Alpinismo

Bonatti e Messner. Nemici amici

“Dando un occhio al tenore dei commenti a questo post, devo constatare che vi sono presenti troppe affermazioni buttate lì, alla Facebook, che provano animosità verso i due personaggi. Prego tutti di contenere il versante litigioso e di attenersi allo spirito di questo blog. Grazie della collaborazione”. Alessandro Gogna.

I protagonisti del post che ha provocato i commenti sconvenienti sono nientemeno che Walter Bonatti e Reinhold Messner.

Gogna recupera e pubblica un articolo al vetriolo che Bonatti scrisse 30 anni fa su La Repubblica, l’occasione era stata la salita del Lhotse da parte di Messner, che aveva così inanellato il formidabile record dei 14 ottomila della terra, saliti senza ossigeno. Quel che sorprende i conoscitori dei due Grandi, non è l’articolo in sé, allora Bonatti la pensava così, ma i commenti suscitati a sei anni dalla morte del suo illustrissimo estensore, tanto da far intervenire il saggio gestore del blog per chiedere fair play e moderazione.

Non si capisce cosa abbia indotto Alessandro Gogna a dare la stura ad un dibattito urticante sulla onestà intellettuale o incoerenza, sulla casualità o la sopraggiunta saggezza, riguardo l’amicizia seppur tardiva, tra i due miti dell’alpinismo, andando a rovistare in alcune loro vecchie contrapposizioni. Forse ci illumina quanto Gogna scrive nell’incipit del suo post:

Mi sfugge il perché, ma a suo tempo salutai con grande piacere che tra questi due grandi dell’alpinismo mondiale fosse cominciato finalmente a scorrere buon affiatamento, sia privato che pubblico, fino alla scomparsa di Walter, fino al libro che in seguito gli ha dedicato Reinhold (Il fratello che non sapevo di avere).

Proprio considerati gli sviluppi che ci sono poi stati nei rapporti tra di loro, l’articolo merita ampiamente una rilettura. È sempre curioso osservare come le opinioni, alla fine, possano sempre cambiare, come le antipatie possano diventare simpatie, come le invidie possano sublimare. Insomma è curioso vedere come siamo fatti strani.”

Ecco qui l’articolo recuperato da Gogna e riproposto, con indubbio interesse storico, all’analisi o alla curiosità degli appassionati di “stranezze umane”.

 

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/16/il-limite-di-messner.html

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Un commento

  1. Curioso che lo stesso articolo di Repubblica sia stato ripescato in uno dei punti più interessanti del bellissimo racconto di Alberto Peruffo “Una storia di storie” uscito prima del post di Gogna verso la fine del 2016 su LE ALPI VENETE. Il racconto apre il numero che celebra i 70 anni della rivista cartacea di alpinismo più longeva d’Italia, raccontando le storie che si incrociano intorno a Renato Casarotto. Alessandro Gogna è ampiamente citato (anche fotografato al Teattro Olimpico di Vicenza) e quasi sicuramente avrà letto l’articolo. Inoltre, noi tutti ricordiamo l’altro articolo, sempre di Peruffo, che distrugge il titolo del libro da voi citato IL FRATELLO CHE NON SAPEVO DI AVERE, comparso per la prima volta proprio sul blog di Gogna con il titolo Renato Casarotto o della Consegna di Immaginario o della Morte di Reinhold e della sua Fratellanza.

    Forse Gogna dovrebbe riconoscere a Peruffo il recupero o le rogne di questo interessante dibattito.

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