Cosa significa comporre un’immagine? In maniera semplice e sintetica, per “composizione fotografica” si intende come inquadrare un soggetto, dove porre i vari elementi della scena all’interno dell’inquadratura. Non ho utilizzato a caso il termine “porre”, inteso come posizionare i vari elementi di una fotografia. È chiaro e lampante che non si può certo spostare una montagna, oppure muovere un albero di qualche metro. È, infatti, il fotografo che deve posizionare la fotocamera nella maniera migliore o più idonea al risultato che intende ottenere, all’immagine che ha previsualizzato, prima di scattare, un po’ come diceva Ansel Adams.
Perché esistono delle regole? Oppure sono solo consigli?
In alcuni post di questa rubrica vi parlo di composizione, in maniera molto specifica relativamente all’argomento trattato nella relativa “puntata”: paesaggio, vegetazione, fauna, cascate, bianco e nero. In linea di massima possiamo dire che le regole di composizione ci invitano a porre il soggetto, o i punti di interesse, in parti specifiche dell’inquadratura. In fotografia esistono delle convenzioni, dei modi di percepire e leggere un’immagine per cui alcune foto vengono apprezzate più di altre.
È praticamente certo che, se sottoponiamo un certo numero di immagini a un nutrito gruppo di osservatori, la maggior parte di loro tenderà a gradire le stesse immagini, ovvero quelle che seguono alcune “regole di composizione”, mutuate dalla cultura classica greca e romana, dall’arte e dalla pittura.
Tuttavia, preferisco focalizzarmi sui consigli di composizione anziché sulle regole di composizione. Questo perché, pur essendo consapevole delle regole e delle consuetudini, ritengo che sia sempre possibile andare contro di esse, considerando che il punto di vista del fotografo deve rimanere sempre soggettivo. La definizione estetica di bellezza in fotografia può esistere, ma è altrettanto soggettiva.
Inoltre, esistono dei canoni estetici generali, ma anche una “concezione di bello” legata al periodo storico e a fattori sociali e culturali, relativi al momento storico e temporale in cui stiamo vivendo. La fotografia e la composizione sono, quindi, un linguaggio, un codice in continua evoluzione. Anche nella fotografia di montagna, quindi, è possibile sperimentare e contravvenire alle regole, o meglio, ai consigli di composizione.
Riassumiamo le principali “regole di base”
Regola dei terzi
Usata per secoli in pittura, consiste nel porre il soggetto nell’intersezione di una griglia formata da due linee orizzontali e due verticali (come il gioco del tris), in quelli che vengono definiti “punti di forza”. L’immagine risulta idealmente divisa in nove parti uguali e il soggetto principale occupa un terzo a sinistra o a destra di un’immagine, lasciando gli altri due terzi più aperti.
Nella fotografia di montagna, però, spesso inquadro il soggetto in centro. Scattando una foto di ritratto a una cima, per esempio, mi viene spesso spontaneo e naturale utilizzare un’inquadratura centrale. Una cima come il Cervino è come se si posizionasse da sola nel mezzo dell’inquadratura, sia per scatti orizzontali sia per immagini verticali. Se fotografo uno stambecco, in primo piano, che occupa totalmente l’inquadratura il problema sicuramente non si pone.
Diagonali
Cercate di porre il soggetto sulle linee diagonali dell’immagine. A volte è sufficiente spostarsi e modificare l’inquadratura, in modo che le diagonali diventino delle linee di fuga.
Soggetti in movimento e “destra sinistra o sinistra destra”
Spesso è bene lasciare un po’ di spazio davanti al soggetto in movimento. Per il tipo di comunicazione e per la cultura occidentale, dove si scrive da sinistra a destra, la foto descrive l’arrivo del soggetto, se questo è posto a sinistra. Se, invece, lo spazio è posto dietro il soggetto, e lo stesso è rivolto a sinistra, l’immagine comunica che il soggetto se ne sta andando.
