Meridiani Montagne

5 curiosità da scoprire sul Parco nazionale Gran Paradiso

È in edicola lo Speciale che Meridiani Montagne, in collaborazione con il Club Alpino Italiano, dedica al centenario del Parco nazionale Gran Paradiso. Una storia secolare che viene raccontata all’interno del numero con Cento Grandi Paradisi, dieci top ten delle anime che compongono il Parco Gran Paradiso: le vette più belle e significative, i rifugi, i sentieri e i panorami imperdibili, gli animali e la flora, ma anche i musei, i prodotti tipici, gli alberghi e i ristoranti. Dieci classifiche per conoscere il Parco attraverso le cose da vedere, da fare, da sperimentare. Tante anche le curiosità. Oggi ve ne anticipiamo cinque, ma nel numero in edicola ne troverete molte altre da scoprire!

Il fiore citato da Goethe

“Bella si erge l’aquilegia e china il suo capo. È emozione? O è spavalderia?”. Le parole sono di Goethe e il fiore di cui parla è l’aquilegia alpina. Presente in tutte le valli del Parco, fra i 1000 e i 2600 metri di quota, l’aquilegia si può incontrare facilmente durante le proprie escursioni e non è difficile riconoscerla: guardato frontalmente, il fiore sembra doppio, il calice è formato da cinque sepali a forma di lancia, che contengono gli altrettanti petali della corolla, chiusi a formare un imbuto. Di profilo, poi, è proprio inconfondibile: con la sua corona dalle cinque punte simili al cappello di un mago.

Le etimologie del nome scientifico Aquilegia sono piuttosto fantasiose: c’è chi lo mette in relazione al latino aquilegium (“serbatoio d’acqua”) per la presunta capacità di trattenerne le gocce, e chi la paragona alle aquile e ai loro rostri (becchi) ricurvi. Comunemente invece viene chiamata “amor nascosto” o “amor perfetto”.

Il leggendario Matusalemme Lillo

Il simbolo del Parco nazionale è lo stambecco (Capra ibex). Forse però non tutti sanno che i circa 50mila stambecchi che oggi vivono nel continente alpino sono i pronipoti dei circa cento mitici patriarchi sopravvissuti nel Gran Paradiso all’inizio dell’Ottocento. Siccome sono tutti imparentati, gli stambecchi alpini hanno una bassa variabilità̀ genetica, che li rende più̀ vulnerabili alle malattie. Anche per questo da cent’anni il Parco monitora e studia la specie: gli animali vengono catturati, misurati, marcati per renderli riconoscibili, quindi rilasciati in natura.

Alcuni stambecchi sono diventati leggendari, come Lillo: catturato all’età di 9 anni, è sopravvissuto fino a 21, un’età da vero Matusalemme. Nelle ultime stagioni restava tutto l’anno a bassa quota, dove era possibile avvistarlo sui tetti delle case o mentre degustava le verdure degli orti.

Il Paradiso è italiano

Il Gran Paradiso (4061m) è la cima principale del Gruppo. La prima salita è stata realizzata sul lato valdostano di Pont, il 4 settembre 1860, dagli inglesi John Jeremy Cowell e W. Dundas, con le guide di Chamonix Michel Payot e Jean Tairraz, lungo l’attuale via Normale del ghiacciaio e della Schiena d’Asino. In assenza di ramponi, i pionieri dovettero tagliare oltre mille gradini nel ghiaccio vivo, e la salita durò nove ore.

Oggi è uno dei Quattromila più frequentati delle Alpi ed è anche l’unico 4000 completamente in territorio italiano.

La piantina del genepy

Il genepy è forse il liquore montano per eccellenza. Nonostante il nome possa trarre in inganno, il gepepy non ha nulla a che fare con il ginepro, ma si ricava della omonima piantina del genere Artemisia molto diffusa nell’area del Parco Gran Paradiso.

Il processo produttivo è faticoso, ricco di insidie, ma abbastanza lineare: le piantine vengono coltivate ad almeno 1500 metri di quota, dove trovano l’ambiente ideale e sono meno esposte alle alte temperature, per loro letali. I fiori si raccolgono a inizio estate e vengono fatti essiccare per 20/30 giorni, in locali aerati, ma con poca (o niente) luce. L’infuso si realizza aggiungendo acqua e zucchero, quindi, lo si lascia riposare nelle botti per circa un mese. Dopo tale periodo, può essere imbottigliato. Il suo colore è un bel giallo paglia, al massimo con qualche sfumatura tendente al verde (diffidate da quelli verdi accesi che trovate in giro!).

Il primo albergo del Parco

Se il Gran Paradiso festeggia i 100 anni, il primo albergo del Parco è anche più antico. Era il 1832, quasi un secolo prima, quando i quattro fratelli Blanchetti fondarono l’hotel che, ancora oggi, porta il loro nome. E dopo 190 anni, la famiglia Circio, diretta discendente dei Blanchetti, prosegue nella missione di ospitare chi si avventura in Valle Orco. Una struttura che, tra le prime, ha ottenuto il Marchio di Qualità del Parco, con un centro benessere e un ristorante di cucina tradizionale, con un’ampia scelta di prodotti per quanto possibile di loro produzione e a chilometro zero (da provare il gelato al genepy).

La copertina dello speciale

 

Altri approfondimenti sul numero speciale di Meridiani Montagne “Gran Paradiso. 100 anni di Parco Nazionale”

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