Il ricordo di Karol
"Davanti a questo panorama di prati, di boschi, di torrenti di cime svettanti verso il cielo, noi tutti ritroviamo il desiderio di ringraziare Dio per le meraviglie delle sue opere, e vogliamo ascoltare in silenzio la voce della natura al fine di trasformare in preghiera la nostra ammirazione."
Figlio dei monti, Wojtyila era nato in un paesino al confine tra Polonia e Slovacchia, sulla catena dei Carpazi. E la montagna la portava dentro. Teatro delle sue vacanze le Dolomiti bellunesi prima e le Alpi Valdostane poi.
Nel mezzo le visite in alta quota, tra i ghiacci, dove lo sguardo si perde nell’orizzonte bianco. Sull’Adamello come sul Mont Chétif, nel gruppo del Monte Bianco, dove disse di sentirsi vicino a Dio.
Il suo rapporto con gli Alpini, la gente delle valli, le Forestali. I suoi occhi brillavano tra i boschi, le cime, i sentieri. Tra il profumo dell’erba arsa dal sole e la luce accecante della neve.
Solo un ricordo, ma forse importante per chi come lui ama la montagna. Un mondo che capiva e conosceva dall’interno. Ammirava la gente di montagna e ben comprendeva il rapporto, a volte difficile, di chi in montagna ci vive, e da essa ne trae la vita.
"Mi preme lasciarvi una speciale esortazione alla fortezza, che è ad un tempo alta qualità umana ed una tipica virtù cristiana. Siate forti nella fede, forti nella laboriosità, forti nello spirito di