AlpinismoAlta quota

Vetta senza ossigeno sul Broad Peak per Giuseppe Vidoni

Continuano le soddisfazioni per gli italiani impegnato in Pakistan. Dopo l’incredibile successo dei valdostani al Nanga Parbat, oggi la bella notizia arriva dal Broad Peak (8046m).

Il 4 luglio, alle ore 16.15, Giuseppe Vidoni è arrivato in vetta alla dodicesima montagna della Terra senza uso di ossigeno supplementare. A rendere ancora più impegnativa la salita il fatto che la via nella parte terminale non era ancora stata fissata. Con lui il francese Nico Jean. Il compagno di spedizione Tiziano Moia ha invece preferito tornare indietro poco dopo campo 3.

Il racconto della vetta di Vidoni

Ci accordiamo con il team dei due francesi Nicloas e Benjamin (Benjamin Védrines ndr) per salire assieme e darci una mano nell’aprire la via, dato che sopra c3 non c’è salito nessuno e bisogna tracciare. Il giorno della partenza siamo io Tiziano e Nico, Benjamin è rientrato a causa di un mal di pancia che già da qualche giorno accusava. Partiamo alle 4:30 circa da C3, ci alterniamo a battere traccia, fino al colle tecnicamente non è difficile, bisogna solo trovare la via tra qualche bel crepaccio. Nico risulta essere molto più in forma di noi e si mette davanti per battere traccia, veramente formidabile. Arrivati al colle Tiziano prende la decisione di rientrare perché non sicuro poi di riuscire a scende vista la stanchezza e la difficoltà che da lì sulla cresta aumentava” racconta Vidoni.

Partiamo io e Nico e subito ci imbattiamo su una scalata su roccia di III grado che a 7800m con scarponi pesanti e ramponi non è proprio banale. Da lì tranne qualche passaggio la cresta risulta più facile. Nico come prima si mette al comando, la cresta con i suoi sali e scendi è più lunga di quanto avessi immaginato e questo ci stanca molto… finalmente raggiungiamo tutti e due la cima e siamo felicissimi. Ormai erano le 16.15 circa e dovevamo scendere subito con le poche energie conservate cercando di rimanere lucidi, non era ammesso nessun errore. Il Broad Peak mi ha insegnato molto sull’importanza di avere ancora energie per la discesa. Riusciamo a scendere al colle ancora con la luce, da lì ora è solo questione di trascinarsi in giù fino alle tende a C3, con noi un tramonto bellissimo”.

La salita del team di Furtenbach e l’incidente mortale di Shareef Sadpara

Il pomeriggio del 4 luglio, mentre Vidoni e Jean erano impegnati a scendere, partiva da campo 3 il tentativo di vetta della squadra di Furtenbach Adventures, seguita da un altro team formato da due britannici e dalla guida pakistana Shareef Sadpara.

Nessuno degli alpinisti impegnati in questa spinta al vertice è arrivato in cima, a confermarlo la stessa agenzia dopo qualche giorno di confusione causato dalle estreme difficoltà che si stanno riscontrando quest’anno nelle comunicazioni. A dimostrazione della difficoltà nel ricevere informazioni, un’ora fa l’agenzia Karakoram Adventure Holidays ha segnalato la cima di una delle due squadre della Furtenbach.I motivi principali della rinuncia sono il maltempo e l’incidente mortale accaduto al pakistano Shareef Sadpara, precipitato dalla cresta sommitale.

A raccontare quella giornata Ulises Corvalan, guida di Furtenbach: “Lunedì 4 luglio il nostro primo gruppo inizia la salita da campo 3 (7100m) alle 18.00 con Chris (Christian Wild, ndr) come guida, alle 19.45 parto guidando il secondo gruppo di vetta (con O2). I nostri sherpa hanno fissato più di 1300m di corda fino al colle (7.900 m), le condizioni sono buone e dopo alcune ore arriviamo al colle, alcuni membri del primo gruppo decidono di tornare indietro prima (questo gruppo va senza ossigeno e lo sforzo è molto importante). I due gruppi camminiamo tutta la notte, martedì 5 luglio la vetta è vicina, fatichiamo molto a superare un tratto di arrampicata anche con la corda fissa, la neve ai nostri piedi non è solida, cede e lo sforzo è enorme. Riusciamo a raggiungere la cresta sommitale. Fa molto freddo e nevica da poche ore, la visibilità in cresta è quasi zero, l’umidità è molto alta. Andiamo avanti con molta cautela grazie alla guida della corda fissa. Dopo circa 120 m la corda finisce, sappiamo che manca ancora più di un’ora alla vetta, procediamo ancora un po’ senza corda, la neve continua a cadere sulle rocce e con i nostri ramponi ogni tanto pattiniamo… Solo un altro gruppo condivide questo giorno di vertice, due britannici e un pakistano. La visibilità è quasi zero, ci fermiamo a riflettere sulle opzioni, Mignma Sherpa (che ha già salito sette volte il Broad Peak) fa capire che la situazione non gli piace. Aspetto che il resto del gruppo arrivi alla nostra posizione, Chris e Mike Runs sono già avanti. In un istante il punto dove era il pakistano crolla e lui scompare… L’altimetro segna 8.019 m, non si vede nulla, manca più di un’ora alla vetta (8.047). Le previsioni meteorologiche non hanno azzeccato questa volta, vedo volti molto stanchi, il gruppo senza O2 ha fatto uno sforzo incredibile, sono fuori da più di 12 ore e devo ancora tornare indietro… Dopo quello che è successo alla guida pakistana, l’umore è a terra… ‘Non possibile’ sono le parole di Mingma. Sono le 06.15 e iniziamo il ritorno, niente vertice questa volta”.

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