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Vivere in alpeggio per 15 giorni: il progetto Pasturs torna in Valle d’Aosta, in Trentino e sull’Appennino

Non per un giorno, ma per almeno un paio di settimane e non per finta, come facevano i protagonisti de “La Fattoria” o Paris Hilton in “The Simple Life”, ma per davvero: una quindicina di giorni a vivere in alpeggio e ad aiutare allevatori e pastori con le loro incombenze quotidiane. Quindici giorni di lavoro, non quindici giorni di vacanza. Queste sono le premesse di Pasturs, l’interessante progetto che per l’ottavo anno permette appunto di dedicare parte della propria estate alla vita rurale.

Attenti al lupo

Come si legge sul sito dell’iniziativa (www.pasturs.org), si parla di volontariato e di tempo da passare “in mezzo a paesaggi mozzafiato e a contatto con una natura incontaminata, per sperimentare la vera vita di montagna”, appunto “assistendo gli allevatori e le loro famiglie nelle loro giornate, con particolare attenzione all’utilizzo delle misure di prevenzione danni”.

Quest’anno, infatti, il focus di Pasturs è specificamente sulla coesistenza pacifica con i predatori che vivono sulle nostre montagne, come lupi e orsi, il cui ritorno ha scatenato emozioni e prese di posizione contrastanti, fra chi ne apprezza il valore anche dal punto di vista ecologico (hanno un ruolo fondamentale nel riequilibrio delle popolazioni di ungulati) e chi li teme proprio in ragione del lavoro che fa. Il riferimento ovviamente è a chi si occupa di allevamento tradizionale, deve mantenere vivi i pascoli d’altura e i loro ecosistemi e passare lunghi periodi in quota con mandrie e greggi, che sono particolarmente esposti al pericolo di predazioni.

Gli organizzatori si dicono convinti che “solo aiutando gli allevatori a gestire al meglio le misure di prevenzione danni si possa giungere a una coesistenza che consenta a tutti di vivere serenamente negli stessi spazi”. Che è una cosa che può imparare anche chi magari nella vita fa tutt’altro.

Come si partecipa (e dove si va)

Per prendere parte a Pasturs 2023 c’è tempo sino al 10 aprile: entro quella data va compilata online la domanda di ammissione e dopo quella data prende il via la selezione dei volontari, anche attraverso un colloquio conoscitivo. Le persone scelte dovranno partecipare a un corso di formazione (che è obbligatorio e gratuito) sulla vita in alpeggio, l’ambiente di montagna, le misure di prevenzione danni e sugli animali protagonisti del progetto, come vacche, capre, pecore, cani, lupi e orsi.

Quest’anno, secondo quanto spiegato, c’è particolarmente bisogno di volontari in Valle d’Aosta, nella cornice del Parco naturale Mont Avic, oppure anche in Trentino-Alto Adige (nell’ambito del progetto europeo Life StockProtect) o nel Parco delle Foreste casentinesi, sull’Appennino tosco-emiliano.

In che cosa consiste il lavoro

Sul sito di Pasturs c’è un’ampia serie di risposte alle domande più diverse e comuni (no: non si può portare il cane, il gatto, il migliore amico, la fidanzata e neppure i figli) e soprattutto è spiegato nel dettaglio che cosa si farà, nel periodo che si deciderà di dedicare a questa cosa: “Accompagnerai il pastore in tutte le sue occupazioni quotidiane, ci si sveglia all’alba, colazione, ci si occupa degli animali, controllando le eventuali nuove nascite, i possibili problemi di salute e l’alimentazione”. Ancora: “Ci si preoccupa di far pascolare il gregge o la mandria con l’aiuto dei cani da guardiania e da conduzione, dopo aver posizionato le reti elettrificate” e “se il pascolo è vicino alla baita si torna per pranzo, altrimenti ci si accontenta di pane, formaggio e salumi tipici”. Poi si torna ancora a controllare il gregge e solo dopo il tramonto, e dopo avere completato i compiti della giornata, si cena e si va a dormire.

Va ribadito che per partecipare a Pasturs non si paga ma nemmeno si viene pagati: “Il progetto è gratuito” e “vitto e alloggio in alpeggio sono forniti gratuitamente dai pastori”; anche “il corso di formazione è gratuito”, ma “le spese di viaggio e vitto sono a carico dei partecipanti”.

E visto che fra le FAQ online c’è anche chi chiede se “Potrò ricaricare la batteria del cellulare?” (la risposta è ovviamente sì, anche se “potrebbe essere utile portare un cavo USB”), vale la pena ricordare che quelli in alpeggio non saranno 15 giorni di vacanza ma sicuramente saranno 15 giorni ricchi di photo-opportunity e di panorami bellissimi cui scattare qualche foto. Per portarsi a casa un po’ di questa esperienza ma anche per fare un po’ di invidia agli amici.

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