Una fotografia panoramica è un’immagine con la proporzione tra lato lungo e lato corto estremamente dilatata. Cosa significa? Semplice. Spiegato nella maniera più elementare possibile: il lato corto è molto più corto di quello lungo. Avremo così una foto “dilatata” con una visione simile alla televisione con proporzione di 16:9. In realtà vedremo che il formato non è quasi mai sempre lo stesso, ma varia molto a seconda della foto, poiché sono necessari, spesso, vari ritagli e perché queste immagini possono essere grandi quanto lo desidera l’autore, visto che si tratta di unire più fotogrammi. In linea di massima, più sono i fotogrammi da giuntare e più sarà grande la fotografia panoramica finale.
Se non volete usare il computer
Se proprio non volete usare il computer, rimane solo il ritorno alla pellicola! Se pensate di usarlo poco, invece, qualche possibilità esiste: si prende un’ottica grandangolare, ma anche di focale diversa e si ritagliano il bordo superiore o quello inferiore, oppure entrambi, di uno scatto orizzontale. Il grandangolo, pur consentendo di inquadrare molte cime, le renderà piccole e lontane. Non si mantiene, quindi, il senso della proporzione. Se scattate con un obiettivo supergrandangolare, come un Fish Eye, tipo 15mm o 16mm (180 gradi di angolo di campo su formato FX), otterrete foto paragonabili a quelle restituite da apposite fotocamere panoramiche a pellicola, dette ad “obiettivo rotante”. In generale, il limite può essere che tagliando l’immagine, si ottengono foto a risoluzione un pò più bassa e che, come detto prima, le cime risulteranno essere lontane e piccole. Oppure, per tradizionalisti e temerari, è possibile utilizzare una fotocamera panoramica a pellicola, come descritto alla fine di queto testo. Ah, dimenticavo. Se siete Vittorio Sella, siete in grado di comporre panoramiche incredibili, usando il banco ottico e unendo magicamente le varie foto senza che si vedano i tratti di giunzione. Ma non siete Vittorio Sella! E neanche io lo sono. Vediamo, quindi, come scattare le nostre panoramiche.
Tecnica dello stitching: unione di più scatti in post produzione
Il metodo di fusione di più immagini, accostate l’una all’altra, viene chiamato “stitching” (letteralmente “cucire”, in inglese) ed è il più usato, in epoca digitale. In questo modo si possono “fondere” moltissime immagini e creare panoramiche di dimensioni giganti e con prospettiva molto interessante. In definitiva, in ripresa, si scattano più foto e in post produzione si uniscono. Esistono anche compatte, mirrorless e cellulari che creano delle panoramiche in automatico (modalità panorama assistito), con risultati discreti, anche se, una volta che le immagini vengono stampate oppure ingrandite, spesso si notano i punti di congiunzione tra foto e foto. Come si scattano, quindi, le diverse immagini che poi si uniranno al computer? Ecco la procedura, descritta in maniera dettagliata:
1) Impostazione “M”: se siete abituati ad utilizzare la priorità di diaframmi, come me, in questo caso dovete impostare la macchina fotografica con il metodo manuale, in genere indicata con “M”. Ovvero si impostano manualmente sia il diaframma, sia il tempo di posa. In questo modo avremo la stessa esposizione in tutte le fotografie e, quindi, colori, tono e contrasto molto simili tra le varie foto che poi comporranno la panoramica. Avremo, così, meno lavoro da fare in post, per uniformare le varie foto. Altrimenti, in priorità di diaframma, l’esposizione potrebbe cambiare da scatto a scatto.
2) Esposizione: l’esposizione si misura in una delle parti della foto ritenute più importanti, a seconda del tipo di immagine che si vuole ottenere e della metodologia che si è soliti utilizzare. Nel paesaggio di montagna, in genere, tendo a privilegiare le luci, ovvero le parti più luminose dell’immagine. Chi preferisce misurare le ombre, in modo da avere massimo dettaglio e poi intervenire in post produzione, può continuare a farlo tranquillamente. Avendo impostato la reflex in “M”, avremo la stessa esposizione, o quasi, per tutte le foto che comporranno la panoramica.
3) Bilanciamento del bianco: meglio non lasciarlo in automatico, in quanto potrebbe modificarsi da uno scatto all’altro. E’ necessario settarlo con la stessa impostazione per tutti gli scatti. Per paesaggi più saturi e intensi, può essere un’idea di scegliere “nuvoloso”, anche se c’è il sole.
