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Quale è la percezione del rischio e la preparazione di chi fa sport in montagna?

Il centro di ricerca bolzanino Eurac Research ha recentemente pubblicato i risultati di un sondaggio che indaga sulla percezione del rischio e la preparazione di chi pratica sport in montagna.

Il questionario è stato sottoposto a 3841 residenti in Trentino-Alto Adige e Tirolo, prevalentemente iscritti a associazioni di sport in montagna (AVS, SAT, CAI e ÖAV), che hanno aiutato nel diffonderlo. Inoltre, sono stati intervistati di persona circa 300 turisti nella zona di Sesto Pusteria. Le domande che sono state poste sulla percezione, consapevolezza del rischio e preparazione hanno riguardato sette diverse attività sportive montane, sia estive che invernali: escursionismo, arrampicata, mountain bike, scialpinismo, sci in pista, ciaspole e slittino. I risultati sono molto interessanti.

Attività più praticate e livello di preparazione

L’attività più praticata è lo sci di pista, che viene svolta da più di 10 anni dall’89% degli intervistati, ben il 63% reputa il proprio livello di preparazione alto. Per quanto riguarda l’escursionismo, il 79% lo pratica da più di 10 anni e il 56% definisce il proprio livello alto. Le percentuali per lo slittino sono 73% di pratica da più di 10 anni e 61% di livello considerato alto; lo scialpinismo viene invece praticato dal 53% da più di 10 anni ed è il 51% che considera il proprio livello alto. Meno son coloro che usano le ciaspole da più di 10 anni (42%), tra chi pratica il 63% si considera a livello medio. Tornado agli sport estivi, il 62% usa la MTB da più di 10 anni e il 53% definisce il proprio livello alto; tra gli scalatori il 54% arrampica da più di 10 anni e il 53% si definisce di livello alto.

Preparazione e attrezzatura

Rincuora che chi ha risposto al sondaggio è molto attento al meteo e controlla le previsioni regolarmente prima di intraprendere qualsiasi sport in montagna. Inoltre, il 90% indossa scarpe adeguate e una percentuale uguale porta con sé una sufficiente quantità di acqua per affrontare l’uscita.

Meno equilibrate sono le percentuali di utilizzo di altra attrezzatura di sicurezza tra chi pratica i diversi sport. Parlando di ARTVA, più del 90% degli scialpinisti lo porta con sé, mentre solo il 20% dei ciaspolatori lo indossa. La ragione si spiega probabilmente con la gestione della normativa a riguardo: da oramai diversi anni è imposto di avere ARTVA, pala e sonda per chi pratica scialpinismo; mentre l’obbligo per le altre attività sulla neve, ciaspole incluse, è stato introdotto solo lo scorso gennaio oltretutto con una legge confusa, che lascia più domande che certezze.

Il senso di sicurezza dato dall’età

Dai risultati emerge come genere, nazionalità e tipo di sport praticato dai rispondenti non influenzino la percezione del rischio che, invece, sembra correlato a età ed esperienza: con l’aumentare di età ed esperienza aumenta il senso di sicurezza nella pratica delle attività. Anche tra coloro hanno subito un incidente c’è una maggiore percezione del rischio.

Differenze tra chi vive in montagna e i turisti

Ancora più interessante è la differenza di percezione del rischio delle attività in montagna tra chi vive in montagna e chi invece la frequenta solo come turista. Le risposte al questionario dei residenti sono infatti molto diverse (e giuste) rispetto a quelle dei vacanzieri intervistati. Ad esempio, i residenti hanno identificato correttamente nell’escursionismo l’attività in cui vengono svolti più interventi di soccorso. È invece l’arrampicata lo sport più pericoloso secondo la convinzione dei turisti.

Una maggiore cultura della montagna da parte di chi ci vive emerge con forte chiarezza soprattutto nella consapevolezza che esiste sempre una probabilità di incidente. Invece, ben un terzo dei turisti pensa ad esempio che la probabilità di essere vittima di un incidente durante una escursione sia pari a zero. Ciò che manca a questi turisti è la percezione del rischio residuo, cioè del rischio non eliminabile pur attuando tutte le misure di protezione. “Abbiamo chiesto quanto è probabile che a una persona sportiva perfettamente allenata e attrezzata, che conosce il percorso e le condizioni meteo, accada un incidente. Tra i rispondenti al questionario online solo l’1 per cento pensa che il rischio sia pari a zero, mentre tra i turisti intervistati a Sesto questa percentuale sale al 40 per cento”, spiega Fabio Carnelli, sociologo di Eurac Research e coordinatore dello studio insieme a Silvia Cocuccioni e Lydia Pedoth.

È però importante da tenere in mente quando si va in montagna che si può incidere con la propria esperienza e preparazione sui pericoli soggettivi, ma quelli oggettivi non possiamo mai azzerarli per la natura stessa dell’ambiente montano.

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2 Commenti

  1. Ho praticato degli sport più o meno pericolosi, ma in ambienti che considero civilizzati e protetti: sci, equitazione, enduro.
    Poi ho scoperto la montagna e l’alpinismo.
    Dipende tutto da me, se voglio fare “robe” difficili !!!
    Gli altri possono dire, organizzare, costruire e attrezzare, insegnare, indicare, regolamentare, … , ma non possono arrivare dappertutto e civilizzare tutta la montagna come fosse un campo sportivo.
    Chi è l’illuso ?

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