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Magica Chemp, galleria d’arte a cielo aperto nella valle del Lys

La fantasia e l’abilità di Angelo Bettoni hanno trasformato un villaggio abbandonato della Valle d’Aosta in un imperdibile punto di riferimento per gli amanti del bello

Un gomitolo di case aggrappate alla montagna e tutto intorno solo fitti boschi di castagno. Sembra impossibile che qualcuno viva lassù, nella frazione di Chemp, e invece a guardare bene si scorgono uno dopo l’altro i numerosi abitanti: una bambina che gioca con un aquilone, un neonato che dorme nel basto di un mulo, una donna dai sottili drappi che si agita al vento, un clochard che dorme su un letto di cartoni.

Chemp è una minuscola frazione di Perloz, all’imbocco della valle del Lys, una manciata di rascard e casette in pietra ma una lunga storia da raccontare.

Tutto inizia quando Angelo “Pino” Bettoni capita per caso a Chemp: subito è amore, poi è afflizione per lo stato di abbandono in cui versa il paesino e infine è determinazione a far rivivere il luogo.

“Dopo le prime esplorazioni di Chemp, ho iniziato a salirci tutte le sere dopo il lavoro. La gente pensava che fossi il matto del villaggio.” racconta Pino, seduto nella sua veranda in mezzo ai castagni. “Pian piano ho iniziato a sistemare la frazione, pulendo i sentieri tra le case, prendendomi cura dei prati incolti.”

Pino e sua moglie riescono così ad acquistare una casa di Chemp e vi si trasferiscono in pianta stabile, unici abitanti. “Qui non c’è niente. Ma c’è tutto ciò di cui si ha bisogno.” spiega Pino, con parole sicure prive di retorica.

82 opere d’arte tra baite e pascoli

Tanta caparbietà nella salvaguardia di un villaggio però non è finalizzata a una vita da eremita: la volontà di Pino è far conoscere a quante più persone la bellezza di Chemp e così inizia a scolpire delle statue in legno e a collocarle negli angoli più suggestivi del villaggio. Ecco che le aie di case semidistrutte diventano delle eleganti gallerie d’arte e le stalle abbandonate dai soffitti a volta si si improvvisano in esclusive esposizioni permanenti.

“Rimettere a posto il paese è stato un segno di riconoscenza verso i nostri antenati che costruivano ogni cosa con amore e cura. Mentre le statue sono un dono per chi arriva quassù a riscoprire questo luogo.” continua Pino.

E le persone arrivano! Sia turisti in cerca di bellezza ma anche altri artisti da tutto il mondo che decidono a loro volta di regalare una loro opera alla frazione. Il villaggio diventa un vero e proprio museo a cielo aperto e oggi conta 82 opere disseminate tra le case e i prati.

“Naturalmente ogni scultura racconta una storia, qui a Chemp succedono cose incredibili!” chiosa Pino indicando la scultura ‘Ho perso la testa per Chemp’. “Questa, ad esempio, l’ha fatta un idraulico che non aveva mai scolpito prima. L’avevo chiamato per un tubo che perdeva ma quando è arrivato qui mi ha chiesto una motosega e si è messo a scolpire.”  Altre, invece, sono di artisti brasiliani e spagnoli venuti a conoscenza di Chemp tramite passaparola e arrivati da lontano per contribuire a questo folle progetto. C’è un direttore d’orchestra scolpito da un frate Cappuccino e dei fenicotteri rosa che si aggirano tra i meli.

Le opere d’arte si mescolano con gli edifici del 1600 in uno scenario surreale fatto di pochi elementi: legno, pietra, bosco, passione.

Nonostante Chemp sia diventato meta di visite turistiche e workshop fotografici, il villaggio continua a preservare la sua anima intatta, complice anche il difficile accesso stradale e il ripido percorso pedonale.

Gli unici abitanti continuano ad essere Pino, sua moglie Paola, il loro cane e una decina di gatti. Tuttavia, quando si visita questo piccolo angolo della valle del Lys, la parola solitudine non viene neanche in mente, semplicemente non sembra esistere. “Mi sono sentito solo altrove, a Chemp mai.” conclude Pino.

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