4) Messa a fuoco manuale: anche in questo caso, se lasciamo l’autofocus, può essere che la messa a fuoco cambi significativamente ad ogni scatto. Mettiamo a fuoco la parte più importante dell’immagine, oppure il punto che riteniamo essere più opportuno e poi settiamo la messa a fuoco in manuale, in modo che la distanza regolata, sia sempre la stessa.
5) Scatti orizzontali o verticali: in genere è meglio scattare le diverse foto che comporranno la panoramica in verticale. In post produzione, infatti, quando si sono giuntate le foto è spesso necessario tagliare alcune parti dell’immagine, nella parte alta e nella parte bassa. Scattando in verticale ci sono più possibilità di taglio e l’immagine panoramica finale, rimarrà comunque abbastanza alta, senza il rischio di dovere tagliare le parti alte delle cime, per esempio. Tra l’altro la distorsione delle ottiche, nelle immagini verticali, risulta essere meno fastidiosa. Questo non toglie che, una volta presa confidenza con lo stitching, non è assolutamente vietato dalla “legge dei fotografi” scattare allegramente anche in orizzontale.
6) Sovrapposizione degli scatti: è opportuno, nel momento dello scatto, sovrapporre le immagini l’una all’altra di almeno il 30% del fotogramma (inquadrare una parte del soggetto sia in una foto, sia in quella successiva). I vari software di post produzione (tipo lightroom e photoshop, ma anche altri) utilizzano una tecnologia che riesce ad individuare meglio il punto di unione dei vari fotogrammi con questa entità di sovrapposizione. In questo modo si minimizza il lavoro di post produzione, consentendo al nostro softwere di unire meglio le varie immagini. Insomma, risparmiate un sacco di tempo.
7) Ottiche: gli obiettivi che consentono una migliore fusione delle immagini, in post, sono i normali (tipo 50 mm, su formato FX, o equivalenti), i grandangoli moderati (tipo 35mm). Queste ottiche, in genere, soffrono molto poco della distorsione che renderebbe più difficile giuntare le diverse foto. Ciò non toglie che, utilizzando obiettivi grandangolari spinti (tipo 20mm), si ottengono immagini altamente spettacolari che richiedono, però, una maggiore attenzione nel lavoro di giunzione e nella correzione della distorsione. Ovvio che, a seconda del tipo di composizione che intendiamo fare, si possono anche utilizzare obiettivi diversi.
8) Il trucchetto delle dita: quando tornate a casa e scaricate le foto, ovviamente, anche le immagini che avete scattato, destinate ad essere poi unite in scatti panoramici, si trovano insieme a tutte le altre. Non sempre è semplice distinguerle, appunto, ovvero capire quale è il primo scatto e quale l’ultimo da unire con la tecnica delle stitching. Prima di scattare, quindi, la mia prima foto destinata poi ad essere unita alle altre, faccio uno scatto alla mia mano o alle dita. Poi scatto le altre foto. Dopo l’ultima, fotografo ancora la mia mano. In questo modo possono riconoscere, senza margine d’errore, le immagini destinate ad essere giuntate. Funziona sempre! A meno che non vi dimentichiate di fotografare la mano. In definitiva: diamoci una mano!
9) Treppiede e testa: il cavalletto è indispensabile, perché consente di studiare meglio l’inquadratura, ma soprattutto perché permette di lavorare con la reflex in bolla, minimizzando la distorsione e le linee cadenti e diminuendo poi i tempi di lavoro in post produzione, quando si uniranno le foto. Esistono anche delle “teste per treppiedi panoramiche” che hanno una gradazione numerica e che aiutano a ruotare la macchina fotografica sul punto nodale dell’obiettivo e non sull’aggancio del treppiede della reflex. Il punto nodale è il punto, nell’obiettivo, dove si origina l’immagine. Come si trova? In alcune ottiche è segnalato nel libretto d’istruzioni. Altrimenti, in genere, si trova dove, fisicamente, sono poste le lamelle del diaframma. E’ sufficiente guardare all’interno dell’ottica e vedere dove si trovano le lamelle. Dopo di che si cerca di far ruotare l’insieme ottica e reflex proprio in quel punto, regolando appositamente la testa panoramica. Visto la difficoltà delle procedure, per utenti meno esperti, si possono comunque creare delle ottime panoramiche anche senza ragionare sul punto nodale, prestando semplicemente attenzione ai punti di giunzione delle varie immagini e sovrapponendo almeno il 30% tra i vari scatti.
