Alpinismo

Elisabeth Revol, ricordi di un invernale al Manaslu

“Al mio ritorno Nanga, ho finalmente capito che l’Himalaya in inverno non mi lasciava andare, come un’ossessione … è passato un anno, ma ancora il Nanga era sempre presente nei miei pensieri”.

Con queste parole Elisabeth Revol racconta, come in un diario, la sua invernale al Manaslu, scelto per ragioni di sicurezza personale, ma anche per curiosità di esplorare una valle ed una montagna ancora sconosciuta all’alpinista.

“Tutti quei giorni nel cuore della montagna, lottando contro la natura, il vento, il freddo, attendendo nella tenda, sperando di andare avanti, proteggendo le estremità del proprio corpo. La fiducia, il perdere la speranza, il sognare, fare previsioni … Alla fine una storia che sembra così semplice, ma che alla fine è così complessa. Le montagne in inverno impongono limiti che non tengono conto della sopravvivenza umana e le condizioni erano diventate troppo pericolose”.

“Nonostante questo sono così felice di aver vissuto questa nuova avventura in inverno, ho affrontato il robusto freddo di quest’anno ed ho anche vissuto la grande solitudine dell’Himalaya … che è stata l’esperienza probabilmente più ricca della mia vita, ma anche la più estrema e più impegnativa. Un’esperienza che mi avvicina alle risposte riguardo ciò che cerco in questi ambienti, ma che mi fa nascere ulteriori domande nel cuore. Non so se potrò mai rivivere una tale esperienza”.

Elisabeth era arrivata al campo base il 30 dicembre ed ha preso la decisione di rinunciare il 23 gennaio. Nella gallery che vi proponiamo, i ricordi più belli di questa avventura invernale.

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Un commento

  1. Una che ci ha provato in stile alpino, l’anno scorso e quest’anno. Una seria, non un buffone che sale a tutti i costi. Da premiare se si volesse premiare l’alpinismo pulito

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