Cronaca

Milano-Cortina 2026, 52 associazioni protestano in difesa dell’ambiente montano

“Non in mio nome”, questo lo slogan scelto dalle 52 associazioni ambientaliste che si sono ritrovate domenica 24 ottobre nel centro di Cortina d’Ampezzo per manifestare contro la costruzione di nuovi impianti per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. WWF, Mountain Wilderness, Italia Nostra, CAI e molte altre le associazioni che hanno preso parte alla protesta. 350 le persone presenti al grido di “sono un assalto alla montagna”. Le contestazioni si riferiscono alle nuove strutture, come la pista da bob, che si intendono realizzare per l’evento ma anche all’hotel che dovrebbe sorgere a Passo Giau.

Una marcia che dal centro di Cortina è salita fino al vecchio impianto del bob, dismesso nel 2008 e non più adeguato alle nuove normative. “L’80 percento dei manifestanti proveniva da fuori” ha raccontato Luigi Casanova, coordinatore del comitato organizzatore, al Corriere della Sera. “Per chi vive in montagna è più difficile esporsi direttamente ma poiché il problema riguarda aree patrimonio dell’umanità, consideriamo molto importante che ci sia stata una partecipazione da vari territori, così come chi ha protestato per la grandi navi a Venezia non sono certo stati solo i veneziani”.

Dialogo aperto

La richiesta dei manifestanti è quella di aprire un dialogo con gli enti che si stanno occupando delle attività per le Olimpiadi di Milano-Cortina. “Da Galan a Zaia nessuno ci ha mai ricevuto” lamentano, evidenziando come secondo loro esista una “mancanza di trasparenza” a proposito di “tutte le opere progettate. Riusciamo ad avere notizie solo sottobanco. È una situazione mortificante, perché le amministrazioni hanno il dovere di condividere: per legge, dal 1990, bisogna rendere pubblico agli stake holders, ma nessuno ha mai visto i progetti che riguardano la provincia di Bolzano o Trento o Belluno”.

Basta impianti

“Bisogna provare nuove strade”. A dirlo è il CAI Veneto attraverso le parole del suo presidente Renato Frigo. “Di turismo si vive, ma di turismo si muore. Siamo di fronte al collasso del turismo che questo territorio non è in grado di sostenere. Queste bellezze ci sono state date, dobbiamo ridarle indietro al territorio. Possibilmente intonse. È necessario far rimanere le persone in montagna. Altrimenti, se non rimangono le persone la montagna diventa un museo. Per far vivere questa montagna, riteniamo che sia giunto il tempo di provare altre strade, che non siano quelle degli impianti di risalita. Non siamo contro le grandi manifestazioni, ma contro lo sperpero del tesoro delle grandi montagne. Dobbiamo sensibilizzare le persone. Allo stesso tempo, dobbiamo far aumentare la sensibilità delle persone. Le persone devono conoscere il territorio, bisogna fare una grande opera per mantenere le persone in montagna”.

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2 Commenti

  1. Il BOB NON MI SEMBRA UNO SPORT DI MASSA, piuttosto ristretto ad una elite..Potrebbe diventarlo il pattinaggio su ghiaccio su superficie di lago…clima permettendo. Come risalire in massa senza impianti a piloni e cabine?Motoslittone che trainano a ventaglio sciatori collegati con fun ialla maniera dello sci d’acqua?Scale mobili?
    Tutto e’ possibile il tecnicamente possibile : vista in tv ” o web “partita di tennis piu’alta del mondo sul monte Bianco, uguale allo sci indoor a Dubai.

  2. Completamente d accordo .Già le Dolomiti si sbriciolato rovinare i paesaggi con strutture che poi nessuno le usufruira’ vedi le strutture delle olimpiadi di Torino.e chi ci guadagna i soliti palazzinari

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