I 50 protagonisti della Montagna del 2025

Tornano anche quest’anno i magnifici 50 della montagna. Alcuni hanno compiuto imprese importanti, a volte incredibili. Altri hanno contribuito in modo consistente alla conoscenza e allo sviluppo del mondo che amiamo. Arrivano da tutto il mondo, anche se, fatalmente, in molti casi abbiamo strizzato l’occhio ai nostri connazionali. Alcuni hanno appena superato i 20 anni, altri hanno spento da un pezzo le 80 candeline, altri ancora, purtroppo, non ci sono più. Tutti, indistintamente, hanno meritato ammirazione, applausi e, talora, perfino affetto.

Quella che potete scorrere in queste pagine non è una classifica. I numeri sono stati assegnati dall’ordine alfabetico, un po’ come il registro della scuola. Incontrerete quindi in ordine sparso alpinisti e scrittori, free climber e rifugisti, trail runner e custodi dell’ambiente, musicisti  e campioni di sport legati in diversa misura alla montagna. Tutti con il loro perché.

Va detto, però, che accanto ai “nostri” 50 protagonisti della montagna ce ne sono probabilmente altrettanti che avrebbero meritato di essere inseriti nella lista. Ma lo spazio tiranno ha imposto delle scelte. E’ il destino di questo genere di iniziative.
Ne erano consapevoli fin da subito i sei professionisti della comunicazione della montagna - Stefano Ardito, Tatiana Bertera, Paolo Paci, Ettore Pettinaroli, Serafino Ripamonti e Filippo Zibordi - che hanno prima indicato i potenziali nomi da segnalare secondo le loro diverse sensibilità e quindi provveduto alla dolorosa scrematura per scendere a quota 50.

Buona lettura

01. Emanuele Andreozzi

Alpinismo

È stato un anno ricco di soddisfazioni per Emanuele Andreozzi. Lo scalatore trentino ha infatti inanellato una serie di salite di primissimo livello, prima tra tutte l'apertura di una nuova via sulla parete nord-ovest del Dente del Gigante effettuata con Santi Padros (difficoltà di M7+ ed AI4+). Nei precedenti mesi invernali Andreozzi aveva aperto quattro vie sulla parete nord di Cima Busazza, nel gruppo dell'Adamello Brenta. Tra queste “Tomas” "(400 metri M5+, AI4) realizzata con Silvestro Franchini e dedicata a suo fratello Tomas scomparso sul Monte Cashan in Perù. È invece delle scorse settimane la nuova via sulla strapiombante parete nord-ovest del Pizzo della Sella (Massiccio del Monte Gallo, vicino a Palermo).  Lunga 580 metri la via presenta difficoltà fino all'VIII-. Andreozzi è stato inoltre incluso nella big list dei possibili vincitori del Piolet d’Or 2025 per la salita di "Per Elisabetta", sulla Nord del Monte Fop (Marmolada) effettuata con Fabio Tamanini e Vaida Vaivadaite (500 metri, WI6, M6+).
Ah, non cercate tracce di Andreozzi sulle “sue” vie: lui in parete non lascia niente.

 

Foto: profilo Facebook @ Emanuele Andreozzi

02. Andrzej Bargiel

Alpinismo

Sull’Everest, quest’anno, sono tornati gli sci. Ventinove anni dopo l’impresa di Hans Kammerlander sul versante tibetano, venticinque dopo la discesa di Davo Karničar sul lato nepalese, il fuoriclasse polacco Andrzej Bargiel, 37 anni, è sceso dalla vetta dell’Everest al ghiacciaio del Khumbu senza utilizzare ossigeno in bombole o corde fisse. Tre anni prima, lo stesso alpinista aveva compiuto la prima discesa assoluta con gli sci dalla vetta del K2. Bargiel, che vive ai piedi dei Tatra, affianca allo sci estremo l’alpinismo e la corsa in montagna. E’ sceso in sci anche da tutti gli Ottomila del Pakistan e dallo Shisha Pangma. Nel 2014 ha stabilito un record di velocità sul Manaslu (14 ore e 5 minuti dal campo-base alla cima), nel 2016 del record di velocità (29 giorni e 7 ore) per il Leopardo delle Nevi, assegnato a chi sale le 5 grandi vette del Pamir. Nell’Icefall dell’Everest e sugli insidiosi pendii del K2 il drone del fratello Bartek ha più volte indicato la via giusta ad Andrzej.

 

Foto: @ Archivio Bargiel

03. Hervé Barmasse

Alpinismo

Il 2025 è stato un anno particolarmente felice per Hervé Barmasse. Nel mese di marzo l’alpinista valdostano ha effettuato, in solitaria, la traversata integrale del Gruppo del Gran Sasso concatenando in appena due giorni 17 vette oltre i 2000 metri di quota, con 7.200 metri di dislivello in salita e coprendo una distanza di 67 chilometri.
In ottobre, invece, Barmasse - con Felix Berg e Adam Bielecki – ha realizzato in stile alpino la prima salita assoluta della parete sud del Numbur Peak una vetta di 6958 metri nella valle di Rolwaling, in Nepal. Un’ascensione impegnativa (ED-, WI5, M4) durante la quale non sono mancati gli imprevisti e che ha richiesto un bivacco a 6900 metri, senza tenda o sacco a pelo, a -25 °C e con raffiche di vento fino a 60 km/h. Da quell’esperienza estrema nasce il nome della nuova via: “Nepali Ice SPA”.