Per la cultura araba, invece, dove si scrive da destra a sinistra, il concetto che si comunica è opposto. Non dimentichiamo mai che la fotografia è un linguaggio e che il significato, quindi, viene modificato a seconda della diversa cultura. Per i Giapponesi, per esempio, il colore del lutto è il bianco, mentre per gli occidentali è il nero.
Composizione decentrata
Il soggetto, in genere, non va posto in centro. Mah… diciamo che per posizionarlo al centro dell’inquadratura è necessario ci sia un buon motivo, oppure la previsione di un formato di stampa quadrato, dove si esalterà il concetto di simmetria.
Come scritto in precedenza, in alcuni casi particolari, o di montagne assolutamente importanti e sceniche, il concetto di notorietà o imponenza della cima stessa tende a prevalere sui consigli di composizione. Il Cervino, come dicevo sopra, ma anche il Campanil Basso, il Campanile di Val Montanaia, il Pizzo Badile, la vetta del Monte Bianco e molte altre cime famose, o anche poco conosciute ma di estetica assolutamente peculiare, meritano una composizione centrale, anche con inquadrature orizzontali o verticale e non necessariamente quadrate.
Punto di vista
Davanti a un soggetto particolarmente interessante o a lungo ricercato, non mi limito mai a fotografare senza aver gironzolato intorno, cercando punti di vista diversi, peculiari e, soprattutto, inconsueti. Spesso scatto da posizione eretta, poi in ginocchio e, successivamente, da sdraiato, soprattutto con le focali grandangolari, ma non solo. Cambiare punto di vista sorprende non solo l’osservatore finale della foto, ma anche il fotografo stesso.
Primo piano e profondità
Attenzione al primo piano. Faccio sempre molta attenzione a ciò che si trova in primo piano e in primissimo piano, in caso di utilizzo di focali grandangolari. In genere, è meglio posizionare eventuali elementi sfocati verso l’infinito e non sul primo piano, dove tenderebbero a infastidire l’occhio dell’osservatore. Il primo piano serve anche a dare profondità all’immagine e a “vincere” il limite della fotografia, ovvero la sua bidimensionalità. Avere dei soggetti che portano l’occhio verso l’infinito significa conferire tridimensionalità all’immagine.
Cornici
Si può scegliere di incorniciare un soggetto, come una cima, inquadrando di lato, per esempio, un albero. Si crea, così, una cornice verticale che delimita lo sguardo, la prospettiva dell’osservatore dell’immagine.
Linee guida
Le linee guida portano l’occhio dell’osservatore verso il soggetto. Per esempio: un sentiero che sembra portare verso una montagna, una staccionata che diriga l’occhio verso una baita, la morena di un ghiacciaio che converga verso un lago, un filare di alberi che conduca verso una persona. Le linee servono anche per dare un senso di tridimensionalità alla foto.
Punto di interesse: apri e chiudi gli occhi
Mi chiedo sempre quale sia il soggetto, il punto d’interesse dell’immagine. Se l’occhio vaga alla ricerca di qualche cosa, significa che l’immagine non è efficace. Un buon consiglio è quello di chiudere gli occhi e riaprirli. Lo sguardo dovrebbe essere immediatamente attratto da un punto preciso che diviene, quindi, il soggetto. In genere, il punto che attira lo sguardo è lo stesso per tutti, o quasi, gli osservatori.
Gli angoli
Ottimo scatto! O meglio, ottimo scatto a prima vista, o sul monitor della fotocamera. Una volta scaricata la foto sul computer appaiono, come per magia, elementi estranei o fastidiosi: tizio che passa in corsa sullo sfondo, bidone della spazzatura, un pezzo di auto del rifugista posto nell’unico punto non modificabile dell’inquadratura, ecc. Quando scatto, controllo soprattutto i 4 angoli del fotogramma, spesso forieri di elementi indesiderati. A volte basta semplicemente spostarsi leggermente, per escludere parti indesiderate.
