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Etna tra neve e fuoco. Lo spettacolo delle eruzioni di dicembre

La scorsa settimana la neve ha imbiancato anche l’Etna. Il vulcano attivo più grande d’Europa ricoperto di un candido manto nevoso, a contrasto col blu del mare, è già di per sé uno spettacolo che i siciliani, e non solo, attendono ogni anno. A quanto pare Mamma Etna ha voluto dare il meglio di sé, aggiungendo altra meraviglia ad un simile scenario, così da lasciare tutti a bocca aperta. Nella notte tra domenica 13 e lunedì 14 dicembre il vulcano è infatti tornato a eruttare. Nella mattina di lunedì Catania e molti comuni alle pendici dell’Etna si sono svegliati ricoperti di un sottile velo di cenere.

Nessuna preoccupazione

Una attività che, come evidenziato dalle Guide Vulcanologiche Etna Nord, non deve destare preoccupazione. “Si tratta di normali fenomeni eruttivi tipici dell’Etna che si sviluppano nella parte sommitale del vulcano, quindi distante dai centri abitati”. Le Guide aggiungono di evitare di avvicinarsi in escursione ai crateri sommitali in queste ore, “per via della pericolosità del fenomeno, accentuata dalla forte instabilità del Cratere di Sud Est”. Una volta terminata l’attività esplosiva si potrà tornare a “vedere la lava ma in condizioni di sicurezza, che al momento non ci sono”.

Fontane di lava nella notte

“Nella tarda serata del 13 dicembre 2020, le reti di sorveglianza dell’Osservatorio Etneo dell’INGV hanno registrato un repentino aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico, accompagnato da un incremento dell’attività stromboliana al Cratere di Sud-Est – si legge nel comunicato ufficiale dell’INGV – . Verso le ore 23:00 locali era in corso una attività caratterizzata da modeste fontane di lava con formazione di una colonna eruttiva spinta dal vento verso sud-sudest. I getti di lava hanno raggiunto altezze intorno ai 150-200 m sopra la bocca eruttiva. Dopo quindici minuti, alle 23:15, il fianco del cono del Cratere di Sud-Est ha cominciato a franare, generando un flusso piroclastico lungo alcune centinaia di metri in direzione sud-ovest”.

“Poco dopo questo primo flusso piroclastico ne è seguito un secondo notevolmente più grande – prosegue il comunicato – , che ha percorso circa 2 km sempre in direzione sud-ovest. Un terzo e più piccolo flusso piroclastico è avvenuto alle ore 23:30. L’attività di fontana di lava si è protratta per poche decine di minuti ed è diminuita poco prima della mezzanotte. Dopo un’ora circa è iniziata una seconda fase di fontane di lava, durata circa 10 minuti. Dopo un intervallo di modesta attività stromboliana, intorno alle ore 02:00 è iniziata una terza fase di basse fontane di lava, della durata di circa un’ora, che è stata seguita da una debole attività stromboliana, ancora in corso nella mattinata del 14 dicembre. Le due colate di lava, quella sul versante meridionale del cono del Cratere di Sud-Est, che ha raggiunto l’area di Torre del Filosofo, e quella sul versante sud-ovest, che si è espansa sul pianoro a monte dei coni del 2002-03 e di Monte Frumento Supino, all’alba del 14 dicembre erano in raffreddamento”.

Un caso eccezionale? Niente affatto.

“Flussi piroclastici simili a quelli verificatisi, denominati anche valanghe ardenti o piroclastiche, sono avvenuti negli anni passati anche in altri settori del Cratere di Sud-Est, ad esempio in concomitanza con l’inizio dell’attività eruttiva parossistica del 16 novembre 2006, durante diversi episodi di fontana di lava nel 2011-2013, l’11 febbraio 2014 e nel marzo del 2017”.

La magia continua

L’attività eruttiva è proseguita lunedì 14 dicembre, giornata che ha visto i tecnici dell’INGV salire in quota per effettuare un sopralluogo.

“Per tutta la giornata del 14 dicembre è continuata l’attività eruttiva al Cratere di Sud-Est dell’Etna  – commenta l’INGV – . Dopo emissioni di cenere nel pomeriggio, in serata si poteva osservare una vivace attività stromboliana da due bocche sul Cratere di Sud-Est”.

In merito al sopralluogo, il comunicato diffuso nella sera di lunedì conferma “il collasso della porzione SO del cono del Cratere di SE e che tale collasso abbia generato i tre flussi piroclastici descritti nei comunicati precedenti”.

“È stato possibile osservare inoltre – prosegue – , che i due flussi lavici si sono generati dalla base del Cratere di SE (flusso Sud) e dal suo basso fianco Sud-Occidentale (flusso lavico di Sud-Ovest). In particolare, il flusso Sud si è allargato alla base del Cratere di SE formando almeno quattro lobi principali che si sono arrestati sul pianoro tra la base del Cratere di SE ed i M.ti Barbagallo. Uno dei lobi ha continuato ad espandersi in direzione SSO per poi arrestarsi tra i M.ti Barbagallo e Mt. Frumento Supino. Il flusso lavico di Sud Ovest si è messo in posto seguendo la stessa direzione del flusso lavico di Sud, raggiungendo ed in parte raggirando verso Ovest M.te Frumento Supino, dove il suo fronte si è allargato ed inspessito”.

“In generale, dalle immagini registrate durante il sopralluogo, si osserva che il flusso di Sud è notevolmente più stretto rispetto all’altro, soprattutto in prossimità del suo fronte. Il flusso lavico di Sud-Ovest, invece ricopre un’area decisamente più ampia sin dalla zona prossimale alla bocca. Durate il sopralluogo, entrambi i flussi lavici non erano più alimentati e si presentavano in raffreddamento. Per quanto riguarda l’attività esplosiva dal Cratere di SE, questa è stata intra-craterica e ha prodotto boati e sporadiche emissioni di cenere che si sono disperse rapidamente in area sommitale sino alle 12:52 UTC, quando ha avuto inizio l’emissione di cenere più cospicua riportata nel comunicato precedente. Questa era prodotta da una bocca esplosiva posta nel settore orientale del Cratere di SE. Infine, il personale INGV in campo ha anche osservato due blande emissioni di cenere (circa alle 11:35 e 11:40 UTC) dal Cratere Voragine che si sono disperse velocemente in area sommitale”.
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