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Monti Lepini, sentieri affollati e divieti con poco senso

Vietato per le regole anti-Covid il sentiero Nardi e lo Scoglio dell’Araguna

Finalmente la foresta si aprì. Davanti a me, lo spettacolo della costa, il tappeto scintillante delle Paludi Pontine, le risplendenti isole di Ponza. Uno spettacolo tra i più belli d’Italia”. Così, nell’Ottocento, descriveva il fascino dei Monti Lepini il tedesco Ferdinand Gregorovius, innamorato di Roma e del Lazio. La bellezza di queste piccole montagne c’è ancora. Intorno ai 1536 metri del Semprevisa, che è la vetta più alta, si distendono faggete e altopiani erbosi. Il calcare forma canyon, falesie e centinaia di grotte, spesso ad andamento verticale. Più in basso sono borghi, castelli e abbazie. Dai crinali si vede il Circeo, sul Tirreno si stagliano Ponza, Palmarola e Ventotene. Dall’altra parte si vede l’Appennino, dal Terminillo fino ai monti della Meta.

Vietato il sentiero Nardi e lo Scoglio dell’Araguna

Per chi vive lontano dal Lazio, i Lepini sono le vette di Daniele Nardi, l’alpinista di Sezze che li ha percorsi per allenamento, e che è partito da qui per le sue spedizioni verso il Karakorum, l’Himalaya e le Ande. Dopo la sua scomparsa sul Nanga Parbat, nel 2019, è stato proposto di ribattezzare il Semprevisa “Cima Nardi”. Per ricordare Daniele, sulla vetta, sono salite tremila persone. Tra loro vari sindaci dei Comuni dei Lepini, con tanto di fascia tricolore. E’ sembrato, per una volta, che gli amministratori di una catena montuosa del Lazio riconoscessero il valore dell’alpinismo e dell’escursionismo nei loro territori. E che quindi, in una giornata di dolore, s’impegnassero in qualche modo a tutelarli.

Nei giorni scorsi Domenico Guidi, primo cittadino di Bassiano, ha scelto una direzione diversa. E dopo aver rivolto un appello ai cittadini perché rispettassero le norme dei DPCM governativi, ha vietato l’accesso e il posteggio dal venerdì alla domenica lungo la “Via Semprevisa nel tratto lungo il Fosso Sant’Angelo” e in “Via Casermette dal km 13,00 al km 14,00”. Per i contravventori è prevista una multa da 400 a 1000 euro, non la cifra per un divieto di sosta, ma l’importo per chi trasgredisce alle norme anti-Covid. Incaricato di far rispettare l’ordinanza è Bernabei Anastasio, “Agende (sic!) della Polizia Locale di Bassiano e Responsabile della Protezione Civile Comunale”. 

Basta uno sguardo a una mappa, per scoprire che il primo luogo citato è alla base del sentiero CAI 710, dedicato a Daniele Nardi, che sale al Semprevisa. E che il secondo è all’inizio del sentiero per lo Scoglio dell’Araguna, una delle falesie più frequentate dei Lepini. 

In questi giorni segnati dal Covid-19 i sindaci devono essere rispettati, e un po’ campanilismo va messo in conto. Sorprende, però, vedere che si prendono provvedimenti pesantissimi a carico dei forestieri che frequentano le rocce e i sentieri, e non contro chi passeggia nel centro di Bassiano. Forse, invece di reprimere e basta, si potrebbe limitare l’afflusso con metodi più moderni. Posteggi a numero chiuso e/o su prenotazione, e magari a pagamento, esistono in Trentino e in altre parti d’Italia. Creare un sistema di questo tipo è facile, e magari consente di far guadagnare qualcosa a qualche ragazzo di Bassiano che non lavora a causa della pandemia. Ci auguriamo che il sindaco Guidi ci pensi. 

Il problema dell’affollamento

Il problema non riguarda solo i sentieri e le falesie di Bassiano, che ha dato i natali intorno al 1450 ad Aldo Manuzio, uno dei primi editori italiani. Il Lazio è tra le Regioni “gialle”, l’estate di San Martino non è ancora finita. Al contrario dei vicini monti Lucretili e Aurunci, i Lepini non sono protetti da un Parco, ma sono ancora aperti alla caccia. 