 

Foto: @ Archivio Barmasse

04. Davide Berton

Ambiente

Sulle Alpi italiane, dopo decenni di buone notizie, la convivenza degli umani con l’orso e il lupo sta attraversando oggi una crisi profonda. Tra gli appassionati che lavorano per ritrovare un’armonia è Davide Berton, 52 anni, di Castelfranco Veneto, referente nazionale del Gruppo Grandi Carnivori del CAI. Socio della Sezione di Camposampiero del CAI, del WWF, di Mountain Wilderness e del Gruppo Naturalistico Le Tracce, Berton pratica da decenni sulle Dolomiti e altri massicci un escursionismo esplorativo, alla ricerca di percorsi inediti, verso vette minori e valli sconosciute. Un approccio che lo ha portato a comprendere direttamente le abitudini e luoghi più graditi dalla fauna selvatica. E’ in contatto con numerosi ricercatori che studiano il ritorno dell’orso e della lince, la situazione dell’aquila reale, e i progetti per la reintroduzione del gipeto e del grifone nell’arco alpino. Ottimo fotografo, ha visto i suoi scatti pubblicati su libri, guide e riviste specializzate.

 

Foto: Dario Gasparo

05. Léo Billon ed Enzo Oddo

Alpinismo

La straordinaria salita in libera sulla via Lafaille sulla parete Ovest del Petit Dru è il fiore all’occhiello di un’annata che per Léo Billon ed Enzo Oddo  sarà di quelle da ricordare per la qualità delle prime salite effettuate.  L’affiatata coppia di scalatori transalpini, nelle settimane precedenti aveva infatti aperto OSS ne répond plus, sulla parete Ovest dell’Aiguille du Plan nel massiccio del Bianco salendo in stile tradizionale senza lasciare materiale in parete. Il loro grande 2025 era iniziato già nell’inverno sulla parete nord del Pré de Bar, la montagna sopra Argentière sempre nel gruppo del Monte Bianco.  Qui, i due avevano aperto Les Barbares 3 e Les Barbares 4, due vie estreme su ghiaccio. A proposito di un passaggio superato nella prima delle due salite Billon aveva dichiarato “questo tiro è la cosa più tosta che abbia mai fatto in montagna”.

 

Foto: @ Archivio L. Billon

06. Cristian Brenna

Alpinismo

Il tre giugno scorso una banale scivolata sulle montagne di casa è costata la vita a Cristian Brenna, uno dei più forti e amati protagonisti del mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo.
Fino ai 25 anni di età si era dedicato all’arrampicata sportiva, diventando il miglior garista italiano del tempo, collezionando anche una serie notevolissima di 8c+ (all’epoca era terreno riservato a pochi) fino all’exploit di Underground (9A) al Pueblo di Massone, salita nel 2005. Brenna aveva poi partecipato a diverse spedizioni alpinistiche extraeuropee salendo sul Chogolisa, sul Cerro Piergiorgio, in Patagonia e sul Jangpar Glacier nella Miyar Valley, in India, dove con Massimo Da Pozzo aveva aperto una via battezzandola Fiamme Gialle in onore al gruppo sportivo di cui faceva parte. Diventato guida alpina e soccorritore del SAGF, Brenna si era riavvicinato al mondo delle gare come tecnico delle squadre nazionali della FASI.

 

Foto: profilo Facebook @ Cristian Brenna

07. Federica Brignone

Sport

Il trionfo, il dolore, la speranza. Solo così, negli ultimi giorni del 2025, si può presentare una delle più forti sciatrici italiane di tutti i tempi. Cinque anni fa, nel 2020, Federica Brignone è stata la prima atleta azzurra a vincere la Coppa del Mondo generale. Un exploit che la campionessa di La Salle, in Valle d’Aosta, ha ripetuto nella scorsa stagione. Il suo palmarès include cinque Coppe del Mondo di specialità e tre medaglie olimpiche nei Giochi di Pyeongchang 2018 e di Pechino 2022. Completano l’elenco cinque medaglie iridate (tra queste due ori), e 37 vittorie in Coppa del Mondo. A fine stagione, il 3 aprile 2025, una caduta nello slalom gigante dei Campionati italiani a Moena, ha causato a Federica gravi fratture alla gamba e al ginocchio sinistri. Nello scorso novembre, dopo mesi di terapie, è tornata sulle piste da sci, ma la sua partecipazione ai Giochi di Milano-Cortina 2026 è ancora in forse. Auguri!

 

Foto: profilo Facebook @ Federica Brignone

08. Mario Brunello

Musica

Nel 2025 “I suoni delle Dolomiti” ha celebrato la sua trentesima edizione. Tre decenni che hanno visto oltre 900 artisti dare vita a performance indimenticabili tra i prati e le rocce del Trentino, contribuendo a costruire una proposta artistica di altissimo livello, tra musica classica, jazz, rock, folk e sperimentazione e rappresentando fonte di ispirazione per progetti analoghi in Italia e all’estero. Mario Brunello, violoncellista di fama internazionale, è il direttore artistico della rassegna, e anche quest’anno è riuscito ad allestire un cartellone di qualità con artisti provenienti da tutto il mondo e rappresentativi di ogni genere musicale. Nell’ambito di "I suoni delle Dolomiti" Brunello è stato anche protagonista in prima persona dell’originale trekking musicale di tre giorni tra le Pale di San Martino.

