve conciliare gli impegni sportivi (4 allenamenti + 4 a settimana) con gli studi universitari (Matteo frequenta la facoltà di Scienze Motorie). E ancora l’affetto per la numerosa famiglia, composta da papà, mamma, due sorelle e un fratello. Dettagli, sfumature, cose apparentemente non importanti che però hanno fatto sì che il bambino Matteo si trasformasse prima nel ragazzo e poi nel campione di oggi.

Cosa è lo Speed climbing?

La specialità di velocità, detta comunemente Speed, consiste nel completare una via (detta “run”) nel minor tempo possibile. Dal 2007 la IFSC ha omologato un muro di arrampicata di 15 metri per le gare. La via da competizione è fornita di un sistema di cronometraggio che permette agli atleti di fermare personalmente il tempo. La via viene salita con corda dall’alto: attualmente si utilizzano degli “assicuratori automatici”, in modo che l’atleta possa concentrarsi solo sul tempo di salita.

Dopo un turno di qualifica, in cui si considera il miglior tempo su due tentativi, i migliori 16 si confrontano in prove ad eliminazione diretta secondo una griglia di tipo tennistico: 1-16, 2-15, e così via, finché rimangono i quattro atleti che si contenderanno il podio. L’attuale record del mondo maschile è stato stabilito ad aprile in Coppa del Mondo a Seoul dall’indonesiano Veddriq Leonardo, col tempo di 4.90”. Il record mondiale femminile è stato realizzato nella recente qualifica olimpica disputata al Foro Italico (15 settembre) dalla polacca Aleksandra Miroslaw, che ha fermato il cronometro a 6.24”. Il primato europeo (e italiano) maschile è stato realizzato da Matteo Zurloni nei quarti di finale dei Mondiali di Berna, col tempo di 5.02”. Il primato italiano femminile è detenuto da Beatrice Colli, col tempo di 6.90”.

Come ti sei avvicinato all’arrampicata?
Papà e mamma hanno da sempre una casa in montagna, a Campitelllo di Fassa, e quindi fin da piccolo mi portavano in vacanza lì. Il nonno era iscritto al CAI, scalava, e ha trasmesso questa passione al papà che, a sua volta l’ha “passata” prima a mamma e poi a noi figli. Un giorno durante una passeggiata siamo passati sotto a una fascia di roccia e lì abbiamo visto delle persone che scalavano. Ci siamo fermati a guardare. Uno degli arrampicatori, essendo un istruttore della palestra locale, ci ha invitati ad andare a trovarlo in palestra. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte. Avevo 6 anni. Una volta tornato a casa, mi hanno iscritto a un corso di arrampicata e di lì a poco, a 7 anni, le prime competizioni. Inizialmente praticavo anche nuoto, ma poi l’arrampicata sportiva ha avuto la meglio.

Lead, Boulder e Speed. Come sei arrivato a quest’ultima?
Ho iniziato principalmente con le altre due discipline, perché questa è l’impostazione della maggior parte dei corsi di arrampicata. La Speed, essendo molto differente, viene in genere lasciata un po’ da parte e affrontata in un secondo momento. Come nel mio caso: ho iniziato a fare Speed a 16 anni. Di fatto ero un atleta con capacità abbastanza buone in tutte e tre le specialità pertanto sarei potuto “sbocciare” in ognuna di queste. Il colpo di fulmine con l’arrampicata di velocità è arrivato a 19 anni. E da allora ho iniziato a dedicarmi a questa.

Quanto ti alleni a settimana?
La mia settimana si articola in 4 allenamenti di preparazione fisico/atletica (palestra, pesi e rinforzo muscolare) e 4 su parete: uno di simulazione gara, uno in cui scalo il più velocemente possibile, uno di volume in cui scalo il più possibile e uno dove lavoro sulla tecnica di arrampicata.

E l’arrampicata in ambiente trova posto in tutto ciò?
Negli ultimi tre anni, in cui mi sono dedicato totalmente alla Speed, ho fatto meno falesia e arrampicata in ambiente. Negli anni scorsi sono arrivato a scalare sul grado 8a. Attualmente riservo la falesia al periodo in cui sono in vacanza a Campitello e solitamente non punto al grado ma a godermi la roccia!

Campione del Mondo Speed e pass olimpico. Come l’hai presa e quali sono state le emozioni?
La vittoria è metabolizzata velocemente ma mi ha lasciato tanta autostima e coscienza dei risultati che posso ottenere. Sono consapevole che posso ripetermi, ma so anche che ci sono anche tanti altri arrampicatori bravi come me o anche di più, quindi so che devo ancora migliorare. Come dire, la vittoria è stato un punto di partenza e non di arrivo.
Per quanto riguarda le Olimpiadi sto realizzando piano piano. A volte mi chiedo se sto facendo abbastanza oppure se potrei applicarmi di più. Cerco di viverla con relativa “leggerezza”, cerco di convincermi che Parigi 2024 sarà una gara come tante, per non mettermi troppa pressione psicologica. Anche se so perfettamente che, quando sarà il momento, quella potrebbe essere una delle gare più importanti (se non la più importante!) di tutta la mia vita.

 

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