Nanga Parbat, Manaslu ed Everest. Le ultime notizie dalle invernali
Le spedizioni impegnate sugli 8000 non hanno fatto grandi avanzamenti in parete negli ultimi giorni e al momento sono ancora una volta tutti fermi in attesa di un miglioramento meteo.
Nanga Parbat
Iniziamo dal Nanga Parbat, dove si è conclusa la prima vera uscita sulla Rupal di Hervé Barmasse e David Gottler. In quattro giorni i due sono arrivati alla quota di 6200 metri.
Dai lunghi e coloriti racconti di Hervé, quello che si può estrarre di alpinisticamente notiziabile (ci perdoni per il poco interesse relativo alla musica ascoltata in tenda) è che la parete si presenta fino a 5600 metri in buone condizioni, con neve compatta che consente di avanzare senza troppe difficoltà. Arrivati a 5600 metri, dove la parete si verticalizza e la via sale lungo un canale da scalare in misto, arrivano le difficoltà maggiori. “Le condizioni cambiano. O ghiaccio talmente duro che picche e ramponi faticano a far presa… o neve come zucchero sino alla vita” racconta il valdostano. Salendo ancora, si raggiunge la cresta, dove i due hanno posizionato campo due a 6200 metri. Nella tenda Hervé e David hanno trascorso due notti a causa del meteo non ottimale per continuare la salita. Al quarto giorno, a causa del vento che sferzava dalla notte, è arrivata la decisione di tornare al campo base.
Per essere stata la prima vera rotazione sulla Schell è un risultato buono (anche se la parete Rupal è ancora molto lunga e la vetta lontana) e soprattutto essenziale per poter essere pronti a sfruttare al meglio la prossima finestra di bel tempo con livello di acclimatamento più avanzato.
Barmasse e Gottler, come detto, sono ora al campo base.
Manaslu
L’uscita in parete dopo l’ultima lunga nevicata (e successiva valanga) di Stef Maginelle, Sophie Lenaerts, Paula Strengell, Oswald Rodrigo Peirera e i propri sherpa si è fermata a causa della neve a C1. Dai racconti le condizioni sopra il primo campo non sono ottimali anche a causa dei crepacci e di un grosso seracco. Tornati tutti al campo base, Maginelle, Lenaerts e Strengell hanno deciso di rientrare a casa e sono già a Kathmandu. Le motivazioni: poco tempo a disposizione, troppa neve e un’altra bufera in arrivo. Peirera invece ha deciso di continuare.
Veloce, ma non facile l’incursione di ieri al campo base per Simone Moro, Rinzee Sherpa e Chhepal Sherpa. I tre hanno aperto la traccia da Samagaon nella neve profonda per poi tornare al villaggio dato che sono previste nuove nevicate nei prossimi giorni. Alex Txikon, Inaki Alvarez e il resto della squadra sono rimasti a Samagaon.
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Tutto di nuovo fermo al Manaslu, con gli alpinisti e gli sherpa lontani dal campo base ad aspettare la fine dell’ennesima bufera di neve.
Everest
Nulla si muove all’Everest, dove il giovane Jost Kobusch è in attesa di una buona finestra di bel tempo per tornare in parete. Le giornate, spiega il solitario tedesco, sono anche soleggiate, ma il problema è il vento. L’obiettivo ora è avere abbastanza tempo per raggiungere il Lho La e avanzare lungo la via americana del 1963 fino a raggiungere l’Hornbein Couloir a 8000 metri, che pota direttamente in vetta. Vetta che però non verrà raggiunta quest’anno, ma nel 2023, come più volte ribadito da Kobusch.