 

Foto: Pierluigi Orler Dellasega

09. Marco Bussone

Istituzioni

In giugno una buona notizia ha attraversato il mondo della montagna italiana. Secondo il Rapporto Montagne Italia 2025 dell’UNCEM, l’Unione Nazionale dei Comuni e delle Comunità Montane, negli anni compresi tra il 2019 e il 2023, circa 100.000 persone si sono trasferite in montagna. Per la prima volta nel dopoguerra, i residenti ad alta quota sono aumentati in Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Piemonte e nelle Province autonome di Bolzano e di Trento. Per Marco Bussone, presidente di UNCEM, è iniziata “la stagione del risveglio”. Piemontese delle Valli di Lanzo, Bussone ha iniziato ad occuparsi di enti locali nel 2002. È stato consigliere di amministrazione di PieMonti Risorse srl e coordinatore della comunicazione per la Fondazione Montagne Italia. Dal 2018 è presidente nazionale dell’UNCEM, che sforna dati e idee importanti per la gestione e il rilancio della montagna italiana.

 

Foto: profilo Facebook @ Marco Bussone

10. Marco Camandona e Barbara Luboz

Solidarietà

L’alpinismo è solo una parte della vita. Nel luglio del 2024 sull’Hidden Peak, in Pakistan, la guida valdostana Marco Camandona ha completato senza ossigeno la collezione dei 14 “ottomila”. Il 26 febbraio 2025, al Quirinale, Marco ha ricevuto dal Presidente Sergio Mattarella il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per aver fatto diventare la sua passione per la montagna uno strumento di aiuto per gli altri. Alpinista di fama internazionale, insieme alla moglie, attraverso i fondi raccolti per le scalate, hanno istituito un orfanotrofio in Nepal”. Il riferimento è alla casa di accoglienza Sanonani (“piccolo bambino” in Nepali), che Marco e sua moglie Barbara Luboz, con un gruppo di amici, hanno creato a Kathmandu nel 2015, e che può accogliere fino a 25 bambine e bambini orfani o abbandonati dalle famiglie.

 

Foto: profilo Facebook @ Marco Camandona

11. François Cazzanelli

Alpinismo

Il primo gennaio 2025 François Cazzanelli, in compagnia di Bepi Vidoni, ha inaugurato l’anno aprendo una nuova via  (500 m. AI IV – M56а – A2) sulla parete sud-est della Dent d’Herens: L’Esprit des Murailles. In primavera l’alpinista della Valtournenche (sempre con Vidoni) si è dedicato al Gruppo del Bianco con due nuove realizzazioni: Bianco Invisibile (6c, M7, AI5) sulla parete est dell’Aiguille Blanche de Peuterey e  Combo sulla parete nordest del Mont Greuvettaz (3.684 m) nel bacino del Triolet. La perla dell’estate è stato il concatenamento in velocità  di cinque creste del Monte Rosa: 13 ore e 39 minuti sono state sufficienti per salire senza interruzioni le creste che portano a Punta Perazzi, Castore, Naso del Lyskamm, Lyskamm orientale e Dufour. E finalmente, in ottobre, è arrivata anche la vetta del Kimshung, l’inviolata montagna nepalese di 6.781 metri che Cazzanelli inseguiva dal 2015.

 

Foto: profilo Facebook @ François Cazzanelli

12. Francesco Chiamulera

Cultura

All’inizio dell’anno è stato inaugurato Accadde a Cortina, il primo museo diffuso della letteratura delle Dolomiti: 18 pannelli in acciaio corten con le parole dedicate alla natura, al paesaggio e alle persone delle Dolomiti da grandi scrittori e artisti. Ideatore del progetto è stato Francesco Chiamulera, ovvero il papà di Una montagna di libri, la rassegna letteraria che dal 2009  ha fatto diventare  Cortina una capitale alpina della cultura. Da allora Chiamulera organizza un’ottantina di eventi letterari all’anno - tra estate e inverno - con la partecipazione dei più importanti esponenti della cultura  e una media di circa 20.000 presenze annue. Figlio naturale di Una montagna di libri è l’ormai ambitissimo Premio Cortina, la cui prima edizione risale al 2011.

 

Foto: @ Archivio Chiamulera

13. Matteo Della Bordella

Alpinismo

Uno dei più forti alpinisti italiani è da tempo di casa nella Patagonia argentina. Nel 2025 Matteo Della Bordella, 41 anni, lombardo, ex-presidente dei Ragni di Lecco, ha aggiunto due magnifiche ascensioni al suo palmarès. Il 27 febbraio, insieme a Dario Eynard e a Mirco Grasso, è riuscito a completare Gringos Locos, una difficilissima via sulle placche della parete Nord-ovest del Cerro Piergiorgio, 2719 metri. Una linea che era stata tentata trent’anni prima da Maurizio Giordani e Luca Maspes, che avevano aperto ben 21 lunghezze di corda. La salita di Matteo e compagni faceva parte del progetto CAI Eagle Team. Il 7 settembre 2025, con Marco Majori, Della Bordella ha compiuto la prima invernale del Pilastro Goretta, una via-capolavoro tracciata da Renato Casarotto nel 1979 sul Monte Fitzroy, 3359 metri. Al primo tentativo, ad agosto, aveva partecipato anche Tommaso Lamantia, ma la cordata era stata costretta a rinunciare dal vento e dalla temperatura fino a -25 gradi.