I Lepini, dove si cammina tutto l’anno, si raggiungono da Latina, da Frosinone e da Roma. L’afflusso di escursionisti, che in passato era scarso, è diventato imponente, anche in autunno inoltrato. Molti sentieri sono stati segnati da poco dalle sezioni locali del CAI, ma il terreno resta complicato. Più volte, nelle ultime settimane, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è dovuto intervenire. Qualche giorno fa Amedeo Mattia Parente, presidente del Gruppo Regione Lazio del CAI, ha lanciato un appello. “Capita di vedere persone che iniziano una escursione nel tardo pomeriggio, cosa estremamente rischiosa in questo periodo di giornate brevi”, o che “salgono in montagna con ai piedi scarpe da tennis”.

Domenica 15 novembre sul posteggio di Pian della Faggeta, dove inizia un altro sentiero per il Semprevisa, alle 9 di mattina c’erano più di 40 auto, e all’ora di pranzo erano triplicate. Per evitare la folla ho scelto di andare verso i monti Erdigheta e Pizzone. Prima, intorno alle 8, ero partito dal valico della Cona di Selvapiana verso il Monte Malaina, un percorso dove non va quasi nessuno. Dopo mezz’ora, però, sono stato allontanato da un gruppo di cacciatori che stava per iniziare una battuta al cinghiale. Questi eventi, secondo la legge, dovrebbero essere segnalati da un cartello all’inizio del sentiero. Ma il cartello non c’era. 

Ai sindaci dei Lepini, e ai responsabili della Compagnia dei Lepini, l’ente della Regione Lazio che promuove il territorio, va l’invito di rispettare e far rispettare escursionisti, arrampicatori, speleologi, mountain-biker e appassionati del parapendio che frequentano i loro monti. Sono personaggi che a volte possono sembrare bizzarri, ma sono il reddito e il futuro di un territorio come questo. Personalmente considero la caccia, specie quella al cinghiale con carabine a pallettoni, un’attività del passato, inutilmente pericolosa e violenta. Credo che l’unica scelta giusta per il futuro dei Lepini sia l’istituzione di un Parco. Ma ci vuole consenso, e non si può fare in pochi giorni. Le battute pericolose, però, devono essere segnalate come prevede la legge. 

E’ giusto rivolgere un invito anche agli escursionisti del Lazio, che in questi fine-settimana delicati dovrebbero evitare i sentieri più frequentati e famosi. Sui Lepini è il caso di lasciar stare il Semprevisa, il Lupone da Segni, il Cacume da Patrica. Scegliere una meta meno nota può essere altrettanto piacevole, e in più ha il sapore della scoperta. Nel resto del Lazio, vanno evitati i sentieri più noti verso il Monte Gennaro e il Monte Autore. 

L’ultima raccomandazione va a chi propone gite collettive sui sentieri. Le sezioni del CAI e altre associazioni hanno smesso di organizzarle, in omaggio alle regole anti-Covid. Qualcuno continua, e se lo fa con tutte le precauzioni del caso va bene. Domenica scorsa, però, tra il Semprevisa e i monti Erdigheta e Pizzone c’erano almeno due gruppi di 25-30 persone. Non va bene, è pericoloso per tutti. E rischia di giustificare altri divieti sbagliati come quello del sindaco di Bassiano.   

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Un commento

  1. non capisco come mai, io che sono un escursionista solitario residente in Lombardia, non posso andare a oltre 100 mt dalla mia abitazione, mentre un giocatore dilettante di golf può spostarsi ovunque, anche tra regioni rosse diverse
    il CAI ha oltre 322.000 iscritti, e l’unica cosa che sa fare per tutelarne i diritti, e dirgli di stare a casa e rinnovare le tessere, come operazione di lobby non c’è male, preferirei gli stessi dirigenti della federazione golf, che magari non sono così “istituzionali” pieni di “senso di responsabilità” e prodighi di sermoni, ma mi consentirebbero di andare in montagna in sicurezza

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