Meridiani Montagne

Lungo il Sentiero Naturalistico dal Rifugio Curò al Passo del Vivione

Sul numero 130 di Meridiani Montagne, dedicato alla Presolana alla Val Seriana e alla Val di Scalve, un ampio reportage descrive l’itinerario escursionistico d’alta quota che attraversa alcuni dei luoghi più belli delle Orobie

Si chiama Sentiero naturalistico e non inizia dal fondovalle. Un fatto raro, questo. Per accedervi occorre camminare quasi tre ore da Valbondione al Rifugio Curò, affacciato sul lago artificiale del Barbellino. Un punto di partenza magnifico per un’escursione non semplicissima ma di grande soddisfazione e che vale la pena percorrere in due giorni.

A questo magnifico itinerario escursionistico il numero di Meridiani Montagne attualmente in edicola dedica un ampio reportage, facendosi accompagnare dalle parole – e dai consigli – dei rifugisti del Curò e del Tagliaferri, gli autentici custodi di questo lembo delle Orobie. Sono loro a raccontare le storie più autentiche, vissute quotidianamente in prima persona. E testimoni di una nuova frequentazione di queste montagne. Sono sempre di più coloro che salgono a questi rifugi solo per godersi un alba o un tramonto senza altre velleità. E sono sempre di più gli stranieri in particolare provenienti dal Centro Europa. Lotro di solito effettuano la traversata completa. E non rimangono mai delusi.

Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Ettore Pettinaroli dal titolo Parla la natura

Il rifugio intitolato all’entomologo fondatore del CAI Bergamo
“Domani si va al Curò”. Un ritornello per i bergamaschi, per i quali la salita al rifugio posto a 1915 metri di quota, affacciato sulle sponde del lago artificiale del Barbellino, è una gioiosa abitudine…
Appare già dal fondovalle, ma senza esibizionismi. È un parallelepipedo color ruggine posto sulla sommità di un salto di roccia. Non fa nulla per attrarre l’attenzione, mimetizzandosi nel paesaggio e nascondendosi dietro un paio di tralicci dell’alta tensione. Quello che si vede è la nuova versione dell’originario rifugio costruito nel 1886, in seguito abbandonato dopo la costruzione dell’edificio con vista sul Barbellino. Si chiama Ostello al Curò, figlio della completa ristrutturazione che nel 2013 ha riportato alla luce le mura in pietra chiara del Recastello, accompagnata dai rivestimenti in acciaio corten che con il suo colore bruno richiama quello delle rocce ferrose dell’Alta Val Seriana…
… È curioso che un sentiero non parta da un fondovalle, ma anche questo dettaglio lo rende speciale. Così come era una persona fuori dalla norma Antonio Curò, a cui sono dedicati sia il rifugio sia l’itinerario. Laureato in ingegneria a Parigi, fu lui, insieme alla guida Calro Medici, a salire per primo il 4 ottobre 1870 la Presolana; fu lui a fondare nel 1873 il Cai Bergamo; fu ancora lui, appassionato entomologo, a dar vita a una collezione di lepidotteri con oltre 10mila esemplari, che oggi si può ammirare al Museo civico di scienze naturali di Bergamo. 

Tagliaferri, un affare di famiglia
… Ad accoglierci all’ingresso del rifugio più alto delle Orobie bergamasche è Francesco Tagliaferri: «Ho proposto e costruito personalmente questo rifugio» attacca, «inaugurato nel 1985 e dedicato a mio fratello Nani, caduto con due amici nel 1981 sulle Ande peruviane». Da allora Francesco si è sempre occupato del rifugio, che apre solo d’estate, appena la neve si scioglie abbastanza da renderlo accessibile. Ampliato in fasi successive, oggi dispone di 60 posti letto che, nonostante le vie d’accesso non proprio agevoli, a volte non bastano. Merito del luogo, certo, ma anche della passione e dell’empatia di Francesco, che di questo angolo delle Orobie è una sorta di custode. Non c’è pietra che lui non conosca, il suo consiglio è sempre quello giusto a cui affidarsi. «Il tracciato verso il Passo del Vivione non è affatto da sottovalutare» avverte, «ma è ben segnato e tenuto il meglio possibile. Nessun escursionista esperto può mettersi nei guai».

Laghi alpini, quasi Caraibi
… In fondo alla discesa, e proprio a metà strada tra il rifugio Tagliaferri e il Passo del Vivione, ci si rilassa sul bordo dei magnifici Laghetti di Venerocolo. Quelli permanenti, alimentati anche da sorgenti, sono quattro. Altri si prosciugano poche settimane dopo il disgelo, ma «l’acqua è blu come nel Mar dei Caraibi» dice ancora Tagliaferri. Ci si rimette in cammino seguendo la mulattiera realizzata durante la Prima guerra mondiale a servizio della Linea Cadorna, che si snoda nei pressi dei Laghetti di San Carlo e sale al Passo del Gatto (2415 m), un intaglio artificiale scavato al tempo della costruzione della mulattiera…

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