 

Foto: @ Archivio Matteo Della Bordella

14. Elia Eggiolini

Food

Lo spopolamento della Valvestino (BS) aveva causato anche la scomparsa del prelibato formaggio Tombea, che prende il nome dalla montagna sulla quale si estendono i pascoli dove si nutrivano le mucche. Di recente Elia Eggiolini, proveniente da una famiglia di casari e allevatori originari della zona è tornato sulle montagne di casa con una trentina di vacche di razza Bruna alpina e ha ripreso la tradizione del Tombea, diventato un Presidio Slow Food proprio nel 2025. Un formaggio squisito ma difficile da trovare, visto che i produttori sono solamente due - l’altro è Omar Venturini - e sono appena un’ottantina le mucche il cui latte viene utilizzato per la caseificazione del Tombea.  L’esempio di Eggiolini e Venturini ha fatto da volano alla ripartenza del territorio in chiave rigorosamente green: il comune di Valvestino ha contribuito infatti alla ristrutturazione di cinque malghe a disposizione di chi intende avviare nuove attività in quota.

 

Foto: profilo Facebook @ Elia Eggiolini

15. Walter Ferrazza

Ambiente

Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta, alla cui guida è stato appena riconfermato per i prossimi cinque anni, Walter Ferrazza ha svolto anche nel 2025 un’importante azione a tutela dell’area protetta facendo sentire con forza la propria voce nel dibattito sulla presenza dell’orso e delle possibilità di coesistenza con gli abitanti della zona e  sui temi riguardanti lo sci alpino e lo sviluppo di piste e impianti di risalita. Il Parco, ha detto Ferrazza subito dopo la sua conferma alla presidenza “Non è solo un ente custode della natura, ma un interlocutore della società in ogni suo aspetto: turismo, scuola, volontariato, cultura, i vari settori produttivi”, auspicando quindi  “un Parco che sia un laboratorio di sostenibilità integrata, dove ambiente, cultura e innovazione sociale si incontrino in un equilibrio dinamico”.

 

Foto: @ Archivio Parco Naturale Adamello Brenta

16. Lukas Furtenbach

Alpinismo

Nella scorsa primavera, quattro alpinisti britannici hanno compiuto un’impresa degna del Giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne. Garth Miller, Alastair Carns, Anthony Stazicker e Kev Godlington sono partiti dall’aeroporto londinese di Heathrow, hanno raggiunto Kathmandu e hanno subito proseguito in elicottero verso il campo-base dell’Everest. Da lì, con cinque Sherpa, sono saliti sugli 8848 metri della vetta. Sono tornati per la via dell’andata, e sono atterrati a Londra dopo 6 giorni e 13 ore dalla partenza. La vittoria, oltre che dei protagonisti, è stata di Lukas Furtenbach, guida alpina e organizzatore di spedizioni di Innsbruck. E’ stato lui a lanciare le spedizioni ultrarapide, rese possibili da un’inalazione di Xenon, un gas usato come anestetico, che facilita l’acclimatazione alla quota. La World Anti-Doping Agency lo ha vietato negli sport olimpici, l’UIAA lo ha sconsigliato. Ma il titolare della Furtenbach Adventures ha risposto che “l’alpinismo non è uno sport olimpico”.

 

Foto: @ Archivio Lukas Furtenbach

17. Carlos Garranzo

Comunicazione

"No somos blogger ni profesionales de la información. Simplemente somos montañeros que compartimos cosas que nos resultan interesantes". Così, timidamente, si presenta Carlos Garranzo, ma non dategli retta. Chi vuole rimanere aggiornato sulle più interessanti salite dalla Patagonia all’Himalaya, scoprire personaggi poco noti o montagne davvero “fuori del mondo” deve passare dai suoi canali social (@alpymon, su Instagram, per esempio). L’ex vigile del fuoco spagnolo si distingue per qualità e competenza, non per la quantità delle informazioni che pubblica. Una conoscenza delle terre alte frutto dell’esperienza personale – ha salito cinque delle Seven Summits, tra cui l’Everest, oltre al Broad Peak e al Lhotse oltre ad aver partecipato al tentativo di invernale sul K2 che costò la vita al suo amico Sergi Mingote – e di una solida rete di amicizie con alpinisti di tutto il mondo che gli riconoscono soprattutto una grande credibilità.

 

Foto: @ La Verdad

18. Claudio Gasparotti

Cultura

Architetto, intellettuale e uomo di montagna, alla professione ha sempre unito una visione civile: i suoi progetti nascono dal rispetto per il paesaggio e dall’idea che il territorio sia un bene comune da abitare con cura. Collaboratore della Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI, ha contributo all’istituzione del Parco dell’Adamello. Ha dato voce a una riflessione poetica e civile con la rassegna “racCONTA LA MONTAGNA”, organizzando oltre 60 incontri per il Polo UNIMONT dell’Università di Milano avviando generazioni di giovani alla letteratura alpina”. Con questa motivazione la giuria del prestigioso Premio Meroni ha indicato Claudio Gasparotti come vincitore della sezione cultura aggiungendo: “è esempio di come la passione civile possa diventare azione concreta. La sua voce è chiara e autentica, un invito a guardare le montagne non come paesaggio, ma come radice viva delle comunità alpine”.

