News

Ruspe sul ghiacciaio. Ma perché? E per quale ragione tanti tacciono?

L’appassionato appello di Michele Comi a fronte della devastazione del ghiacciaio del Teodulo per far disputare una gara di sci

I ghiacciai delle Alpi stanno morendo. Ne parlano la televisione e i giornali, gli ambientalisti e i politici, i documenti dell’Unione Europea e dell’ONU. Da anni vediamo immagini che mostrano colate di ghiaccio, in estate, rivestite con enormi teli bianchi per rallentare la fusione.

Da qualche giorno sui media è comparsa una foto diversa, scattata dallo svizzero Sébastien Anex. Mostra una grande ruspa, portata lassù in elicottero, mentre scava una trincea sul ghiacciaio svizzero del Teodulo, distruggendo tonnellate di quel ghiaccio ormai prezioso.

L’intervento serve a creare una pista per le prime gare di discesa libera della nuova Coppa del Mondo (11-12 e 18-19 novembre), a cavallo della frontiera tra Italia e Svizzera. Sappiamo che il business dello sci è gigantesco, ci sembra che l’intervento del Teodulo abbia superato un confine morale. A raccontarlo con toni durissimi non è un ambientalista cittadino ma un professionista della montagna come Michele Comi, guida alpina, che sui ghiacciai delle Alpi è di casa.
Stefano Ardito

Matterhorn Cervino Speed Opening, tutta la tracotanza di vedere il mondo senza limiti

Il fumo nero che esce dagli escavatori e battipista che seviziano il ghiacciaio del Teodulo per preparare la pista del Matterhorn Cervino Speed Opening, non incrementano di una virgola l’oceano nero di idrocarburi bruciati ogni giorno.

Eppure i denti della ruspa che divorano il ghiacciaio già sofferente ai piedi della Gran Becca, racchiudono in sé tutta la tracotanza di vedere il mondo senza limiti, di cui vogliamo essere padroni, dove l’eccesso di produzione e consumo non deve avere alcun freno.

La “rivoluzione” transfrontaliera che promette grande spettacolo, è in realtà il più grande festival e simbolo immondo dello spreco per lo scintillio del nulla, che elude ogni rapporto, ogni relazione sensata, equilibrata ed ecologica con il contesto ambientale in cui si svolge.

Una distopia della modernità senza eguali, che i nostri nipoti, se sopravviveranno, leggeranno sui libri come esempio insano e folle, capace di negare in colpo solo ogni relazione ambientale, per rincorrere un’insulsa macchina dello spettacolo centrata sulla più iconica montagna delle Alpi.
Forse l’unica via d’uscita per fermare questa macchina infernale, quest’incantamento per il nulla, sta nel minare le certezze del “consumatore” che assiste passivo e alimenta lo show-business di questo spettacolo di morte.

Provare a logorare il rapporto compulsivo con l’ideologia dello spreco celebrata ai piedi del Cervino, far passare questa scintillante kermesse per quello che è: un’inutile e dannosa baracconata ai danni della montagna, tutta.

Possibile che gli atleti non se ne rendano conto? Gli alpinisti in voga? La lunga serie di sponsor blasonati che si riempiono la bocca con iniziative e progetti “green” di ogni tipo?

Ecco, iniziamo a boicottare chi supporta chi disconosce in modo così bieco e violento,  il valore intrinseco del Cervino e dei suoi ghiacciai, a cui non serve certo l’aggiunta di altre giostre.

Michele Comi

Tags

Articoli correlati

6 Commenti

  1. In questo showbussines anche le guide alpine attingono soldi a piene mani, anche quelle più Eco. I “consumatori” che vogliono vivere la montagna in sicurezza sono sempre di più e sempre più ricchi e loro propongono sempre più un luna Park fatto di elicotteri, impianti, spit suvie classiche, canyoning, sciate su farina dopo 20 ore di aereo ecc. ecc. Tornino anche loro a pascolare vacche e fare 3 uscite l’anno con principi e re.

  2. Il fatto risale già al 15 ottobre. Articolo , non dice la cosa più importante, che le autorità svizzere hanno già bloccato i lavori in quanto erano fuori dalla area indicata !

  3. “…è una pratica diffusa da anni…”
    La risposta dell’assessore regionale e vice-presidente della Regione Valle d’Aosta è allarmante! Il silenzio dell’UVGAM evidenzia e consolida il “potere” che hanno questi politici. Le professioni della montagna vanno tutelate, ma da chi o da cosa?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close