Alpinismo

K2 come l’Everest? 179 i permessi per la salita

Non ho particolare nostalgia delle lunghe file lungo il Baltoro di portatori stanchi, con ai piedi ciabatte di gomma, che gelano di notte sotto laceri tarpal e si bruciano nel sole e nel suo riverbero di giorno e del loro odore rancido.

Ma quando il K2 sarà come l’Everest che abbiamo visto fotografato questa primavera la mia sarà pena, rabbia e disprezzo. Per quel che conta. Nonostante i portatori saranno, come già in parte sono, meglio vestiti e attrezzati.

179 sono i permessi personali rilasciati dal Dipartimento del Turismo del Gilgit Baltistan ad alpinisti per la scalata del K2. Alcuni sono al già al Campo Base altri in marcia da Askole e sul ghiacciaio Baltoro. 398 è il totale dei permessi rilasciati per tutte le cime del Karakorum: Broad Peak, Gasherbrum, Nanga Parbat, per parlare di 8000, ma anche Latok, Torre Mustang.

Continuo a essere in disaccordo con i commentatori di cose di montagna che reputano il K2 talmente diverso dall’Everest da non poter diventare un Circo Barnum del narcisismo umano.

Lo si diceva anche dell’Everest, quando il turismo d’alta quota era molto limitato e si concentrava sul Lobuche Peak o sul Pastore Peak, ma voglia vien mangiando e per rimanere nelle frasi fatte business is business. Certo, il K2 ne ucciderebbe molti di più, ma è anche vero che la via alla vetta inaugurata nel ‘54 dagli italiani fino a 7900 è perfino più sicura di quella dell’Everest. Ovvio, il “Collo di Bottiglia”, lassù attorno agli ottomila metri, è un ostacolo che mette in fila tutti sotto un seracco alto 6 piani di un condominio, ma se i solerti  lavoratori “sherpa” o i loro emuli pakistani  portassero su ossigeno a gogò, come in parte stanno facendo, durante le finestre di bel tempo che si presentano sempre in Karakorum nella seconda metà di luglio, darebbero a moltissimi la possibilità di provarci con una certa sicurezza. La logistica dei campi al K2 è però più complessa: c’è molto meno spazio, anche se sulla Spalla a 7400m, punto di partenza per il balzo finale, di tende ce ne puoi metter un centinaio.

Dire che il K2 non diventerà come l’Everest è un’emerita idiozia: è nascondere il problema e un’incitazione a fare danni d’immagine alla montagna, all’alpinismo, al buon senso e al buon gusto.

Cosa possiamo farci? Probabilmente poco, certo il Pakistan, come la Cina, ha meno fame di soldi del Nepal e potrebbe proteggere con dei divieti le sue montagne, la loro immagine e il suo ambiente naturale. Possiamo anche impegnarci a disincentivare la salita delle cime più aggredite del fenomeno: “anch’io sul tetto del mondo”.

L’alpinismo esplorativo d’alto livello che alcuni top alpinisti esercitano (anche quest’estate in Karakorum) è un esempio di come si possono trovare bellezza, natura e avventura, estrema o meno, anche in valli e su montagne meno note, il Pakistan ne è letteralmente pieno.

Io, comunque, faccio il tifo per il K2.

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Un commento

  1. “Cosa possiamo farci”? Chiede nel suo articolo, Signor Polenza.

    A mio avviso nulla. Sarà la montagna che farà selezione naturale, nel senso che l’Everest è più abbordabile ai turisti d’alta quota mentre il K2 è troppo più difficile e tecnico…e pericoloso.

    Quindi a mio avviso è probabile, come dice, che il K2 si commercializzi molto, in proporzione in maniera simile all’Everest ma non si toccheranno mai i livelli assoluti dell’Everest secondo me…Altrimenti farebbe più morti di una guerra.

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