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Fusione glaciale e memorie di guerra, neutralizzati 900 ordigni riemersi dai ghiacci di Adamello e Presena

Il 2° Reggimento Genio Guastatori ha di recente concluso l'operazione "Nardis e Presena 22-23" con la neutralizzazione di 900 proiettili d'artiglieria di medio e grosso calibro risalenti alla Prima Guerra Mondiale, rinvenuti nell’agosto del 2022 tra i 2.500 e i 3.000 metri di quota

Il 2022 ha rappresentato un anno nero per i ghiacciai delle Alpi. Un anno caratterizzato da un inverno avaro di precipitazioni nevose e da una estate estremamente calda e siccitosa, due stagioni “anomale” che hanno determinato un acuirsi della sofferenza dei ghiacciai alpini. Come evidenziato da Legambiente nel report finale della Carovana dei ghiacciai, svolta al termine della stagione estiva, sulle Alpi si sta assistendo a una vera e propria “emorragia glaciale”, causata da una “crisi climatica che prosegue a ritmo irrefrenabile”. I ghiacciai, sempre più fragili e vulnerabili, fondono a ritmi crescenti. I più piccoli si stima che possano scomparire entro fine secolo, i più grandi, quelli che un tempo potevamo chiamare “giganti delle Alpi”, stanno perdendo la loro identità. Nella calda estate 2022, proprio in conseguenza dell’intensificarsi della fusione glaciale in mancanza di una adeguata copertura nevosa residua dall’inverno, lungo tutto l’arco alpino si è assistito al riemergere dalle profondità dei ghiacci di “memorie”, quali la marmotta neolitica comparsa a sorpresa a 4200 metri sul Lyskamm, nel massiccio del Monte Rosa, gli stambecchi risalenti al medesimo periodo ritrovati su Cima Fiammante, a 3.228 metri di quota nel Gruppo di Tessa, in Alto Adige, e centinaia di ordigni bellici su quei ghiacci che poco più di un secolo fa furono teatro di guerra, sui gruppi montuosi di Adamello e Presena.

Se il recupero dei primi due “tesori” ha richiesto il supporto di archeologi per evitare di danneggiare i reperti, a lungo preservati dalle basse temperature, nel corso del trasferimento in laboratorio, nel caso degli ordigni è stato necessario l’intervento dell’esercito. Una operazione lunga e delicata quella realizzata dal 2° Reggimento Genio Guastatori di Trento, denominata “Nardis e Presena 22-23”, conclusasi di recente con la neutralizzazione di 900 proietti d’artiglieria di medio e grosso calibro risalenti alla Prima Guerra Mondiale, rinvenuti nell’agosto del 2022 tra i 2.500 e i 3.000 metri di quota sui due gruppi montuosi.

Il pericolo degli ordigni inesplosi sui ghiacciai

L’estate 2022, come premesso, ha rappresentato una stagione particolare, usiamo pure il termine “anomalia”. A fine luglio, come riportato da Meteo Suisse, sulle Alpi svizzere si è visto schizzare lo zero termico a 5.184 metri, un valore assolutamente fuori norma, considerando una media per il periodo di agosto nella zona sui 3500 metri. Ma per i massicci protagonisti della Guerra Bianca non ha rappresentato il primo anno caratterizzato dal riemergere di reperti bellici. Il fenomeno è noto da tempo, da decenni, ma è negli ultimi anni che, in conseguenza del progressivo arretramento dei ghiacciai, si è intensificato, determinando come conseguenza un aumento dei pericoli per gli alpinisti e gli escursionisti.

Nel 2019 in particolare si è verificato un evento che ha determinato il conseguente avvio di opere di bonifica da parte del 2° Reggimento Genio Guastatori: due giovani alpinisti spagnoli rimasero feriti dall’esplosione accidentale di munizionamento bellico sul Gruppo del Presena. A tale incidente fecero seguito diverse segnalazioni alle Forze dell’Ordine da parte di alpinisti imbattutisi in ordigni venuti alla luce conseguentemente allo scioglimento della neve e del ghiaccio misto a detriti, in aree in cui sorgevano durante la Prima Guerra Mondiale i baraccamenti e le opere militari. Nell’estate del 2019 è stata pertanto avviata una immediata operazione di ricerca e bonifica seguita da ulteriori operazioni, con cadenza annuale, svolte prevalentemente nella stagione estiva durante la quale lo scioglimento delle nevi permette una ricerca più efficace dei reperti. Qui il resoconto dell’operazione svolta nell’estate 2021.

Secondo il medesimo modus operandi, durante la scorsa estate si è nuovamente proceduto ad avviare ricerca, messa in sicurezza e trasporto a valle del pericoloso munizionamento riemerso dai ghiacci dei due massicci montuosi dolomitici. L’operazione ha visto coinvolti attivamente il 4° Reggimento Altair dell’Aviazione dell’Esercito, i Carabinieri, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, il Nucleo Elicotteri della Provincia Autonoma di Trento, la Società Alpinisti Tridentini, il Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento ed il Corpo Militare della Croce Rossa. Per portare a termine le sole attività di brillamento dei 900 proiettili recuperati in estate, è stato necessario al 2° Reggimento Genio Guastatori un mese di lavoro. L’attività è stata svolta in sicurezza presso una vicina cava reputata idonea alle operazioni sia dai tecnici del Genio che dalle competenti autorità. Come riportato sul sito del reggimento, “le tempistiche necessarie sono state ottimizzate e quindi contenute al meglio al fine di ridurre al minimo ogni impatto sulla popolazione locale e sulla viabilità.”

Come comportarsi in caso di “incontro” con un ordigno bellico

Il Genio dell’Esercito è impegnato non solo in Dolomiti ma su tutto il territorio nazionale nella bonifica di ordigni bellici risalenti alla Prima e Seconda guerra mondiale che vengono spesso rinvenuti in maniera casuale. Il 2° Reggimento Genio Guastatori nel corso del 2022 ha proceduto in totale alla bonifica di oltre 27.000 ordigni di vario calibro e tipologia, buona parte dei quali è stata recuperata anche dal lago di Varna, in Alto Adige, congiuntamente a reparti specializzati della Marina Militare. Cifre che rendono evidente quanto alta possa essere la probabilità di “incontrare” un ordigno mentre si è in cammino nelle aree montane teatro di guerra lo scorso secolo. E in tal caso, come è bene comportarsi? La regola fondamentale è tenersi a distanza e a segnalarne immediatamente la presenza alle locali Forze dell’Ordine. Un ulteriore suggerimento che arriva dalla Commissione Glaciologica SAT è “Guardare, fotografare e non toccare anche se l’impressione è che sia tutto inerte”.

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