 

Foto: @ Archivio Claudio Gasparotti

19. Colin Haley

Alpinismo

Poesia pura. Così qualcuno ha definito la prima salita invernale in solitaria sul Cerro Torre  realizzata in settembre da Colin Haley.  Si è trattato di un’impresa con pochi uguali, per difficoltà tecniche e condizioni ambientali davvero difficili. Con la vetta patagonica lo scalatore statunitense ha, in realtà uno strettissimo legame d’amore: questa è stata infatti la decima volta che ne ha raggiunto la vetta lungo diverse vie e con differenti compagni di scalata. Questa volta però è riuscito a superare sé stesso.  “Tra tutte, questa potrebbe essere la più speciale”, ha voluto sottolineare. Per il suo tentativo Haley ha scelto di percorrere la storica Via dei Ragni, conosciuta per le sue caratteristiche uniche di ghiaccio modellato dai forti venti della Patagonia.

 

Foto: @ Archivio Colin Haley

20. Afsaneh Hesamifard

Alpinismo

Il 14 ottobre 2025, sul Cho Oyu, un’alpinista iraniana ha completato la collezione dei 14 “ottomila”. Afsaneh Hesamifard, 48 anni, è nata a Sabzevar, non lontano dal confine tra l’Iran e il Turkmenistan. Si è laureata in medicina nell’Università di Mashhad, per poi specializzarsi in Medicina dello Sport. Su Instagram si presenta come un’alpinista professionista, sponsorizzata da due aziende farmaceutiche iraniane. Fa parte della missione permanente della Repubblica Islamica dell’Iran presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Afsaneh ha scoperto l’alta quota nel 2019 sul Pik Lenin. Due anni dopo ha tentato per la prima volta un “ottomila”, il Manaslu, che è riuscita a salire nel 2024. Nel 2022 ha raggiunto l’Everest e il K2, diventando famosa in patria. Quando Chhang Dawa Sherpa, responsabile della Seven Summit Treks, ha annunciato il suo successo sul Cho Oyu, Afsaneh era al terzo “ottomila” dell’anno, perché nel 2025 aveva già salito il Kangchenjunga e il Dhaulagiri.

 

Foto: profilo Facebook @ Afsaneh Hesamifard

21. Elias Iagnemma

Boulder

Era già iniziato bene il 2025 di Elias Iagnemma che  in gennaio a Tintorale (TE)  aveva salito The Big Slamm, ovvero il primo boulder 9A mai scalato sul territorio italiano. Il trentenne abruzzese, da molti anni ai vertici dell’arrampicata su blocchi, non si è fermato lì e in autunno ha scalato Exodia  in Val Pellice. La linea individuata da Christian Core potrebbe essere il primo 9A+ boulder al mondo. Iagnemma ha dichiarato di attendere la conferma del grado da parte degli eventuali ripetitori, in ogni caso si tratta di un’impresa straordinaria che ha richiesto ben 200 giornate di lavoro. Una curiosità: per riuscire nell’impresa Iagnemma si è fatto confezionare una scarpetta speciale con un tallone rinforzato, indispensabile nella parte intermedia della via, che richiede complessivamente 20-25 movimenti.

Foto: profilo Instagram @ Elias Iagnemma

22. Kílian Jornet i Burgada

Running

Non passa anno che lo straordinario atleta catalano non porti a termine un’impresa speciale. Nel 2025 Kílian Jornet i Burgada ha realizzato il suo progetto States of Elevation scalando tutte le 72 vette accessibili (escluse quindi quelle private) sopra i 4.270 metri (14.000 piedi) negli Stati Uniti continentali in soli 31 giorni. Il progetto, conclusosi a settembre ha visto l’atleta spagnolo attraversare il Colorado, la California e lo Stato di Washington, collegando muovendosi solo a piedi o in bicicletta. Complessivamente ha percorso 3.198 miglia (5.145 km) superando un dislivello di 403.638 piedi (123.045 m). Un exploit ancora superiore a quello del 2024 quando Jornet si era dedicato al progetto Alpine Connections, scalando tutti i 4000 delle Alpi senza mezzi a motore per una distanza totale di 1.162 chilometri con 72.233 metri di dislivello positivo in 19 giorni.

 

Foto: profilo Facebook @ Kílian Jornet i Burgada

23. Johannes Høsflot Klaebo

Sport

Sei vittorie in altrettante gare ai Campionati del Mondo di sci di fondo disputati a inizio 2025 a Trondheim. Nessuno ci era riuscito è prima di lui. Ma lui è Johannes Høsflot Klaebo, il dominatore dello sci nordico dal 2018, anno in cui vinse la sua prima Coppa del Mondo assoluta. Da allora è stato un crescendo: le Coppe del Mondo assolute sono diventate cinque e ha lasciato un segno indelebile anche alle Olimpiadi: tra Pechino e Pyeongchang ha collezionato cinque medaglie d’oro. Un bottino che sembra destinato a diventare ancora più ricco visto che il campionissimo norvegese ha iniziato alla grande (subito due vittorie) anche l’attuale stagione di Coppa del Mondo. Collezionista di allori e trascinatore di folle (100.000 spettatori si sono assiepati a bordo pista per sostenerlo nella 50 km di Trondheim), Klaebo non pare intenzionato a terminare presto la sua carriera. Ha solo 29 anni, probabilmente ci farà rimanere a bocca aperta ancora a lungo.

