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Un anno dopo la tragedia della Marmolada

A distanza di un anno dalla tragedia sulla Marmolada che portò alla morte 11 persone, alcuni studi fanno chiarezza su cosa è successo e il Tribunale di Trento archivia l'inchiesta come evento imprevedibile

È già passato un anno da quel 3 luglio 2022. Ora che la neve stagionale sta fondendo, in quota è ancora ben visibile lo squarcio nei pressi di Punta Rocca sul versante settentrionale della Marmolada. Ma ci sono anche altre cicatrici che fanno fatica a rimarginarsi, sono quelle dei parenti e degli amici delle vittime.

Quest’anno, complice le nevicate tardo primaverili la situazione sembra migliore ma, complice le alte temperature registrate nelle ultime settimane, è scattato nuovamente l’allarme.

Un gruppo di esperti del Servizio prevenzione rischi e CUE (Centrale Unica di Emergenza) della Provincia Autonoma di Trento, a seguito di un sopralluogo effettuato nella zona sotto Punta Rocca, sulla via normale per la vetta della Marmolada, sta studiando le migliori modalità di fruizione del versante. L’obiettivo è quello di non limitare l’accesso alla zona, quanto invece di segnalare eventuali criticità ed evitare altre tragedie. In occasione del sopralluogo, insieme ai tecnici provinciali, è salito in quota anche il Sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, secondo il quale non ci sarà nessuna zona rossa. Della stessa idea anche Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma di Trento, che afferma: “Monitorarne i comportamenti, ma la montagna dev’essere vissuta” e poi aggiunge “ci vuole il giusto equilibrio, non deve prevalere l’ideologia di chi vuole forzare il turismo di massa ma nemmeno quella di chi, al contrario, vuole chiudere le montagne”.

Il 3 luglio 2022 alle ore 13.34, dopo settimane di caldo record, collassò una porzione del ghiacciaio del versante nord della Marmolada, in prossimità di Punta Rocca. Il distacco dell’enorme seracco, pari a 63.300 metri cubi, l’equivalente di due campi da calcio, provocò una valanga di ghiaccio, roccia e detriti che fluì verso valle per 2 km circa a una velocità di 50 – 80 metri al secondo.  La colata travolse diverse cordate di escursionisti, uccidendone 11 e ferendo altre persone che stavano risalendo la via normale per raggiungere la vetta della “regina delle Dolomiti”.

A quasi un anno dall’evento, il 21 giugno, il Tribunale di Trento ha archiviato l’inchiesta sulla tragedia della Marmolada, definendo l’evento come imprevedibile: “Il cambiamento climatico non può costituire di per sé una ragione per prevedere eventi come quello del 3 luglio“. Di parere favorevole il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia secondo il quale si è trattato di “una tragica fatalità”. Lo stesso Presidente afferma “gli effetti del cambiamento climatico sono tangibili, occorre ridefinire i rapporti tra uomo e natura”.

Ma era davvero imprevedibile ciò che è successo?

Oggi, a distanza di un anno, sappiamo molte più verità, ma molto probabilmente non tutte.

Nei giorni seguenti il crollo del seracco di Punta Rocca si sono rincorse le notizie, una vera e propria caccia alla notizia con pareri discordanti e spesso anche infondati. In verità gli esperti erano tutti concordi sul fatto che la causa del distacco della porzione di ghiacciaio era da ricercare nell’eccessiva presenza di acqua di fusione legata alle alte temperature. Ipotesi che oggi sono diventate realtà a seguito di alcuni studi, tra i quali quello condotto da un team di ricercatori internazionali, coordinato dal Professor Aldino Bondesan dell’Università degli Studi di Padova. I risultati dell’analisi, pubblicati sulla prestigiosa rivista Geomorphology, sono la “prova scientifica” delle cause e i meccanismi del distacco.

La porzione di ghiacciaio residuale, sede del distacco, nei pressi di Punta Rocca va inteso come ciò che resta di un apparato glaciale di dimensioni nettamente maggiori; parte integrante di una fronte glaciale molto più ampia. Oggi, in seguito alla frammentazione causata dall’intenso regresso, il piccolo ghiacciaio resta isolato e incastonato in una nicchia rocciosa appena sotto Punta Rocca a 3200 m s.l.m. ca.

Il meccanismo che ha portato al distacco

Il distacco è stato provocato dall’ingente quantità di acqua di disgelo generato dalle elevatissime temperature (al momento del crollo la temperatura registrata in quota era di 10.7 °C). L’infiltrazione dell’acqua fino alla base del ghiacciaio, facilitata dalla fitta rete di crepacci superficiali e dalla morfologia del pendio, ha provocato lo “scollamento” di quest’ultimo dalla superficie rocciosa basale, provocandone lo scivolamento verso valle.

Un vero e proprio effetto lubrificante che ha predisposto l’area al collasso. “Una pressione tale da sollevare lo strato di ghiaccio”, afferma il prof. Bondesan che aggiunge “quando l’acqua è penetrata all’interno dei sedimenti basali si è verificata una spinta al galleggiamento, avendo il ghiacciaio una densità inferiore rispetto all’acqua”.

Le cerimonia di commemorazione delle vittime

Sono molte le iniziative promosse per ricordare le vittime, in particolare nella giornata di oggi è prevista in località Passo Fedaia, nei pressi del Rifugio Cima Undici, una messa commemorativa alla quale parteciperanno le autorità locali, rappresentanze dei soccorritori e naturalmente amici e parenti. Al termine della funzione religiosa verrà depositata una targa commemorativa in ricordo delle vittime all’interno di un apposito commemorativo.

Quelle giornate rimarranno indelebili nella nostra memoria”, afferma Giovanni Bernard, “la Marmolada è il simbolo della nostra zona e la montagna che tutti noi amiamo”. Per questo motivo, oltre alle celebrazioni ufficiali, negli ultimi tre giorni si sono susseguiti eventi incontri per tenere vivo il ricordo di quanto accaduto, stimolando riflessioni e indicazioni affinché quanto accaduto non si ripeta.

 

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Un commento

  1. ci è voluto un anno per capire che non si passa sotto un seracco nelle ore calde della giornata. dei geni.

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