Meridiani Montagne

Sardegna verticale

Sul numero 124 di Meridiani Montagne dedicato alla Sardegna occidentale, ora in edicola, Maurizio Oviglia racconta la nascita e l’evoluzione dell’arrampicata sportiva sull’isola. Tutto cominciò nell’Iglesiente

Almeno dal punto di vista storico, l’arrampicata sportiva sull’isola è nata qui. Ed è proprio su queste falesie che, negli anni Ottanta del Novecento, è stato applicato il modello di arrampicata sportiva francese, con la valorizzazione sistematica di un gran numero di pareti, ben chiodate e con una larga scelta di gradi. Così Maurizio Oviglia introduce l’articolo Sardegna verticale, dedicato alle falesie dell’Iglesiente, che ha scritto per il numero di Meridiani Montagne attualmente in edicola. Il fortissimo climber piemontese che ha fatto della Sardegna la sua terra di elezione, conosce bene queste pareti in massima parte calcaree. Le ha scalate, chiodate, descritte in diversi libri. Ma soprattutto le ha viste nascere in chiave sportiva e in molti casi è stato lui ad accompagnare i climber provenienti dai cinque continenti alla loro scoperta. Così come oggi prende per mano i lettori di Meridiani Montagne ai quali dispensa suggerimenti, aneddoti e riferimenti storici.

Di seguito alcuni stralci dell’articolo di Oviglia pubblicato su Meridiani Montagne.

Adam Ondra ha liberato qui il primo 9b in Italia

… Le prime a essere attrezzate furono quelle di Masua, sulla costa ovest, e di Punta Pilocca nell’entroterra di Fluminimaggiore. Ma ben presto quella che fu una scintilla diventò un focolaio e poi un incendio: Domusnovas, un paese non lontano da Iglesias, a ridosso delle montagne, divenne il centro più attivo dell’arrampicata in Sardegna. Nell’arco di vent’anni, le falesie di quest’area si sono moltiplicate e gli itinerari si sono fatti sempre più difficili. Ed è proprio su una di queste falesie, Bronx, nella grotta di San Giovanni, che nel 2009 fu liberato il primo 9b in Italia: Marina superstar, del ceco Adam Ondra.

Le cento vie di Chinatown

… La zona di Domusnovas conta oggi più di quaranta falesie, nel raggio di soli cinque chilometri quadrati. Parte di queste si affaccia sulla pianura del Cixerri, sul versante meridionale di Punta San Michele. Tra i numerosi settori, la parete di Chinatown – che essendo esposta prevalentemente a sud, è ideale in inverno e nelle mezze stagioni – con oltre cento vie, è oggi la più popolare. L’arrampicata è prevalentemente in placca su splendido calcare grigio, ma sulla sinistra non manca un settore strapiombante di grande qualità. Sull’altro lato della montagna, spiccano i settori della Ruota del Tempo, la parete più antica e severa della zona, e le adiacenti falesie di Sherwood e della Tana delle Tigri…

Muri con vista sul faraglione

La terza grande area di arrampicata è quella che si affaccia sul mare, le cui pareti più famose e popolari sono quelle di Masua. Il calcare bianco, cesellato di gocce d’acqua, e l’ambiente marino, impreziosito dalla presenza, nelle acque circostanti, del faraglione del Pan di Zucchero, il più alto d’Italia, hanno fatto la fortuna di questo sito. Il Castello dell’Iride è il settore più popolare, ma numerosi altri sono meritevoli di visita, anche se non richiodati (uno per tutti: Wild Cadapria). L’ultima nata è la falesia di Pandora – un muro verticale, alto una sessantina di metri – chiodata di recente. E finito d’arrampicare, si può fare una visita alla miniera di Porto Flavia (molto consigliabile)… L’unico vero limite di questa falesia sono l’esposizione e il microclima, che la rendono adatta ai soli mesi invernali. Spesso può fare già molto caldo in primavera, mentre d’inverno, anche se soffia un vento impetuoso, proprio questo è il luogo migliore per scalare!

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