 

Foto: @ ANSA

24. Giorgia Lazzarini

Cinema

Nell’edizione 2025 del Festival di Trento Straordinarie, un documentario di Giorgia Lazzarini, ha raccontato la vita, le emozioni e le fatiche quotidiane di sei donne che gestiscono altrettanti rifugi, più o meno famosi e frequentati, sulle Dolomiti e dintorni. Attraverso le storie di Roberta Silva (rifugio Roda di Vael), Anna Bortoletto (rifugio Grassi), Elena Bergamin (rifugio Sasso Bianco), Valeria Pallotta (rifugio Re Alberto), Marika Freschi (rifugio Pordenone) e Francesca Debertol (rifugio Contrin), la regista mostra la capacità di accogliere, la resilienza e l’amore per la montagna delle donne in un ruolo tradizionalmente occupato dagli uomini. Lazzarini, 29 anni, nata a Venezia e residente a Milano, ha studiato all’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna, specializzandosi in direzione della fotografia e montaggio. Dopo il trasferimento nel capoluogo lombardo, ha lavorato come videomaker per pubblicità, videoclip, cortometraggi e lungometraggi.

 

Foto: profilo Instagram @ Giorgia Lazzarini

25. Giacomo Lombardo

Istituzioni

Sindaco di Ostana, piccolo borgo della provincia di Cuneo a serio rischio di spopolamento, Giacomo Lombardo è ideatore e protagonista di un progetto che ha ridato vita al “suo” paese. Da cinque abitanti nel 1985 all’attuale centinaio con una - promettente - età media di 37 anni. Come? Ne ha parlato in settembre in occasione del Festival di Sagron Mis dove ha presentato le linee guida del suo operato: “senso di appartenenza, apertura a culture ed esperienze diverse, blocco alle nuove costruzioni, eventi di ampio respiro”. Il tutto perseguito con costanza nel tempo, non limitandosi a iniziative spot, con una importante sottolineatura finale: “I finanziamenti pubblici sono ossigeno, ma vanno accompagnati da un progetto: se manca un progetto, quei soldi non avranno futuro”.

 

Foto: @ Archivio Giacomo Lombardo

26. Sergio Longoni

Divulgazione

La grande serata andata in scena in luglio con la partecipazione di Hans Kammerlander, Simone Moro e Krzysztof Wielicki aveva un numero tondo: 300.  Tanti sono stati gli appuntamenti della serie “A tu per tu con i grandi dello sport” organizzati da Sergio Longoni, l’imprenditore e commerciante lombardo che più di ogni altro ha avvicinato le star dell’alpinismo al grande pubblico della pianura. Un’opera di divulgazione costante e svolta con passione per tanti anni (i primi eventi risalgono al 2005), che ha consentito anche a molti appassionati di sport lontani dalla montagna di innamorarsi delle terre alte e, perché no?, di sognare. Difficile immaginare un grande dell’alpinismo che non sia passato da qui. Ma se anche ci fosse, siamo certi che prima o poi Sergio Longoni - al quale va già tutta la nostra gratitudine - ce lo porterà.

 

Foto: @ Archivio Sergio Longoni

27. Luca Mazzoleni

Rifugi

Il signore dei rifugi del Gran Sasso è diventato Cavaliere della Repubblica Italiana. Luca Mazzoleni, romano residente a Pietracamela, gestore dal 1988 del rifugio Carlo Franchetti del Gran Sasso, ha ricevuto l’onorificenza il 3 dicembre dal Prefetto di Teramo Fabrizio Stelo. E’ stato un onore per lui, per la Sezione di Roma del CAI proprietaria della struttura, per gli escursionisti e gli alpinisti che frequentano il massiccio, per tutti i rifugisti italiani. Il Franchetti, 2433 metri, è un piccolo rifugio. Negli anni Mazzoleni, che da giovanissimo aveva gestito il vicino Duca degli Abruzzi, è diventato la persona alla quale rivolgersi per informazioni e consigli, in un massiccio dove né la Regione né il Parco hanno realizzato un Ufficio Turistico adeguato. Nel 2024, per la casa editrice Ricerche & Redazioni, Luca ha pubblicato l’autobiografia Chi apre serra, lo stesso titolo del documentario che gli era stato dedicato un anno prima da Andrea Frenguelli.

 

Foto: Stefano Ardito

28. Michele Maggioni

Guida alpina

Guida alpina dal 2001 e istruttore delle guide dal 2007, Michele Maggioni qualche anno fa è rimasto vittima di un incidente stradale che ha richiesto l’amputazione transtibiale della gamba sinistra. Un disastro per chiunque, ancor più per chi ha scelto una professione come quella di guida. Grazie alle protesi sportive moderne, però, Maggioni non solo è tornato a scalare ma ha ripreso a pieno ritmo il lavoro che si era scelto: “Sicuramente il lavoro di guida è il lavoro più bello del mondo ed essere ritornato a farlo fa di me una persona molto fortunata!”, ha scritto, aggiungendo poi: “ho riscoperto tutto con più coscienza e sensibilità”. Un messaggio importante. E un esempio che può essere di aiuto a molti.

 

Foto: @ Archivio Michele Maggioni

29. Fay Manners

Alpinismo

Un 2025 da giramondo, trascorso a salire e scendere (possibilmente con gli sci) montagne dalle caratteristiche tecniche assai differenti tra loro. L’anno speciale di Fay Manners ha innanzitutto visto alcune notevoli discese con gli sci sulle Alpi, dal Gran Paradiso alla Mattertal, in Svizzera, in entrambi i casi  con Marco Malcangi. In marzo con un team tutto al femminile ha aperto una nuova difficile via su El Cohete, montagna ancora inviolata della Patagonia. Ancora con Malcangi, ha quindi aperto una via sulla parete orientale del Gran Sasso prima di prendere l’aereo ed effettuare una bella traversata in solitaria sulle creste del Garwhal, nell’Himalaya indiano. Ultima, ma solo in ordine di tempo, l’apertura di una via di 400 metri nel Wadi Rum, in Giordania, in compagnia di Nichole Berthod.

