Pareti

Inseguendo Gabarrou, una prima e un messaggio di pace sul Cervino

Prima invernale e prima ripetizione della via ‘Padre Pio Prega Per Noi + Echelle Ver le Ciel’ sulla parete sud del Cervino. Questo quanto realizzato in tre giorni, sul finire di febbraio, dalla cordata composta da François Cazzanelli, Emrik Favre e Francesco Ratti. Tre giornate spese sulle orme di Patrick Gabarrou, nel 2016 il primo a immaginare e realizzare questo collegamento. I tre avevano già tentato la ripetizione durante la scorsa stagione invernale, trovandosi però a dover rinunciare a causa del maltempo. Consci di volerci riprovare avevano lasciato del materiale in parete, tra cui i sacchi da bivacco. Quest’anno sono finalmente riusciti a mettere a segno questa prima, grazie anche alla stagione particolarmente secca e con lunghe finestre di bel tempo. “Una bella occasione per tornare sulla montagna di casa” commenta François Cazzanelli, che con questa salita spunta la sua 94esima volta in cima al Cervino.

Prima di parlare della salita. In vetta avete mostrato una bandiera ucraina, come mai questa scelta?

“Perché sentiamo in modo particolarmente intenso quanto sta accadendo al popolo ucraino, io soprattutto. Mia mamma gestisce un ristorante e dello staff fa parte anche una ragazza ucraina, che ha la famiglia in guerra. Stare vicino, provare a dare conforto, a una persona che ha perso tutto quel che aveva a casa e che non sa cosa potrebbe succedere ai suoi familiari ti apre la mente sulla realtà terribile che stanno vivendo. Non si può rimanere indifferenti. Il gesto in se non cambia le cose, è stato un nostro modo per dire che è nei nostri pensieri, forse per dare un messaggio di speranza da una montagna simbolo come il Cervino.”

Torniamo a noi. Secondo tentativo andato a buon fine…

“Si, grazie all’esperienza accumulata la scorsa stagione. Durante il primo tentativo abbiamo avuto problemi con la meteo, ma in generale non ci sentivamo molto a nostro agio sulla via. Eravamo impacciati con le manovre, con il recupero dei sacchi. Questa volta abbiamo gestito tutto al meglio, in più siamo stati supportati da ottime condizioni trovando roccia decisamente pulita per essere inverno. Anche nei tratti di trasferimento, nonostante neve inconsistente, siamo riusciti ad andare veloci. Il nemico numero uno è stato il freddo.”

Le notti sono state lunghe?

“Lunghissime. Nel materiale lasciato in parete dopo il primo tentativo c’erano anche i sacchi a pelo e i sacchi da bivacco. Quando li abbiamo recuperati erano dei blocchi di ghiaccio. La sacca era intatta, ma probabilmente deve essersi formata dell’umidità interna, poi ghiacciata con il freddo. Abbiamo dormito poco e atteso con ansia l’arrivo del sole.”

Prima parlavi della roccia, tipica del Cervino oppure buona?

“Quando si parla di Cervino si tende sempre a fare di tutta l’erba un fascio. In realtà sulla montagna ci sono pilastri e scudi dove la roccia è ottima. In particolare su queste vie devo dire che Gabarrou ha fatto delle ottime scelte. Su alcuni tiri la qualità era notevole e in generale si è sempre tenuto su porzioni di ottima qualità.”

A proposito di Gabarrou, l’avete informato della realizzazione?

“Si, siamo anche stati a trovarlo per il docu-film che stiamo realizzando sulla salita. Ci conosciamo da diversi anni, e dopo aver collaborato al suo soccorso sulla Dent d’Herens siamo ancora più uniti. Una persona splendida.
Quando ha saputo della realizzazione invernale si è prima stupito e poi ha esordito con grandi complimenti, contentissimo perché, secondo lui, con la salita durante la brutta stagione abbiamo alzato l’asticella delle difficoltà.”

Dalla cima siete poi scesi in giornata?

“Si, di corsa praticamente. In 4 ore siamo andati dalla cima del Cervino al ristorante di mia mamma in 4 ore. Gabarrou non ci credava.“ (ride)

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