Cronaca

Etna, situazione in miglioramento

Tutto è iniziato nei giorno della vigilia di Natale quando ha preso avvio l’attività vulcanica caratterizzata da una fase effusiva e da una grandiosa attività stromboliana con un pinnacolo di ceneri che si è innalzato nel cielo per chilometri. La nube, trasportata dal vento, era talmente densa e voluminosa da essere visibile anche dallo spazio oltre ad aver provocato qualche problema al traffico aereo.

Fin qui tutto nella norma, l’Etna è famoso per regalare momenti di puro spettacolo. A trasformare però questa meraviglia della natura in qualcosa di più spaventoso sono bastati pochi minuti nella mattina di Santo Stefano. Infatti, alle 03:19 del 26 dicembre, un terremoto di magnitudo 4.8 ha provocato alcuni crolli e ha reso inagibili decine e decine di abitazioni. In crescita il numero degli sfollati per cui la Regione Sicilia ha messo a disposizione gli hotel, anche se molti cittadini per timore di atti di sciacallaggio hanno preferito dormire in auto nei pressi della propria casa. Con il passare dei giorni però gli abitanti, spinti sia dalle misure di protezione sia dalle rigide condizioni climatiche, stanno lasciando i freddi sedili delle automobili per una più comoda e calda camera d’albergo.

Da una parte aumenta quindi il numero degli sfollati mentre dall’altra parte diminuisce l’intensità delle scosse. Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre i sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) hanno infatti registrato sette scosse di cui la più intensa di magnitudo 2. Situazione in progressivo miglioramento anche sul vulcano più grande d’Europa che, in questi giorni di festa, non vedrà sciatori e ciaspolatori lambire le sue pendici. I valori dei tremori nei condotti lavici, che registrano l’energia del magma in risalita, sono in attenuazione e anche la fase effusiva dell’eruzione pare regredire. Solo l’attività stromboliana persiste con esplosioni ed emissione di una vistosa colonna di gas e ceneri.

I numeri dell’Etna

La storia dell’Etna è costellata di eventi distruttivi, per le cose, ma non per le persone. Se si escludono infatti le eruzioni del 25 novembre 1843, quando un’eruzione di lava travolse 70 persone uccidendone une trentina, e l’evento del 1979, quando un gruppo di turisti si avventurò fin sul bordo del cratere dove venne colpito da un’esplosione di sassi, “a muntagna” non ha mai provocato grandi tragedie umane.

L’eruzione più lunga della storia prese avviò nel 1614 e durò per circa dieci anni mentre quella più distruttiva avvenne meno di un secolo dopo, nel 1669, con l’emissione di 950 milioni di metri cubi di lava. La più distruttiva del XX Secolo accadde invece nel 1928 e durò solo pochi giorni. Durò invece 473 giorni la più lunga eruzione del XX secolo, la cui attività inizio nella metà del dicembre 1991.

Con i suoi 3326 metri d’altezza l’Etna è allo stesso tempo timore e amore, è fonte di vita e di distruzione. È un simbolo, e non solo per i suoi abitanti. “A muntagna”, venerata e rispettata da chi tutte le mattine si sveglia alle sue pendici, è tutt’altro che una cima alpina. Le sue terre scure donano la vita, ma i suoi borbottii possono toglierla in un attimo. Non è un destino crudele, è il normale corso delle cose che si ripete di anno in anno. Lo sanno bene i catanesi, oggi in ginocchio, che la montagna non è nemica. È viva, si muove, sussulta, e i suoi concittadini la affrontano come si farebbe con un adolescente problematico che ancora ha tante energie da smaltire. Ha fatto qualche danno, ma con calma e pazienza tutto tornerà nella norma e i danni saranno riparati. In fondo la montagna ha portato via solo cose materiali e non ha “bruciato” nessuna vita, alla faccia dei messaggi anti-siciliani che hanno inondato i Social Network.

Che le pendici dell’Etna possano tornare presto a riempirsi di trekker, di amanti delle curve, della polvere e di appassionati esploratori della natura.

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