Alpinismo

Scompare a 94 anni la leggenda dell’alpinismo Fred Beckey

Si è spento a 94 anni a Seattle Fred Beckey, leggenda dell’alpinismo statunitense. Beckey era però tedesco: nato a Dusseldorf nel 1923; emigrò con la famiglia a due anni negli Stati Uniti.

Fin da giovane è incontenibile il suo desiderio di arrampicare, che esprime prima negli scout poi nel club alpinistico di Seattle. Il nome di Fred Beckey inizia però ad affermarsi negli ambienti alpinistici quando a 19 anni, assieme al fratello, fece la seconda salita del Mt. Waddington, nella British Columbia, utilizzando delle ciabatte in feltro sopra le scarpe da ginnastica per superare i tratti ghiacciati. Fu un’impresa che fece molto parlare, anche perché in quegli anni quella montagna era considerata tra le più complicate e spaventose del Nord America. 

Famosa la foto di Fred Backery con il cartello “faccio sicura per cibo”

Nel 1954, nel giro di un mese, in Alaska aprì una via sulle sperone nord-ovest del Denali, una sulla cresta sud del Mount Deborah ed una terza sulla cresta ovest del Mount Hunter.

La sua fame lo portò ovunque, aprendo centinaia di nuove vie, sebbene le montagne del Nord America rivestiranno sempre un ruolo fondamentale nella vita alpinistica di Beckey, tanto che le sue guide d’arrampicata sono famose in tutto il mondo.

Membro onorario del American Alpine Club, il presidente, Jim McCarthy, lo ha voluto ricordare con queste parole: “Ha avuto una passione per la ricerca dell’ignoto che è probabilmente senza pari”.

Una passione per le montagne a cui Beckery ha dedicato tutta la sua vita, tanto da diventare il simbolo di quello che gli americani chiamano un dirtbag climber, ossia una scalatore che rinuncia al lavoro, ad uno stile di vita che segue le norme sociali per potersi dedicare solo ed esclusivamente ad arrampicare.  

Una passione che non lo aveva abbandonato nemmeno a 94 anni, tanto che la sua amica di sempre Megan Bond, nel dare l’annuncio della morte ha scritto: “Stavamo progettando un altro viaggio all’Himalaya per la prossima primavera. Aveva ancora tante cose da fare. Ha avuto una buona morte e una grande vita”.

 

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