News

La Via Romea Germanica nel nuovo numero di Meridiani Cammini

Descritta per la prima volta nel 1256 da Alberto di Stade, abate viaggiatore, la Via Romea Germanica fu il più importante itinerario per i pellegrini medievali che venivano dal Nord Europa: un percorso di 2.200 chilometri che collega Stade, città della Bassa Sassonia, a Roma.

Il numero in edicola di Meridiani Cammini percorre il tratto italiano di questo storico itinerario, che partendo dal Passo del Brennero attraversa Bolzano e Trento. Il percorso, che può essere effettuato a piedi o in mountain bike, si snoda poi verso la Valsugana, Bassano del Grappa, Padova, la Pianura Padana con Ravenna, Forlì e poi l’Appennino, dall’Emilia Romagna alla Toscana, dall’Umbria al Lazio, toccando città antiche come La Verna di San Francesco, Orvieto, Castiglione del Lago, Montefiascone e terminare quindi nell’abbraccio del colonnato di piazza San Pietro, a Roma, dopo 46 tappe e oltre mille chilometri.

Data l’estensione, Meridiani Cammini consiglierà ai camminatori che programmano di compiere «l’impresa» come vivere il meglio di questo itinerario a seconda dei giorni a disposizione e del tipo di preparazione.
Per cogliere, come sempre, il meglio di questa affascinante esperienza.

A presentarci il numero “Via Romea Germanica” il direttore Walter Mariotti.

Parola al direttore

La copertina del numero

Un cammino che si snoda per oltre mille chilometri, attra- versando due province a Sta- tuto speciale e cinque regioni. Oscilla dai 1.300 metri d’altitudine del Passo del Brennero, circondato da creste alpine – dove il percorso fa il suo ingresso in Italia – e l’orizzonte piatto delle distese di campi del Polesine, dove si scende addirittura sotto il livello del mare. Ci fa attraversare microborghi appenninici di poche anime (e tanta storia), città diversissime per modi e usi (Bolzano, Ferrara, Orvieto, tanto per dare un’idea delle differenze madornali, per non parlare della meta, Roma). È evidente, quindi, che tutto questo non può essere solo «un cammino». È un’esperienza in avanti e a ritroso nella storia, nella cultura, nella morfologia, nelle anime, nei vizi, nelle sorprese della metà centro-settentrionale d’Italia.

La discesa in verticale che la Via Romea Germanica propone – da secoli – è il filo conduttore di un viaggio di scoperta che nei bei tempi andati (quando la geografia era ancora sinonimo di fascino e curiosità, e quando tutte le menti fini d’Europa guardavano all’Italia come fonte di ispirazione alla bellezza e al buon vivere) animava quell’avventura totalizzante che era il Grand Tour: non una vacanza mordi e fuggi di due settimane o poco più, ma una fetta di vita cui dedicare mesi, e sulle cui emozioni e apprendimenti costruire anni di riflessioni. Oggi, certo, non è più così. I tempi della vita contemporanea raramente si conciliano con la possibilità di «staccare» dal mondo per 40, 50 giorni e dedicarsi a imprese di questo tipo. Anche il «turismo lento» deve necessariamente fare i conti con un contesto che comprime i tempi vuoti. Salvo pochi fortunati (o avventurosi, o coraggiosi, chiamateli come volete…), che i mille e passa chilometri li macinano in una sola gittata, percorsi come quello che l’impegnativa Via Romea propone vengono vissuti e gustati a tratti, implicando una programmazione (mentale) di lungo termine, rappresentano la base per fare i conti con le proprie capacità e disponibilità di tempo, ma riescono nel miracolo di non perdere comunque il loro fascino. Si può scegliere di percorrerli per una, due, tre settimane, mettere in fila una serie di tappe e programmare le seguenti per un periodo futuro. Viverla per frammenti, ma con il desiderio – e la cultura – per fare di ogni frammento un tesoro memorabile.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close