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Dallo scioglimento dei ghiacci un potenziale per la produzione di energia idroelettrica

È possibile convertire il disastroso scioglimento dei ghiacci causato dal surriscaldamento globale in qualcosa di positivo per l’umanità? I glaciologi dell’ETH di Zurigo e delI’Istituto federale di ricerca WSL ci stanno provando. Secondo un loro recente studio pubblicato sulla rivista Nature le acque di scioglimento dei ghiacciai rappresenterebbero un significativo potenziale mondiale di risorse per la produzione di energia idroelettrica.

Una visione utilitaristica? Di fronte alla perdita di immense meraviglie naturali la si potrebbe vedere in tal senso. Ma in fondo, se la situazione è irrimediabile, come dicono gli scienziati al massimo rallentabile, è anche bene valutare il da farsi in un futuro non troppo lontano.

Il ruolo dei ghiacciai nel ciclo dell’acqua

Che le acque conservate nei ghiacciai montani rappresentino le maggiori riserve di acqua dolce del Pianeta dovrebbe esserci ormai chiaro. Esse alimentano i sistemi fluviali e aiutano a compensare il deflusso legato alla stagione estiva. In assenza dei ghiacciai anche i grandi fiumi avrebbero per alcuni mesi l’anno una portata nettamente ridotta, con conseguenze devastanti per le popolazioni che ne fanno uso domestico, agricolo e energetico.

185.000 ghiacciai sotto analisi

Il team di ricercatori, sotto la guida di Daniel Farinotti, professore di glaciologia presso l’istituto sperimentale di ingegneria idraulica, idrologia e glaciologia (VAW) dell’ETH di Zurigo e presso il WSL, ha analizzato circa 185.000 ghiacciai. Aree che, secondo i modelli previsionali, verranno liberate dai ghiacci, diventando potenzialmente bacini idrici.

I ghiacciai campione sono stati individuati a partire da un inventario globale, selezionando le masse glaciali con superficie superiore ai 50.000 metri quadrati, al di fuori della regione subantartica. A questo punto sono state create delle dighe di sbarramento virtuali all’estremità odierna di ciascuno ghiacciaio, con orientamento e altezza studiati in funzione delle caratteristiche del bacino idrico potenzialmente derivante dallo scioglimento di ciascun ghiacciaio.

Uno studio ingegneristico virtuale volto ad ottimizzare nel giusto equilibrio profitto e minimo impatto ambientale.

Stima dei potenziali teorici

Il potenziale di stoccaggio è stato poi calcolato utilizzando modelli altimetrici digitali del terreno subglaciale e un modello numerico previsionale in grado di fornire una idea della evoluzione futura dei ghiacciai.

Il potenziale massimo idrico teorico calcolato così per questi siti è risultato pari a 875 chilometri cubi (km3), che potrebbero corrispondere ad un potenziale di energia idraulica totale massimo teorico di 1.350 terawattora (TWh) all’anno.

Cifre che per i non addetti ai lavori dicono poco. Andiamo a cercare di comprenderne la portata a partire dalle parole di Farinotti.

“In totale, questo potenziale teorico corrisponde a circa un terzo della produzione attuale di energia idroelettrica in tutto il mondo. Tuttavia, solo una parte di questo potenziale sarebbe effettivamente realizzabile”, dichiara il Professore alla rivista svizzera LaRegione.

Dalla teoria alla pratica

Il team si è allora concentrato sulla definizione di una stima meno teorica, ottenendo come risultato che circa il 40 % del potenziale totale teorico potrebbe considerarsi “possibilmente” idoneo alla produzione energetica. Il volume stimato sarebbe pari a 355 km3 per un potenziale di energia idraulica di 533 TWh all’anno. Valore che corrisponde a circa il 13 percento della produzione attuale di energia idraulica in tutto il mondo.

Secondo uno scenario medio di cambiamento climatico delineato dagli scienziati, tre quarti del potenziale di stoccaggio potrebbe già essere disponibile entro il 2050.

Molto bene a livello energetico, molto male per la natura.

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Un commento

  1. Confesso di avere i brividi al pensiero di certi nostri amministratori e imprenditori, qualora dovessero fiutare affari.

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