Verticale e orizzontale
Non mi limito mai a una sola inquadratura. Ragiono sempre sulle possibili varianti di ripresa. Lavorando per libri e riviste, sono abituato a scattare sempre una foto verticale e una orizzontale dello stesso soggetto, per facilitare l’impaginazione. In genere, una montagna in verticale risulta più slanciata, mentre in orizzontale, più imponente. Ad ognuno la sua scelta, anche se la cosa migliore è non scegliere e scattare in entrambi i modi. O meglio, direi che la cosa migliore è scegliere con criterio e con giudizio, ma solo una volta scaricare le immagini sul computer, in tutta calma.
Soggetto e sfondo
Presto sempre un’attenzione maniacale al rapporto tra primo piano e sfondo e a cosa si trova dietro al soggetto. Un escursionista che cammina, con sullo sfondo un generatore elettrico di un rifugio, un pezzo di un fuoristrada e i fili di un traliccio, diventa un pessimo soggetto. Mai limitarsi al primo piano!
Quindi, regole o consigli di composizione?
Per conoscere la fotografia, quindi il linguaggio di comunicazione con le immagini, è necessario padroneggiarne anche i codici della composizione. È pure possibile scattare immagini di rottura, ovvero foto diverse e inconsuete, magari contravvenendo anche ad alcune regole di composizione o meglio ai consigli di composizione.
Composizione classica
Monte Bianco dalla cima della Testa Grigia. La composizione è classica, con la vetta leggermente decentrata. Nikon F5; Nikkor 80-200 2,8 afd; treppiede. Fujichrome Velvia.
Soggetto al centro
Monte Bianco dalla cima della Testa Grigia. Composizione, in questo caso, con il soggetto al centro, anche se il formato non è quadrato e simmetrico. Nikon F5; Nikkor 80-200 2,8 afd; treppiede. Fujichrome Velvia.
Diagonale
Un tramonto in una zona tra bosco e pascolo, nel Parco Puez Odle. La composizione evidenzia la diagonale della nuvola. Nikon D800; Nikkor 300 4 af; f4; 1/125; iso 100. Treppiede.
Linee guida e punto di vista
Le linee, le piccole spaccature nella roccia, conducono lo sguardo verso le Tre Cime di Lavaredo. Il punto di scatto è piuttosto basso, sempre per evidenziare le linee, verso le cime. Nikon D800; Nikkor 16-35 4 AFG; focale di 16 mm.
L’uso delle diagonali
Rododendri sulla Presanella. Composizione verticale e sulla diagonale. Un modo semplice per evidenziare i fiori. Nikon D850; Nikkor 24-70 2,8 AFG.
Posizione classica e centrata
Il Cimon della Pala, in composizione classica, leggermente decentrato. Nikon D850; Nikkor 70-200 4 AFG.
Il Cimon della Pala, in formato quadrato e, quindi, al centro dell’inquadratura. Nikon D850; Nikkor 70-200 4 AFG.
Punto di vista e profondità
La Est del Rosa con un cespuglio di rododendri. Anche in questo caso il punto di vista è basso, con la fotocamera quasi al livello del suolo, per evidenziare il primo piano. Nikon D800; Nikkor 16-35 4 AFG; focale di 16 mm.
Questione di punti di vista
La scelta della posizione dell’orizzonte, molto basso, caratterizza la foto ed evidenzia l’acqua del lago, anche nel colore caratteristico. Il cielo non era molto significativo, in quanto sgombro da nuvole. Dai pressi del Colle del Nivolet, con il gruppo del Gran Paradiso sullo sfondo. Nikon D800; Nikkor 16-35 4 AFG. La fotocamera è molto vicina al suolo.
Le regole sono fatte per essere infrante
Il soggetto, l’albero, è precisamente in centro, contravvenendo alle regole principali di composizione. Nikon D800; Nikkor 18 3,5 AIS.
Il soggetto è lo stambecco. È piccolo e decentrato e si individua una frazione di secondo dopo aver osservato la foto. Anche questo è un metodo per convergere lo sguardo.