Alpinismo

Piolets d’Or 2019, la notte degli oscar dell’alpinismo

Una serata ricca di emozioni quella che ha accompagnato la consegna dei Piolets d’Or 2019. Prima della cerimonia un momento di grande significato ha visto salire sul palco Adam Bielecki (in un’insolita mise elegante), Denis Urubko e Jarosław Leszek Botor insieme all’ambasciatore francese in Polonia. I tre alpinisti, protagonisti del salvataggio della francese Elisabeth Revol sul Nanga Parbat, sono stati insigniti della Legione d’Onore, la più alta onorificenza concessa dal governo francese.

 

Les Piolets d’Or

Introdotto l’anno scorso, con il trasferimento del Piolets d’Or in Polonia, il primo premio a essere assegnato è stato il Piolets d’Or polacco che quest’anno è andato ad Andrzej Bargiel, per la prima discesa con gli sci del K2. Lo sciatore estremo, attualmente impegnato sull’Everest, non ha potuto ritirare direttamente il premio ma ha fatto arrivare i suoi ringraziamenti dal campo base della più alta montagna del mondo.

Grande spazio è stato poi dedicato ai tre Piolets d’Or che quest’anno, per la prima volta da quando esiste il premio, ha visto premiare due alpinisti scomparsi: David Lama, per la sua salita solitaria lungo la cresta ovest del Lunag Ri (6895 m, Nepal), e Hansjörg Auer, per la salita solitaria della parete ovest del Lupgar Sar West (7181 m, Pakistan).

Per un attimo il clima disteso che ha sempre caratterizzato il Ladek Mountain Festival, più importante manifestazione polacca dedicata al mondo della montagna, si è fatto più serio. La grande festa, che accompagna il più alto riconoscimento alpinistico a livello mondiale, è stata messa da parte e la commozione si è fatta largo tra conduttori, ospiti e il numerosissimo pubblico. A ricevere il premio per David Lama sono stati il papà e la mamma del ragazzo insieme a Conrad Anker, amico di David e già suo compagno sul Lunag Ri durante uno sfortunato tentativo del 2016 in cui Anker è stato colpito da un infarto in quota. Profondo rispetto quello di Conrad per l’amico andato prima del tempo. Lo stesso che è stato dimostrato dal pubblico della serata, lasciatosi andare a un lungo applauso di saluto a uno dei giovani più forti e promettenti dell’alpinismo internazionale.

Scena simile qualche minuto dopo, quando a essere premiato è stato il tirolese Hansjörg Auer. Per lui è salita sul palco buona parte della famiglia con la mamma, i due fratelli, la sorella e la fidanzata. Un ricordo felice ma amaro quello della famiglia che alla fine non è riuscita a trattenere le lacrime ed è esplosa in un grande abbraccio.

 

Per la seconda volta sul palco dei Piolets d’Or è invece salito il figlio d’arte Aleš Česen (già premiato nel 2015, insieme a Marko Prezelj e Andrej Lindič, con il Piolets d’Or per l’ascensione della parete nord dell’Hagshu, 6515 m) che ha ricevuto, insieme a Luka Stražar e Tom Livingstone il prestigioso riconoscimento alpinistico per la prima salita della nord del Latok I (7145 m).

 

La piccozza alla carriera

Uno dei momenti più attesi della serata è stata l’assegnazione del Piolets d’Or alla carriera, che quest’anno è andato alla leggenda vivete dell’alpinismo himalayano Krzysztof Wielicki. Vero è proprio protagonista della storia dell’alpinismo Krzysztof si è unito agli altri prestigiosi nomi che in questi anni hanno ricevuto il riconoscimento per la loro carriera alpinistica. Primo tra tutti Walter Bonatti, a cui il riconoscimento è dedicato.

“La mia più grande impresa è essere sopravvisto” ha commentato un Wielicki dal palco. La sua storia alpinistica è una vera e propria epopea che racconta di riscatto e successo sulle più alte montagne del mondo. Protagonista indiscusso dell’himalaysmo invernale è stato il primo uomo, insieme all’amico Leszek Cichy, a raggiungere la vetta dell’Everest in inverno (17 febbraio 1980). Ne salirà altri due: il Kangchenjunga nel 1986, con Jerzy Kukuczka; e il Lhotse nel 1988, da solo, divenendo così il primo e unico uomo ad avere scalato in solitaria un Ottomila durante la stagione più fredda. Inoltre ha salito tutti i 14 Ottomila, alcuni dei quali utilizzando l’ossigeno supplementare.

Krzysztof è un leader e un capospedizione di lunga esperienza. Non scala più, ma non ha abbandonato l’alpinismo himalayano. In questo periodo è infatti impegnato nell’organizzazione della prossima spedizione nazionale polacca intenzionata a scalare il K2 in inverno. Partenza prevista per l’inverno 2020/2021, ma è ancora presto per scrivere di questo nuove progetto. Ora è tempo di festeggiare è godersi il meritato riconoscimento a una carriera e una persona uniche. Zdrówko Krzysztof.

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