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Lorenzo Fortunato, il re dello Zoncolan si racconta

In fuga per vincere, non ci crede fin quando la ruota taglia il traguardo: è il re dello Zoncolan! Lorenzo Fortunato, scalatore classe 1996, lascia il suo primo indelebile segno nel mondo del professionismo. Con le mani alzate nella nebbia il sogno diventa realtà, lo sloveno Jan Tratnik in fuga con lui è a 26 secondi e si deve accontentare della piazza d’onore. Veste la maglia della “Eolo-Kometa” e non ha vinto una tappa del Giro d’Italia 2021, ma “La Tappa”.

Nel frattempo a Castel de Britti, frazione di San Lazzaro di Savena, esulta Alberto Tomba, compaesano del giovane ciclista. “Una volta a Castel de Britti c’era un cartello con scritto ‘Terra del campione’. Sarebbe bello che ci fosse di nuovo”.

Professionista dal 2019 questa per Lorenzo è la prima vittoria. “Sono partito per andare in fuga per provare a vincere la tappa. Tutti i giorni diciamo così, ma finché non sei lì a lottarla non ci credi. Lorenzo commenta la 14esima tappa di questo Giro con un sorriso innocente, come se non avesse ancora realizzato quanto fatto. In fondo, per lui, quel che conta veramente è poter godere della sua passione per la bici.

Lorenzo, quando ti sei avvicinato alla bici?

“È una passione che mi ha trasmesso mio papà. Ha sempre vissuto la bici come un passatempo, mai in modo agonistico. Non ha mai partecipato a una gara, ma guardando al suo esempio ho iniziato ad avvicinarmi allo sport, a fare le prime salite in montagna. Mi è piaciuto talmente tanto che non sono più riuscito a smettere.”

In questa strada comune a un certo punto tu hai preso il bivio che ti ha portato verso l’agonismo…

“In realtà all’inizio non mi piaceva fare gare. Preferivo uscire la domenica mattina con mio papà e la sua compagnia. Insieme si faceva qualche bel giro, una salita e poi via.”

Quando hai fatto la tua prima gara?

“La prima gara l’ho fatta a 12 o 13 anni, ma non ero forte al tempo.”

Sappiamo che sei anche un grande appassionato di montagna…

“Io non ho molte passioni. Una è la bici, che pratico anche fuori stagione; l’altra sono le camminate in montagna.  Se fosse per me andrei molto di più in mountain bike sui sentieri, ma non posso. Durante il periodo di stacco devo evitare. Il cammino diventa così l’occasione per vivere le montagne e rilassarmi.”

Veniamo a quest’ultimo Giro. Come te lo immaginavi lo Zoncolan?

“Non così. Al mattino mi hanno detto che avrei potuto vincere, ma non ero per nulla sicuro. Anche quando sono andato in fuga non ho mai pensato di poter vincere, ma nemmeno di perdere. Pensavo solo a pedalare più forte. Sono andato a sensazione, come faccio sempre.”

Non utilizzi misuratori di potenza?

“In questa occasione non ho usato né misuratori di watt, né fasce cardio. Questo sia per avere una bici più leggera, sia perché non mi trovo con le fasce cardio in gara. È una questione psicologica più che altro ma, mi sembra di respirare peggio.”

Cosa pensi invece di questo tuo primo Giro d’Italia? Ti sei anche goduto una passerella nel paese natale…

“È stata la mia prima corsa lunga a tappe. Sapevo di recuperare bene gli sforzi, cosa dimostrata anche dai diversi ritiri in altura. Non pensavo che avrei recuperato così bene. Sono arrivato alla terza settimana che stavo veramente bene e negli ultimi giorni sempre meglio.

Riguardo il passaggio da San Lazzaro di Savena per me è stato uno dei momenti in cui godermi il Giro. Fortunatamente quello è stato uno dei pochi passaggi in cui andavamo piano e mi ha offerto questa occasione. In realtà oggi vivo nella zona di Erba, dove il territorio mi offre molte salite. Non perdo però mai occasione per tornare a casa.”

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