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Il video del crollo di un enorme fungo di ghiaccio sul Cerro Torre

“Senza parole per questo video, solo la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta nello stare alla larga dal Cerro Torre con queste condizioni”. Questo il commento di Matteo Della Bordella di fronte al video, realizzato dall’alpinista russo Dmitry Golovchenko e divulgato da Patagonia Vertical, di un ingente crollo verificatosi lungo la parete Est del Cerro Torre lo scorso 27 febbraio. Trattasi del distacco di un enorme fungo di ghiaccio, similare a quello cui, solo pochi giorni prima, il Presidente dei Ragni di Lecco aveva assistito in prima persona, dalla vetta dell’Aguja Poincenot, insieme a Matteo Pasquetto e Matteo Bernasconi. “Il crollo del 22 febbraio cui ci siamo trovati di fronte noi è stato minore in termini di dimensioni ma ugualmente impressionante”  commenta Della Bordella.

Il racconto di Matteo Della Bordella del primo crollo

“Abbiamo sentito un boato – raccontava pochi giorni fa Della Bordella -. Voltando lo sguardo verso la parete Est del Cerro Torre abbiamo assistito al distacco di un enorme fungo di ghiaccio, il quale si è frantumato in mille pezzi, provocando una nuvola di neve che ha investito completamente la parete sia del Torre che della Torre Egger. Abbiamo avuto giusto il tempo di fotografare la fase finale di questo crollo (che inizialmente era 4 volte più grande di ciò che si vede in foto) ed essere consapevoli che la nostra scelta è stata molto saggia questa volta e che dovrà assolutamente esserlo anche nelle occasioni future“.

L’enorme fungo crollato il 27 febbraio

Il distacco ripreso da Golovchenko sarebbe avvenuto, secondo quanto riportato da Patagonia Vertical, il 27 febbraio attorno alle ore 11.25 del mattino e avrebbe interessato alcune porzioni della via dei Ragni. “Le conseguenze avrebbero potuto essere serie”. Alla base del crollo una probabile “combinazione di gravità, calore e umidità”. A chi chiede sui social a Matteo Della Bordella, oramai esperto di Patagonia, se non siano normali distacchi dal fungo sommitale del Torre, il Ragno di Lecco ha risposto: “Di queste dimensioni decisamente no“.

“Non conoscendo i fattori che influenzano gli strati più profondi di questi funghi di ghiaccio, è difficile ipotizzare un protocollo per minimizzare l’esposizione a simili rischi. Ma un primo suggerimento potrebbe essere l’evitare periodi in cui lo zero termico sia al di sopra della base della via (2300 m)” scrive Rolando Garibotti sul suo blog.

 

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