 

Foto: @ Archivio Fay Manners

30. Tina Marcelli

Food

Appena rientrata nella sua valle di origine, Tina Marcelli ha fatto risplendere la Stella verde Michelin sul suo ristorante JOHANNS Fine Dining di Molini di Tures (BZ), l’unica struttura in montagna al quale è stato assegnato questo riconoscimento nel 2025. Per Marcelli la sostenibilità non è una questione di moda, ma una scelta perseguita fin dall’inizio della sua professione. In ogni piatto deve essere presente almeno un elemento della sua terra tenendo ben presente anche il concetto di micro-stagionalità. Grande attenzione viene riservata alla selezione dei piccoli produttori di materie prime della Valle Aurina che le permette allo stesso tempo di sostenere l’economia locale e garantire la qualità degli alimenti davvero a km zero.
Nel mese di marzo di quest’anno la Marcelli ha inoltre inaugurato la sua prima scuola di cucina in Valle Aurina – Tina Marcelli’s Genuss Momente.

 

Foto: @ Archivio Tina Marcelli

31. Mingma G

Alpinismo

A farlo diventare una star, in Nepal e nel mondo, sono state le ultime settimane del 2024. Il 4 ottobre, Mingma Gyalje Sherpa, in breve Mingma G, è diventato sullo Shisha Pangma il primo alpinista dell’Asia a salire i 14 “ottomila” senza ossigeno. Il 27 dicembre, sulla Piramide Cartstenz, ha completato le Seven Summits, le vette più alte di tutti i continenti. Entrambe le ascensioni sono state compiute alla testa di gruppi di clienti. Sullo Shisha Pangma, Mingma G ha ignorato la regola della China Tibet Mountaineering Association, che impone l’uso di ossigeno sopra quota 7000. Mingma G, 39 anni, nato nella valle di Rolwaling, si è fatto notare partecipato alle prime imprese di Nirmal Purja. Il 16 gennaio 2021, è stato tra i 10 nepalesi che hanno compiuto la prima invernale del K2. E’ fondatore e titolare dell’agenzia Imagine Nepal, e ha salito più volte l’Everest, il K2 (6 volte!), l’Annapurna, il Dhaulagiri, il Makalu, il Kangchenjunga e il Manaslu.

 

Foto: profilo Facebook @Mingma G

32. Jim Morrison

Alpinismo

“La discesa in sci più coraggiosa della storia”. Così il National Geographic, sponsor dell’impresa, ha definito la discesa in sci dall’Everest compiuta il 15 ottobre 2025 dal californiano Jim Morrison, 50 anni, per il Canalone Hornbein e il Canalone dei Giapponesi, impiegando 4 ore per 3650 metri di dislivello. In salita Jim è stato accompagnato da 11 persone, inclusa la troupe di Jimmy Chin. In vetta, prima di scendere, ha sparso le ceneri della sua compagna Hilaree Nelson, morta mentre scendeva in sci dal Manaslu. Sull’Everest, “le condizioni erano abominevoli, il tratto-chiave era di roccia scoperta, e Morrison è sceso in corda doppia per circa 200 metri”. Mentre alcune sezioni erano abbastanza lisce per curvare, altre erano tagliate da onde di ghiaccio simili ai sastrugi dell’Artico e dell’Antartide”. “Ho rischiato molto ma sono sopravvissuto. Mi è sembrato un tributo a Hilaree, l’ho sentita accanto a me, che mi incitava” ha detto Morrison all’arrivo.

 

Foto: @ Archivio Jim Morrison

33. Will Moss

Arrampicata

Meno di 24 ore per salire Freerider, la via simbolo di El Capitan. In stile flash, tra l’altro, ovvero senza aver mai provato la via. L’impresa di Will Moss è destinata a passare alla storia, nessuno prima di lui era mai riuscito a tanto. Moss, 20 anni appena compiuti, è partito accompagnato da Stuart Grossman alle 5 del mattino, senza però aver pianificato l’exploit nei termini in cui si è poi materializzato. Solo una volta giunto alla Heart Ledge, più o meno a metà parete, ha capito di poter concludere l’ascensione in meno di 24 ore e da lì ha calcato il piede sull’acceleratore. Per gli amanti delle statistiche il tempo impiegato è stato 22 ore e 16 minuti. Senza mai cadere, tra l’altro. Il primo novembre Moss è tornato su El Cap e ha ripetuto The Nose, in libera e in giornata. Niente record di velocità questa volta, ma la collezione del giovanissimo climber ha già pochi paragoni.

 

Foto: profilo Instagram @ Will Moss

34. Alexander Odintsov

Alpinismo

Il Premio alla carriera dei Piolets d’Or 2025 è andato a un grande protagonista dell’alpinismo sovietico e poi russo. Alexander Odintsov, nato nel 1957 a Leningrado (oggi San Pietroburgo), ha scoperto l’alpinismo nel 1975, ed è poi diventato una figura di spicco nel mondo alpinistico dell’URSS, aprendo vie di alta difficoltà nel Pamir e nel Caucaso. Nel 1994, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha lanciato il progetto The Russian Way-Big Walls of the World, per aprire nuove vie in stile alpino sulle grandi pareti della Terra. Odintsov e compagni lo hanno fatto sul Troll Wall (Norvegia), sul Bhagirathi III (Himalaya indiano), sulle Torri di Trango e sul Latok III (Pakistan), sullo Jannu (Nepal) e su altre cime magnifiche. Secondo la giuria dei Piolets d’Or, “queste scalate hanno mostrato come la disciplina, il lavoro di squadra e la perseveranza promossi dalla scuola sovietica si sono potuti evolvere in una forma di alpinismo moderna, leggera e connessa a livello internazionale”.

