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Gasherbrum II, la prima invernale del Karakorum

Era il 2 febbraio 2011 quando Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards si sono fermati dove finisce la salita e hanno guardato gli orologi. Le 11:28 pakistane. Erano in cima al Gasherbrum II, la tredicesima montagna della terra, nella stagione più fredda.

Una data storica per l’himalaysmo, che vede in questa realizzazione la prima invernale su uno dei cinque Ottomila pakistani (GI, GII, Broad Peak, K2, Nanga Parbat). Una spedizione perfetta sotto tutti i punti di vista, pulita e veloce, con giusto un piccolo intoppo durante la discesa che per fortuna si è risolto nel migliore dei modi.

La vetta, arrivata appena 22 giorni dopo l’arrivo in elicottero della squadra a campo base, rappresenta la terza invernale per Simone Moro che ha così eguagliato Krysztof Wielicki e Jerzy Kukuczka (nel 2016, con la salita del Nanga Parbat, diverrà il primo e unico alpinista a poter vantare 4 prime invernali); la seconda per Denis Urubko; la prima per Richards.

La discesa

Se la salita è andata liscia come l’olio altrettanto non si può dire della discesa e, si sa, l’avventura finisce solo quando gli alpinisti sono tutti al sicuro a festeggiare nelle tende del campo base. Durante il ritorno le condizioni meteorologiche peggiorano e i tre si ritrovano immersi nella bufera con venti a 120 chilometri orari proprio mentre si trovano ad affrontare il grande labirinto ghiacciato che si estende alla base della montagna. Un dedalo di crepacci e seracchi che ogni tanto si frantumano rilasciando nell’aria un rombo assordante. Spesso e volentieri succede nel silenzio della montagna, quando le spedizioni sono lontane dal pericolo, ma non sempre. Nel 2011 un seracco è crollato proprio mentre Simone, Denis e Cory legati in cordata scendevano dalla montagna. Li ha trascinati per metri prima che la sua energia si esaurisse restituendo all’alta quota il suo silenzio.

“Siamo vivi per miracolo” è il racconto di Moro. “Io sono uscito per primo e scavando con le mani ho liberato Denis e Cory” poi, con calma, hanno ripreso la discesa verso valle. Un ultimo tratto in cui Richards finisce per due volte dentro a due giganteschi crepacci da cui si salva grazie alla corda e alla prontezza di riflessi dei compagni.

Una grande realizzazione che apre le porte alle ultime sfide invernali. L’anno dopo arriva infatti la prima invernale al Gasherbrum I compiuta per mano dei polacchi Adam Bielecki e Janusz Gołąb. Nel 2013 è poi toccato al Broad Peak di nuovo grazia ad Adam Bielecki insieme a Maciej Berbeka, Tomasz Kowalski e Artur Małek. Pochi anni dopo, nel 2016, è caduto anche il Nanga Parbat, su cui Moro è stato grande protagonista.

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