Cronaca

ONU: due realtà italiane esempi di turismo sostenibile in montagna

La pandemia l’ha dimostrato, i numeri lo confermano: il turismo montano del presente e del futuro sarà sempre più green. Ennesima dimostrazione di questo fenomeno arriva dal rapporto ONU, redatto da FAO – UNWTO, titolato “Mountain tourism – Towards a more sustainable path”, pubblicato lo scorso 11 dicembre in occasione della Giornata Internazionale della Montagna. Il documento va a evidenziare come il turismo sostenibile in montagna possa avere un ruolo chiave nella valorizzazione del patrimonio naturale, culturale ed enogastronomico delle comunità locali. Per fare questo, oltre ad analizzare i dati, gli esperti dell’ONU hanno portato all’attenzione diverse realtà sparse in tutto il mondo, tra cui non manca l’Italia rappresentata dall’Associazione NaturaValp (Valpelline, Valle d’Aosta), la comunità turistica di Castelmezzano e Pietrapertosa (Dolomiti Lucane, Basilicata) e l’Osservatorio Turistico Sostenibile dell’Alto Adige.

Dal rapporto emergono inoltre alcuni interessanti dati a livello globale su quelli che sono i numeri del turismo montano, le cui località sono fonte di attrazione per circa il 15-20% del turismo mondiale. Numeri che, sempre secondo il report, possono essere di aiuto per la creazione di nuove attività di sostentamento, per la riduzione della povertà, per l’inclusione sociale e per la conservazione del paesaggio e della biodiversità. Si evidenzia inoltre come i servizi del turismo montano sostenibile dovrebbero passare dal turismo ad alto impatto a quelli a basso impatto e sensibili alle questioni climatiche. Questo oltre a portare benefici tangibili alle comunità locali, migliorando la conservazione di una montagna che si potrebbe definire “unica”. Il tutto per sottolineare il ruolo che il turismo può svolgere nella valorizzazione del patrimonio naturale e spirituale delle montagne. Le forme turistiche legate alla natura e al turismo rurale possono, in particolare, offrire un prezioso contributo alla promozione di sistemi alimentari sostenibili e alla valorizzazione dei prodotti locali.

NaturaValp

NaturaValp è una realtà nata nel 2012 in Valle d’Aosta. Più precisamente a Bionaz, alla testata della Valpelline. Qui un gruppo di imprenditori si è unito per dare un nuovo slancio all’economia del territorio. Un ambiente senza impianti sciistici e con poche presenze annuali che, nel giro di una manciata di anni e puntando sull’imprenditoria locale a sul valore della natura della zona, ha saputo ribaltare la situazione trasformando il piccolo centro in un paradiso del turismo responsabile. “L’Associazione si sforza di sensibilizzare i visitatori sull’importanza della protezione dell’ambiente, dell’utilizzo dei prodotti locali e del creare un rapporto tra ospite e comunità per aumentare consapevolezza del valore culturale e biologico del territorio” scrivono nel report. NaturaValp si oppone allo sviluppo di attività turistiche dannose all’ambiente, e sostiene coloro che rispettano l’autonomia della popolazione locale nei processi decisionali legati al turismo”. Tutto questo si traduce in dei risultati precisi che hanno visto, negli anni, un costante aumento del numero di turisti e di investimenti privati ​​sul territorio sin dalla costituzione dell’Associazione. In questo momento di crisi per le valli montane, dove i servizi pubblici (come autobus di linea e poste) o servizi essenziali (disponibilità di una stazione di servizio) diminuiscono ogni giorno, l’interesse degli investitori privati ​​e l’aumento della presenza turistica rappresentano segnali incoraggianti per la montagna”.

Castelmezzano

L’Appennino ha vissuto per molti anni il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono, ma negli ultimi anni si sta assistendo a un processo inverso con il ritorno verso questi centri montani. Borghi che riprendono vita attraverso la visione di giovani imprenditori che puntano a fare turismo grazie a un territorio rimasto intonso proprio grazie all’abbandono e al disinteresse delle amministrazioni di un tempo. Uno di questi casi è il piccolo villaggio di Castelmezzano, ai piedi della catena montuosa delle Dolomiti Lucane, in Basilicata, nel sud Italia. Il villaggio si trova nell’area protetta del Parco Regionale Gallipoli Cognato, a 750 m sul livello del mare. Un territorio fortemente colpito dal terremoto dell’Irpinia del 1980, che non ha risparmiato Castelmezzano, che ora si presenta come un pittoresco borgo. La maggior parte delle sue case storiche sono state restaurate secondo regole specifiche e un piano paesaggistico coerente”. Ma non tutto sembra essere positivo. Da un lato il borgo è rinato, ma dall’altra parte “si assiste a un calo demografico del 19 percento dal 2001, ma la capacità ricettiva del villaggio è cresciuta di dieci volte nello stesso periodo”. Soprattutto è aumentato l’afflusso turistico, grazie anche ad attrazioni come il Volo dell’Angelo. “Attrazione turistica esperienziale innovativa e a basso impatto dove i partecipanti ‘volano’ in zip line da Castelmezzano al paese di Pietrapertosa e ritorno. L’attrazione ha contribuito alla crescita economica e culturale della popolazione locale ed è stato un volano anche per altri minori attrazioni, come le vie ferrate, il Sentiero delle Sette Pietre e Il Ponte Nepalese. Una nuova società che nasce dal comune di Castelmezzano, cooperante con investitori privati ​​ha assunto 22 persone, per lo più giovani. L’assunzione attiva dei giovani, la riqualificazione e la disponibilità da parte della gente del posto a interagire con i turisti sono stati fattori importanti che hanno portato a un’identità condivisa, coesa e comunitaria che ha migliorato l’esperienza turistica” e trasformato al realtà del territorio.

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