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Luca Mercalli: “Il virus ci sta insegnando cos’è il superfluo”

Scuole, uffici e fabbriche chiuse. Spostamenti ridotti al minimo indispensabile, città silenziose e, forse, con un’aria più pulita. È l’altro lato della medaglia del lockdown in cui l’intero Paese si trova da ormai un mese. A dimostrarlo le osservazioni satellitari della Nasa che certificano una riduzione del biossido di azoto (le prime osservazioni riguardano i cieli cinesi, analoghe misure confermano la riduzione anche in Italia). Cosa significa questo? Ne abbiamo parlato con il climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana Luca Mercalli.

Buongiorno Luca, prima di iniziare a parlare di clima le vorremmo chiedere come sta vivendo questo momento di chiusura?

“Al di la della tristezza per la situazione sanitaria, per i tanti morti e per le tragedie familiari, sto vivendo questo come un grande esperimento. Un situazione che ci permette di capire cos’è veramente importante e cosa invece non lo è: ciò a cui potremmo rinunciare un domani per tutelare l’ambiente.

Sono onesto dicendo che non soffro più di tanto i trasporti limitati, soffro invece della mancanza di libertà. Del poter uscire di casa e fare quel che voglio, ma non soffro l’impossibilità ai viaggi, a quelli lunghi, o agli aerei. Già prima limitavo i miei spostamenti a quelli necessari per lavoro.”

Quindi ha cambiato di poco le sue abitudini con il lockdown…

“Diciamo che ho recuperato quelle piccole cose che, a livello domestico, aiutano a stare bere, come la lettura. Ho cercato di occupare il tempo riuscendo a non avere un minuto di noia in tutto il mese. Potrei dire di essermi un po’ preparato a questa situazione, un mio libro di dieci ani fa si chiama proprio ‘Prepariamoci’. Questo mi ha permesso di essere meno ansioso su alcuni fattori, come la fornitura alimentare. Ho la fortuna di avere un orto vicino casa, cosa che in questo momento mi rende molto autonomo.”

Lei quindi era già adattato al telelavoro…

“In parte si. Le attività che non lo erano le ho riconvertite nel giro di una settimana, come ha dovuto fare il Paese. L’ha dovuto fare in un tempo veramente breve e l’ha fatto anche bene. Un evento che ci fa di nuovo vedere l’assurdità delle chiusure mentali precedenti la pandemia. Saremmo potuti passare al telelavoro in modo più tranquillo e graduale, senza l’affanno della fretta. Spero possa essere un’eredità per il futuro.”

Veniamo a noi. Si sta parlando molto della riduzione degli inquinanti nell’aria, anche i valori di PM10 sono in calo?

“Il PM10, ovvero il valore del particolato nell’aria, è l’unico indicatore dell’inquinamento che non è sceso come successo agli altri. Sono diminuiti gli ossidi di azoto ed è diminuita la quantità di anidride carbonica fossile. Una chiara conseguenza del blocco della circolazione.”

Il particolato invece?

“Il particolato è una bestia più eterogenea che non arriva solo dalle automobili. Dati chiari indicano come sergente l’attività agricola. Si genera dai liquami che vengono sparsi in agricoltura. Questi producono ammoniaca che è una fronte di particolato secondario.

Provenendo da tanti compartimenti della nostra società, e non solo dal traffico, questo non è sceso più di tanto. Questa osservazione, per chi lavora nel settore delle misure della qualità dell’aria, è stata un’eccezionale test che ci ha dimostrato come questo particolato nasca a causa della cattiva gestione agronomica degli spandimenti di liquame.”

In rete alcuni parlano di un legame tra l’espansione del Coronavirus e l’inquinamento atmosferico. Esiste?

“Per ora è tutto instabile, in termini di conoscenza. Sono state fatte delle ipotesi, che andranno verificate con cura una volta superata l’emergenza. Sicuramente si tratta di un’influenza multifattoriale che non dipende da un’unica causa. Si può dire, e mi sento di appoggiare l’ipotesi, che vivendo in un’area inquinata i polmoni sono già irritati in partenza e questo rende ‘felice’ il virus. Non è però possibile fare un rapporto causa-effetto diretto altrimenti tutta la Pianura Padana, che è tutta inquinata, avrebbe dovuto avere un incidenza di casi pari a quella di Alzano Lombardo (uno dei primi focolai di Coronavirus nel nostro Paese, nda) dove il virus è stato devastante. Stessa cosa si potrebbe dire di Torino, una delle città più inquinate d’Italia, dove per fortuna non ci sono stati grandi focolai.”

Ultimamente ha dichiarato che questo non è il momento in cui parlare di crisi climatica. Come mai?

“Ho dichiarato che non è questo il momento adatto per parlarne al pubblico, per aggiungere un nuovo problema quando tutti siamo concentrati sul risolvere quello più urgente legato al virus.

Ho sempre però sostenuto che sia importante non lasciar cadere questo tema a livello politico perché, nel momento in cui ripartiremo, tra qualche mese bisognerà subito dare una direzione. Sarà necessario cambiare il timone della nostra economia con scelte politiche a lungo termine. Alle persone ricominceremo a parlare in un momento più tranquillo, daremo nuovamente elementi di riflessione quando saremo fuori da questa angoscia. Ritengo controproducente da un punto di vista comunicativo e psicologico sommare problemi.”

Secondo lei, quando tutto sarà finito, avremo imparato qualcosa da questo evento mondiale?

“È una domanda da porre a tutta la società mondiale, ed è collegata alla risposta di prima. È la politica a dover dare il là perché questo ci sia di insegnamento per il futuro. Una politica avveduta e saggia, basandosi sugli accadimenti attuali, dovrebbe riprogrammare un futuro sostenibile dove l’economia non sia più il fattore dominante ed esclusivo della nostre scelte. Deve essere un mercato a servizio dell’uomo e non al contrario.”

Ci saranno d’aiuto anche gli attuali dati sulla riduzione dell’inquinamento?

“È importante ricordare che questa riduzione non servirà a nulla se dopo si ricomincia come prima. Rimane come una pausa di pochi mesi che nel corso degli anni verrà saturata.”

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3 Commenti

  1. Magari si impara a chiedersi sempre; è necessario?
    E se si è risposto positivamente, domandarsi ancora : è sufficiente ?
    Mio nonno del 1888 mi diceva sempre di domandarmi prima di una mia decisione : se la tua legge fosse legge universale ?

  2. Ottimo articolo. L’unica parte di questo articolo in cui mi sento di dissentire è la politica. Non è detto che è la politica, che sebbene sia avveduta e saggia possa fare qualche cosa. Chi può fare in modo avveduto e saggio sono i cittadini. Francamente dubito che la politica può giovare.

  3. In tutto quanto è accaduto con questo virus, alla politica non importerà assolutamente nulla presa come sempre a litigare ed a cercare posizioni di potere. Ai nostri politici, oltre alle parole, non importa assolutamente nulla delle migliaia di morti dovuti in parte al virus ed in buona parte al modo criminale con cui, in questi anni, è stata trattata la sanità. Passata l’emergenza – state pure sicuri – si tornerà a litigare su tutto ma senza cercare di capire il perché di quanto è successo. Nessuno dei nostri mestieranti politici tenterà di capire (perché non grado) e cosa fare in futuro (perché indifferenti) per affrontare la certa prossima certa calamità.

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