Shisha, è una vergogna: tuona Vallejo
LHASA, Tibet — "Le corde fisse sulla parete sud dello Shisha Pangma sono un sacrilegio e una vergogna. Quel luogo è un santuario dello stile alpino, rimasto tale per 25 anni. Ci vuole più rispetto". E’ la voce di Juan Vallejo a levarsi contro l’affronto che a suo dire si sta per compiere sullo Shisha Pangma. L’alpinista, impegnato con Alberto Inurrategi e Mikel Zabalza sull’Hornbein Couloir dell’Everest, ce l’ha contro alcuni colleghi che, con candore, hanno detto loro di voler piantare corde fisse lungo la via degli inglesi.
Vallejo, 38 anni, ex-componente di punta delle spedizioni Al Filo de Lo Imposible della tv spagnola, è sconcertato dalle intenzioni di quei suoi colleghi alpinisti. Lui che ha sempre scalato senza ossigeno e che dopo 8 ottomila ha lasciato le grandi spedizioni per dirigersi verso vie difficili, per salire con team ristretti e stile purissimo.
L’alpinista basco non pretende che tutti, ora, scalino in stile alpino. Ma si domanda perchè, in determinati luoghi, non si possa rispettare l’etica dei primi salitori come si fa nella maggior parte dei nostri Paesi. Il fatto di essere in un paese straniero o di pagare un permesso – dice l’alpinista, – non ci autorizza a dimenticare la storia e ignorare il modo con cui tutti gli altri hanno salito questa parte della montagna".
"Gli inglesi aprirono la prima via in questa sezione di parete in stile alpino – dice Vallejo – e per quanto ne so, tutti gli altri che hanno aperto itinerari o fatto ripetizioni sulla sudest dello Shisha hanno rispettato questa scelta. Lo hanno fatto per almeno 25 anni, come se ci fosse una legge non scritta. Ma all’inizio di questo secolo sono arrivati alcuni gruppi di "vandali" che hanno piantato le fisse in questo santuario di scalata alpina. E altri ne sono seguiti, con la scusa che tanto era già stato fatto, e hanno portato corde, portatori d’alta quota e così via. Dobbiamo tutti fare uno sforzo per mantenere intatti questi pochi avamposti di avventura e autenticità per le prossime generazioni".
Ma con chi ce l’ha, Vallejo? Alla parete sud-est sono dirette una manciata di spedizioni, ma Vallejo non specifica a chi si riferisce. "A loro discapito posso dire che erano giovani (alcuni non tanto, a dir la verità) – scrive l’alpinista -. Forse non conoscevano questa storia. O forse preferiscono far finta di niente".
Una delle spedizioni diretta alla Sud dello Shisha, impegnata sulla via di Scott, è proprio quella dei baschi di Al Filo de Lo Impossible: Edurne Pasaban, Asier Izaguirre, Alex Chicon e Ferran Latorre. Per la verità, comunque, la Pasaban aveva detto di voler usare stile leggero e installare solo un campo a 6200 metri.
Sulla sud-est, ci sono poi dei romeni guidati da Levente Lokodi che vorrebbero aprire in stile leggero una variante della via degli inglesi, seguendo un tentativo fatto anni fa da Jean Christophe Lafaille. Alla sud sono diretti anche gli italiani Roby Piantoni, Marco Astori, Yuri Parimbelli e Adriano Greco, che però sono partiti solo ieri dall’Italia. Decideranno la via di salita sul posto: lo stile, comunque, sarà leggero e veloce. Secondo quanto riferito da Explorersweb tutti gli altri, da Juanito Oiarzabal a Mario Panzeri, da Andrew Lock alla commerciale di Dan Mazur, sono impegnati sulla via normale, a nord. Sulla montagna, ci dovrebbero poi essere un altro paio di spedizioni commerciali su cui mancano informazioni riguardo programma e via di salita.
Al di là delle contingenze, comunque, l’appello di Vallejo rappresenta, per l’alpinismo, un richiamo molto forte. Ripreso dalla celebre rivista d’alpinismo spagnola Desnivel, sta rimbalzando velocemente in ogni parte del mondo: la speranza che sortisca qualche effetto, forse, non è vana.