Sport estremi

Mike Horn e Borge Ousland a 85°N. Traversata artica quasi completata

I due esploratori devono ora raggiungere la Pangaea a 82°N

“Siamo lentamente in arrivo a 85 gradi di latitudine Nord sul lato norvegese, che ricordiamo essere la stessa latitudine a cui siamo saltati giù dalla Pangaea in Alaska. Nel mezzo abbiamo coperto oltre 1000 chilometri passando per il Polo Nord”. La traversata artica di Mike Horn e Borge Ousland sta giungendo al termine, lentamente come l’avanzare delle loro slitte sui ghiacci polari.

“Il nostro obiettivo è di mettercela tutta per arrivare a 84 o 83 gradi Nord col cibo che resta, che inizia a scarseggiare. Ma siamo ben preparati e abbiamo valutato ogni possibile alternativa. Con 10 giorni di cibo residuo è finalmente tempo per noi di tornare a casa dai nostri cari”.

Un messaggio carico di fiducia quello comparso sul profilo Instagram di Horn il 22 novembre. In accordo con il GPS tracker della spedizione, l’85esimo parallelo è stato in realtà toccato il 18 novembre. Purtroppo gli aggiornamenti social, per quanto quotidiani, arrivano alle nostre latitudini con un certo ritardo. Facendo due conti, Mike e Borge stimano di terminare cibo (e si spera di lì a poco anche il viaggio, raggiungendo gli 82 gradi di latitudine Nord dove li attende la Pangaea) tra pochi giorni, entro fine mese. Un ultimo sforzo al termine di un percorso insidioso.

Ultimi giorni, ultime fatiche

Abbandonate ormai le speranze, espresse una volta raggiunto il Polo Nord, di trovare migliori condizioni di ghiaccio e vento in direzione Sud, i due esploratori si sono abituati a prendere ogni giorno con tanta filosofia.

Talvolta, a causa dei venti contrari, “è come camminare in un grande cerchio per tutto il giorno, e alla fine ti fermi non molto lontano da dove sei partito al mattino. Una sofferenza mentale!”, si legge in uno degli ultimi aggiornamenti.

Sofferenza per la mente ma anche per il corpo. Settimana scorsa ci avevano resi partecipi della piaga delle unghie incarnite, problema praticamente settimanale. Questa volta Mike ci mostra le mani di Borge, piene di cerotti e medicature, nel tentativo di coprire i tagli aperti dal freddo polare. “Non importa quanto ci impegniamo per proteggere noi stessi dal freddo, dal sale, dal ghiaccio e dal vento. L’esposizione inevitabile a questi elementi chiede poi il conto. Per me i punti deboli sono in particolare pollici e naso. Stanno pian piano diventando neri ma niente di cui preoccuparsi!”.

La mancanza di luce inizia a farsi sentire

Positività sempre e comunque per Mike che però confessa di iniziare a patire la mancanza della luce solare. “Iniziamo a sentirne l’effetto a livello di progressione e a livello di stato mentale. Sebbene io abbia già viaggiato in condizioni di buio costante, non ho mai realizzato come sto facendo ora quanto la luce sia essenziale per tutto”.

“Come uomini siamo stati creati per adattarci e eccellere in diversi ambienti ma ciò non significa che siamo fatti per sopravvivere in ogni ambiente. È solo quando sei totalmente privato di un bisogno umano indispensabile che ti rendi conto del grande regalo che è la vita”.

Ma dove sono gli orsi polari?

Il viaggio volge al termine e, a parte sporadiche impronte, Mike e Borge ancora non hanno incontrato un orso polare. “Sto iniziando davvero a chiedermi dove siano nascosti tutti”.

Una osservazione che lo riporta, come di consueto, a ragionare anche sui cambiamenti climatici che, sulla base della sua esperienza antartica del 2016, risultano decisamente più vistosi nell’Artico. Ghiaccio sottile e instabile e ampie zone di mare aperto hanno reso questa traversata decisamente più complicate di quella al Polo Sud.

“A volte vorrei essere in Antartide e non qui a spingerci al massimo per ottenere il minimo progresso. Poi mi ricordo della mia filosofia di vita: non desiderare mai di essere in un posto diverso da quello in cui ti trovi. C’è sempre qualcosa di positivo da tirar fuori anche dalle situazioni peggiori!”.

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