CNSAS dell’Umbria: dopo 53 giorni dal sisma finisce la prima fase dell’emergenza
Finisce ieri la prima fase dell’emergenza per il Soccorso Alpino e Speleologico Umbria (SASU) e l’attività nelle zone colpite dal sisma del 30 ottobre, dopo 53 giorni di presenza e di attività continuative a Norcia e nei paesi limitrofi, i tecnici volontari del SASU stanno smantellando le loro strutture, per rimanere in configurazione ridotta, visto che la fase di prima emergenza volge al termine.
4 mesi di emergenza continua per gli uomini del SASU, la cui attività, legata al sisma, era già iniziata il 24 agosto quando persero la vita in 300 ad Amatrice: in quel caso i tecnici volontari del SASU, servizio regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico, sono stati impegnati per un totale di 516 giornate operative, intervenendo fino dalle primissime ore, scavando fra le macerie dei paesi della Valle del Tronto: grazie a questa tempestività i volontari del Soccorso Alpino hanno contribuito a salvare 55 persone vive dalle macerie ed estratto 62 corpi senza vita.
Dopo quella scossa il SASU intervenne anche per il terremoto del 26 settembre che colpì Visso e Ussita, questa volta senza vittime ma con molti danni; in quel caso l’intervento ha riguardato principalmente Camerino, alla ricerca, fortunatamente vana, di eventuali vittime sotto le macerie; parallelamente l’attività del SASU, su richiesta del Dipartimento della Protezione Civile, è stata anche quella di raggiungere la tante piccole frazione che nelle prime ore risultavano isolate, verificando i danni a persone e cose.
Con l’ultima scossa di Norcia, quella del 30 ottobbre, il SASU è rimasto operativo per ben 53 giorni consecutivi con 456 presenze totali: i volontari hanno contribuito ad estrarre viva a Forche Canapine una donna anziana dalle macerie, con l’aiuto anche dell’elisoccorso 118 Icaro 02; anche qui il Soccorso Alpino ha raggiunto subito tutte le frazioni e le case isolate, portando medicinali e viveri in un contesto molto difficile; fondamentale l’attività dei tecnici volontari umbri anche per raggiungere Castelluccio di Norcia e Forche Canapine, rimaste isolate a causa della distruzione delle strade che portavano alle piccole frazioni montane; il SASU ha portato viveri e medicinali sin dai primissimi giorni, aprendo, nel caso specifico di Castelluccio, una nuova strada, fra pascoli e boschi; unico modo, nel primo mese, per raggiungere i 13 abitanti rimasti isolati e che hanno resistito.
Quotidianamente i tecnici volontari hanno raggiunto Castelluccio di Norcia, il borgo che domina il Pian Grande e che si è svuotato lentamente con l’avvicinarsi del freddo; il SASU ha aiutato gli allevatori a spostare il bestiame verso valle, fino all’ultima transumanza del 20 dicembre, che ha di fatto decretato l’abbandono, per la stagione invernale, del borgo di Castelluccio, visto che Emiliano, l’ultimo allevatore che dormiva in quota, se ne è sceso a valle insieme ai suoi 50 cavalli; sempre a Castelluccio i volontari del Soccorso Alpino hanno anche portato in salvo molte opere d’arte che si trovavano all’interno della chiesa oltre ad una campana; ultima operazione a Castelluccio è quella che riguarda la copertura con teli dell’edificio religioso.
Nel frattempo i tecnici del SASU, dopo i primi giorni di emergenza, hanno coadiuvato le tante squadre di tecnici della Protezione Civile per i sopralluoghi degli edifici colpiti dal sisma; presso il COAR il Soccorso Alpino dell’Umbria ha messo a disposizione la propria mensa da campo per i tanti volontari e dipendenti delle strutture operative distribuendo oltre 3000 pasti caldi.