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Scoperti sulle Alpi resti di stambecchi risalenti a 7000 anni fa

La calda estate del 2022, una stagione infausta per le vette alpine, già afflitte dalle scarse precipitazioni nevose invernali, ha visto riemergere dai ghiacci in fusione dei reperti eccezionali, risalenti a migliaia di anni fa. Se sul Monte Rosa è tornata alla luce una marmotta del Neolitico, preservata dai ghiacci per 6600 anni, dai ghiacci altoatesini sono riemersi i resti di una decina di stambecchi altrettanto antichi, quasi “coetanei” della marmotta del Lyskamm. La notizia è stata diffusa il 12 dicembre dalla Provincia Autonoma di Bolzano, a distanza di 5 mesi dal ritrovamento, avvenuto lo scorso luglio. Mesi nel corso dei quali gli esperti hanno condotto sui reperti analisi genetiche e datazione al radiocarbonio, che ha portato a stimarne un’età di circa 7000 anni.

15 stambecchi venuti dai ghiacci

Come riportato nel comunicato ufficiale della Provincia, a imbattersi nei resti degli stambecchi, almeno 15, ritrovati sull’altopiano sommitale di Cima Fiammante, a 3.228 metri di quota nel Gruppo di Tessa, in Alto Adige, sono stati 4 alpinisti: Stefan Pirpamer, Tobias Brunner, Arno Ebnicher e Luca Mercuri. Il gruppo ha prontamente segnalato il ritrovamento alla stazione forestale di San Leonardo in Passiria. I forestali hanno quindi effettuato un sopralluogo e gestito il recupero dei resti, consistenti in parti di ossa, crani e resti di pellicce, consegnati poi alla Fondazione Edmund Mach di San Michele.

Essendo già stati effettuati ritrovamenti paleontologici in aree limitrofe, si è ipotizzato che tale ritrovamento potesse essere anche di interesse archeologico. Sotto la direzione di Heidi Christine Hauffe e Matteo Girardi, sono state svolte una serie di indagini presso il laboratorio genetico di San Michele all’Adige, a seguito delle quali si è provveduto a inviare la documentazione al laboratorio speciale per la datazione al radiocarbonio della Queens University di Belfast (Irlanda). Si è così giunti a stimare per i reperti una età di circa 7.018 anni (+/- 37 anni).

I 15 stambecchi risalirebbero dunque all’epoca neolitica, risultando circa 1.700 anni più vecchi di Ötzi, la cui mummia è stata ritrovata nel 1991 a poco più di una decina di chilometri a est del sito del ritrovamento degli stambecchi, sull’Hauslabjoch, al confine tra la Val Senales e la Val Venosta. Al di là della “vicinanza” geografica, vi è un altro elemento che accomuna il ritrovamento di Ötzi a quello degli stambecchi: in entrambi i casi, i reperti sono stati conservati in uno strato di “ghiaccio freddo”, ovvero ghiaccio non in movimento. A evidenziare tale particolare è il team di archeologi norvegesi di “Secrets of the Ice”, autori dello studio che di recente ha messo in discussione la eccezionalità di Ötzi, ipotizzando la possibilità del riemergere dai ghiacci alpini di altre mummie altrettanto antiche, preservate in “campi di ghiaccio” immobili.

“Abbiamo molte domande cui trovare risposta – commentano gli archeologi norvegesi – . I resti degli stambecchi risalgono tutti al medesimo periodo o si sono accumulati nel tempo? Sono resti di caccia o di offerte religiose in cima alla montagna?. Quesiti cui la scienza proverà a fornire risposta nel prossimo futuro. Come dichiarato dal presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, “Questi ritrovamenti sono una buona notizia. Ora lasceremo che la scienza faccia il suo lavoro e poi daremo ai reperti il ​​posto che meritano”.

“I resti degli stambecchi sono attualmente conservati al sicuro nella stazione forestale di San Leonardo in Passiria  e saranno presto consegnati all’Ufficio Beni archeologici informa la Provincia – . È già stato costituito un gruppo di lavoro guidato dal Museo di scienze naturali che deciderà sui prossimi passi da compiere, ad esempio, quali ulteriori indagini devono essere condotte, chi deve svolgerle, dove e come devono essere conservati i resti. Solo in un secondo momento si deciderà se e dove esporre i resti risalenti al Neolitico.”

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