AlpinismoAlta quota

Aggiornamenti dagli 8000, tra partite di pallavolo al campo base e nuovi arrivi

Come procede la primavera in Himalaya? La lista degli alpinisti che vedremo impegnati nelle prossime settimane sugli 8000 si allunga, c’è chi ancora deve arrivare ai campi base, chi è impegnato in fase di acclimatazione su vette minori (non necessariamente nei dintorni), chi ha già realizzato alcune rotazioni pernottando ai campi alti e ormai attende la giusta finestra meteo per tentare la vetta. Cerchiamo di fare un breve recap.

Annapurna (8091 m)

Sulle pendici dell’Annapurna avevamo lasciato la scorsa settimana i giovani pakistani Saijd SadparaShehroze Kashif (The Broad Boy) in fase di seconda rotazione, con intento di dormire una notte a C2 prima di fare rientro al CB e attendere la finestra meteo per tentare la cima senza ossigeno supplementare. Con qualche giorno di anticipo al C2 era arrivato il team di Elite Expedition (Nirmal Purja). Le due squadre sono rientrate al campo base dove negli ultimi giorni, attendendo il meteo giusto per ripartire all’attacco della vetta più letale del Pianeta, si sono divertiti come meglio hanno potuto, anche con qualche partita a pallavolo.

Altro protagonista della stagione primaverile no O2 sull’Annapurna è l’indiano Arjun Vaipai, che ha terminato la prima rotazione e annuncia di avere in mente di tentare direttamente la vetta se le condizioni della montagna lo consentiranno. “Quest’anno c’è molta più neve del solito sulla montagna – riporta Arjun – . A confronto con gli anni precedenti, l’Annapurna è stata interessata da molte più nevicate, molte nel tardo inverno. Tante valanghe lungo la via ma questo è l’Annapurna”.

 

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Nuovi nomi apparsi negli ultimi giorni: il francese Jonathan Lamy (che risulta oggi a C1) e Jill Wheatley, alpinista affetta da una grave disabilità fisica e visiva a caccia dei 14 Ottomila (progetto “Vision 8000”) che dopo aver raggiunto il C2 dell’Annapurna, a causa di una polmonite ha dovuto fare rientro in città. Adam Bielecki e Mariusz Hatala, che punteranno con Felix Berg ad aprire una nuova via sulla parete nord-ovest, sono partiti per il Nepal, dopo essersi acclimatati in Cile.

Manaslu (8163 m)

Niente di nuovo sul fronte della squadra composta da Kristin Harila (con l’obiettivo di salire i 14 Ottomila senza ossigeno in un anno), Adriana Brownlee, Gelje Sherpa e il fotografo Mathias Myklebust, accompagnati da Lakpa T. Sherpa, Pemba Tashi, Pasang Nurbu, Tenjin Sherpa e Dawa Shrewa, che dopo una prima rotazione sono tornati al campo base e restano lì in attesa di una finestra meteo. New entry: una squadra canadese guidata da Dominic Asselin, composta da Frédéric Desmarais, Edgar Leonardo e William McCarvill, che arriverà nei prossimi giorni a CB.

Dhaulagiri (8167 m)

Non ci sono grandi novità né nuovi nomi all’orizzonte. La squadra di Confermato l’ottenimento del permesso di salita per la coppia “Una pareja en ascenso”, i messicani (marito e moglie) Badia Bonilla e Mauricio López. E abbiamo poi il mitico Carlos Soria in acclimatazione nel Khumbu. New entry,con annuncio arrivato meno di 24 ore fa: l’alpinista kosovara Uta Ibrahimi.

Everest (8849 m) e Lhotse (8516 m)

La prima squadra di Icefall doctors (Sagarmatha Pollution Committee) ha terminato la installazione delle corde fisse fino al C2. Ora toccherà alla squadra di Imagine Nepal (Mingma G) proseguire da C2 alla vetta. Intanto si allunga la lista dei tentativi che saranno effettuati senza ossigeno supplementare (quelli che ci piacciono di più), arrivata a quota 7 confermati.

La scorsa settimana era già noti i nomi dell’ungherese Szilard Suhajda, dell’andorrana Stefi Troguet, della indiana Asmita Dorjee, la messicana Viridiana Alvares e della nepalese Dabuti Sherpa, nel team di Marc Batard, che ricordiamo avere il proposito di  finire di attrezzare il nuovo percorso identificato nel 2021, passando per il Nuptse allo scopo di evitare la pericolosa cascata di ghiaccio del Khumbu. Aggiungiamo i nomi del brasiliano Carlos Cannellas, che vorrebbe diventare il primo brasiliano a realizzare l’impresa, e del kuwaitiano Yousef Alshatti che dedicherà la sua salita ai veterani caduti in Kuwait. Si mormora anche il nome dell’alpinista di Taiwan Grace Tseng (che sarebbe dunque la n. 8), che per la primavera aveva in proposito di salire Cho Oyu e Shisha Pangma, ma in attesa di permessi cinesi potrebbe puntare all’Everest. Nei giorni scorsi l’alpinista di Taiwan si è sfogata sui social contro le tante calunnie sorte attorno alle sue salite sugli 8000, chiedendo silenzio e “per favore, fatemi scalare le montagne”.

Sull’Everest vedremo poi in azione altri vari nomi, tra cui Kami Rita Sherpa, che vorrebbe battere il suo record personale di salite, pari a 26, la pakistana Naila Kiani che risulta attualmente all’Annapurna, l’atleta paralimpica cieca Shawn Cheshire, veterana dell’esercito statunitense (con doppio obiettivo: Everest – Lhotse) insieme all’avventuriera sudafricana Remy Kloos. E i protagonisti del progetto “Sightless Summits”: Michael Neal e Bryan Hill che accomagneranno sul Tetto del Mondo il veterano statunitense cieco Lonnie Bedwell. I due hanno scelto di arrivare a Lukla a pedali, partendo dall’Oceano indiano. Sul Lhotse dovrebbe tentare l’ascesa senza ossigeno né portatori l’iraniano Abolfazl Gozali.

Makalu (8481 m)

Dall’Azerbaijan è pronto a tentare il Makalu l’alpinista Israfil Ashurli, che ha annunciato nei giorni scorsi l’ottenimento del permesso.

Kangchenjunga (8586 m)

Non ci sono aggiornamenti di rilievo dal Kangchenjunga, dove a tentare la salita senza ossigeno supplementare né portatori dovrebbero essere i due alpinisti di Andorra Gonzalo Fernández García e Domi Trastoy Diaz.

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