Cosa fareste dopo aver trascorso quasi un mese in parete nel vano tentativo di salire la Dawn Wall? Tornereste a casa? Di questo avviso non è sicuramente il climber belga Sébastien Berthe, che sembra non avere molta fretta di abbandonare Yosemite. Senza neanche spostarsi da El Capitan, ha collezionato in pochi giorni due successi: la salita in libera della Golden Gate e l’ascesa in giornata di El Niño. Compagna in entrambe le avventure, la climber francese Soline Kentzel.
Sulla Golden Gate tra neve e pioggia
La prima ripetizione ha visto la coppia impegnata in parete per 9 giorni, sfidando le intemperie. “Nevicate e temporali hanno reso la sopravvivenza su questa parere una vera sfida”, commentava Berthe al termine dell’impresa, raccontando lo sforzo messo in atto nel tentativo di mantenere alta la motivazione e asciutta l’attrezzatura. Nei giorni di sole non sono mancati gli ostacoli, come i pezzi di ghiaccio in caduta libera dal’alto. La soddisfazione maggiore del belga non è per se stesso ma per Soline, che “fino a 3 mesi fa a stento riusciva a chiudere un 5.8” e improvvisamente è diventata la sesta donna al mondo ad aver ripetuto la Golden Gate (5.13 VI). Una grande soddisfazione a soli 21 anni!
El Niño, 17 ore di arrampicata no-stop
La salita di El Niño è stata un grande successo, realizzata in un giorno senza aver mai provato la via prima d’ora. “Provare a realizzare una salita in libera a vista o in modalità flash su El Cap ha rappresentato a lungo per me un vero sogno, ma non ho mai pensato di definirlo un obiettivo – racconta Berthe – . Poi due giorni fa ho deciso di concedermi una possibilità”.
E così ha attaccato la parete con l’intento di provare in modalità a vista o flash la celebre via da 30 tiri sulla parete sud-est di El Cap, liberata nel 1998 dai fratelli Huber, della quale aveva visto qualche immagine e brevi video, e di cui aveva acquisito qualche informazione sui passaggi chiave. “E ci sono andato vicino.”
“Sono salito con grande disinvoltura, affrontando a flash o a vista ogni tiro (inclusi i primi 5 di grado 5.13) fino al tiro numero 23, il tiro ‘Eismeer’, l’ultimo duro 5.13. Una volta lì si può decidere di andare a sinistra, su Lucy is a labrador (13a) che era totalmente bagnata, o restare sulla Eismeer – spiega il belga – . Quest’ultima è una via boulderosa ed è diventata ancora più difficile nel tempo a causa di una presa che si è rotta. Ho scelto di andare a destra e ho combattuto strenuamente ma non riuscivo proprio a trovare un beta nel corso del tentativo a vista, e sono caduto.”
Un paio di tentativi e Seb è riuscito a superare il 23esimo tiro. E si è trovato a vivere un mix di sentimenti contrastanti, da un lato da felicità per aver superato tutti i tiri più duri, dall’altro lo sconforto di non essere riuscito a completare tutta la via a vista. E allora che si fa? Si va a sinistra!
Berthe si è dato una seconda chance sulla Lucy. Le tenebre iniziavano a calare quando è ripartito in salita attrezzato di frontale. Come immaginato, le prese sono risultate così umide da rendere impossibile la salita, e Seb è caduto di nuovo. E allora che si fa? Si torna a destra, sulla Eismeer. Un ultimo tentativo finalmente vincente. Insieme a Soline ha raggiunto la cima dopo 17 ore di arrampicata no stop, alle 11 di sera. Una avventura sintetizzata con un aggettivo perfetto: speziata.
Come sottolineato da Seb nel post social in cui ha raccontato questa epica avventura, ha scelto di affrontare la via seguendo la Pineapple Express (VI 5.13b/c), variante di 3 tiri individuata da Sonnie Trotter e Alex Honnold nel 2017, salita in libera da Trotter, con Tommy Caldwell a fare sicura, l’anno successivo, in sole 13 ore. Alex Honnold, per chiudere la faccenda rimasta in sospeso, è tornato sul campo nel 2019, realizzando la seconda salita completa in libera insieme a Brad Gobright in 14 ore e mezzo.