10) Vento, soggetti in movimento e velocità: attenzione in caso di vento. Le nuvole potrebbero muoversi, alberi e prati ondulare. In questo caso diviene difficile scattare tre, quattro foto e poi giuntarle, perchè la posizione degli alberi o dei fiori non sarebbe la stessa e il programma per l’unione delle foto faticherebbe a giuntarle correttamente. In questi casi diventa importante scattare molto in fretta, in modo da non far scappare le nuvole. Se ci sono soggetti vivi, invece, consiglio la foto singola, inquadrando con l’idea di tagliare poi l’immagine in formato panoramico. A meno che non abbiate poteri paranormali, per immobilizzare le persone o gli animali.
11) E le panoramiche verticali? Si, non nel senso di scattare immagini verticali e poi di unirle, ma parlo proprio di foto panoramiche verticali. Invece di scattare le varie immagini da unire partendo da destra a sinistra o viceversa, scatti le foto dal basso verso l’altro, o viceversa.
12) Post produzione: esistono vari software in grado di unire le foto. Alcuni gratuiti, altri a pagamento. Ognuno ha pregi e difetti.
Photoshop e Lightroom
I più diffusi sono photoshop e lightroom che, soprattutto, nelle ultime versioni hanno affinato particolarmente la capacità di giunzione per la fotografia panoramica, in special modo dalla versione cc2020, sino all’attuale cc2023. Serve un abbonamento mensile, o annuale, secondo i piani. Dal menu “File”, cliccare su “Automatizza” e poi su “Photomerge”. Si accede ad un’interfaccia apposita. In alto a destra c’è la voce “sfoglia” che consente di selezionare le varie foto da unire, che avremo precedentemente aperto in photoshop. A sinistra si trova la voce “Layout” con l’elenco dei possibili metodi di fusione: Automatico, Prospettiva, Cilindrico, Sferica, Collage, Riposizione. A seconda dei nostri gusti e del risultato che intendiamo ottenere, si sceglie uno di questi layout. Suggerisco di partire dall’Automatico. Per capire quello che più si adatta alle nostre esigenze, comunque, è necessario fare alcune prove. Sotto, ci sono altre voci, tra cui: “Fondi le Immagini”; “Rimozione Vignettatura” e “Correzione Distorsione Geometrica”. La prima serve per dare il comando di unione delle foto, la seconda per minimizzare la vignettatura (bordi della foto più scuri) e la terza per ridurre la distorsione delle singole immagini, indispensabile se abbiamo usato ottiche grandangolari o che soffrono di elevata distorsione. Cliccando ok, si da inizio al processo di fusione. Una volta unite le immagini, sarà necessario refilare il bordo superiore e inferiore della panoramica (comando taglierina). Importante sarà verificare che non si vedano i vari punti di giunzione tra foto e foto che, in caso, vanno corretti e resi invisibili, con i vari strumenti del software (timbro clone, cerotto, per esempio). Infine si apportano eventuali modifiche di post produzione come si farebbe per una normale immagine.
Image composite editor, programma gratuito
E’ un programma per creare panoramiche, con funzioni molto simili a quelle di photoshop e lightroom. E’ gratis, ma funziona solo su PC. E’ un software che mi sento di consigliare e col quale sono state unite alcune delle panoramiche a corredo di questo testo. E’ semplice e molto intuitivo e ha molte delle funzioni di Lightroom e Photoshop.
Panorama Maker
Altro software interessante, sia per Mac, sia per PC. Anche in questo caso, possiamo usufruire delle stesse funzioni di cui sopra. E’ semplice e intuitivo, con 5 modalità di giustapposizione delle immagini, compresa una a 360 gradi, per chi intende esagerare.
Fotocamere Panoramiche a pellicola
Esistono particolari fotocamere a rullino con obiettivi che, scattando, ruotano sul proprio asse, impressionando una parte di pellicola più lunga e restituendo immagini dilatate con il lato maggiore, lungo almeno il doppio di quello corto. Per esempio: Noblex e Horizon. Altri tipi di fotocamere panoramiche, come la nota Hasselblad X Pan, producono fotografie su pellicola 35mm (24 mm per 65 mm), sfruttando obiettivi in grado di coprire quel tipo di formato, originando panoramiche con effetti simile a quello del ritaglio di cui si parla al punto 1. Esistono anche fotocamere con possibilità di restituire immagini molto grandi: 6 cm per 12 cm, 6 cm per 17 cm, ecc. I costi di gestione sono alti, è necessario scattare in pellicola e poi scansire le foto, ma si ottengono immagini molto particolari. Sono anche strumenti “difficili da addomesticare” che richiedono molta pratica.
Bell’articolo, vorrei segnalare hugin, programma opensource multipiattaforma. Permette di gestire anche manualmente i punti di riferimento per la sovrapposizione e di impostare vari parametri per modificare l’effetto finale. Per smanettoni e per chi vuole comunque metterci del suo…