 

Foto: Stefano Ardito

35. Adam Ondra

Arrampicata

Sempre lui, ma quest’anno in modo diverso. Adam Ondra nel 2025 si è divertito ad allargare i suoi orizzonti esplorando con decisione l’arrampicata trad e sui blocchi.
Ne è una riprova la salita flash su Lexicon, a Pavey Ark nel Regno Unito, una delle vie trad più dure del mondo che il climber della Repubblica Ceca ha scalato flash nel mese di maggio.
Nel 2025 Ondra ha dedicato molto tempo anche alla scalata sui blocchi. A Fontainebleau ha ripetuto Soudain Seul (9A), che rappresenta la linea più difficile mai salita da Ondra fino ad oggi. Nella stessa località ha iniziato a lavorare anche sulla leggendaria Imothep Assis, V18 (9a+). Notevoli anche le salite effettuate in Valle d’Aosta in novembre sui blocchi di Gaby e Champorcher dove in due giorni ha scalato flash tre vie gradate 8C e 8b+.  La vittoria nel Duello Lead a Rock Master quasi non fa notizia: per il campionissimo ceco, infatti, è l’ottavo trionfo sul magico muro di Arco.

 

Foto: profilo Facebook @ Adam Ondra

36. Vito Paticchia

Sentieri

Dalla Puglia a Bologna e ritorno. Nato nel Salento, Paticchia ha trascorso la sua vita lavorativa a Bologna, curando o le iniziative della Regione Emilia-Romagna sulla Linea Gotica e ideando la Via della Lana e della Seta, un cammino che unisce il capoluogo emiliano a Prato. Una volta in pensione, per la Sezione bolognese del CAI, si è occupato dei sentieri della Seconda Guerra Mondiale. L’ultima iniziativa riguarda il Preappennino Dauno e la Valle del Fortore, al confine tra Puglia e Molise. Tra il 2021 e il 2025, con amici arrivati da Bologna e volontari locali, Vito ha segnato 56 sentieri, per un totale di 530 chilometri, che collegano 7 Comuni molisani e 11 pugliesi, tra colline coltivate, boschi di querce e borghi sorvegliati da castelli. L’operazione è stata appoggiata dalla Sede centrale del Club Alpino Italiano, e finanziata con 150.000 euro dal Ministero del Turismo. Nel 2026 saranno installati i cartelli, il Gruppo Operativo CAI Val Fortore si occuperà della manutenzione.

 

Foto: @ Archivio Vito Paticchia

37. Victor Richard

Trail running

Per quanto già vincitore in passato di numerose gare di lunghissima distanza, Victor Richard non era il favorito numero 1. Eppure ha stravinto il Tor des Géants e non accontentandosi della sola vittoria ha stabilito il nuovo record del percorso: 66 ore 8 minuti e 22 secondi il tempo impiegato per percorrere i 330 km della gara che si disputa sulle alte vie della Valle d’Aosta. Un trionfo costruito con pazienza, giocando la carta della regolarità conquistando la testa della corsa solo dopo la metà di gara. Da lì è stato un crescendo inarrestabile, nonostante qualche problema che lo ha rallentato nel finale.
Richard, 39 anni, è nato a Reims, in Francia, ma ha vissuto per molti anni a Saint-Georges-sur-Meuse, in Belgio. Ora vive in Alta Savoia ma corre ancora con la bandiera del Belgio e si definisce franco-belga. Nel 2025 ha vinto anche l’Eiger Ultra-Trail – E250 Unesco Jungfrau-Aletsch Trail  (250 km), bissando il successo del 2023.

 

Foto:@ ZZAM Agency

38. Laura Rogora

Arrampicata

Ne ha combinate davvero di tutti i colori Laura Rogora nel 2025. La scalatrice romana ha lasciato il segno realizzando la prima salita femminile di un 8c+ a vista. E’ successo in luglio quando ha chiuso Ultimate Sacrifice sulla falesia Déversé, alle Gorges du Loup, in Francia. Nella stessa sessione Rogora ha scalato anche Trip Tik Tonik (9a) in soli tre tentativi. La straordinaria performance è arrivata durante un viaggio iniziato alla grande, con la ripetizione in soli otto tentativi del 9a/+ Just two fix. Negli stessi giorni è arrivato anche il successo su Punt’X (9a+).
In gennaio la Rogora aveva salito in pochi giorni otto vie di elevata difficoltà (tra cui ben tre 9a) nella falesia di Mišja Peč, in Slovenia. La collezione di salite di grado 9 è continuata ad Arco in marzo quando ha scalato Tre Mou Polacche, alle Gole della Melfa dove ha salito l’Ultimo ruggito. Ancora ad Arco la Rogora ha chiuso Bombardino e Trofeo dell’Adriatico. Tornata in Francia, questa volta a Saint Leger, la Rogora ha chiuso Supercrackinette, (9a+) e  Le Cadafist (9a/+).

 

Foto: @ Archivio Laura Rogora

39. Pietro Santucci

Fotografia

Il fascino del lupo e dell’orso c’è ancora. Pietro Santucci, accompagnatore di media montagna e fotografo di Civitella Alfedena va alla ricerca degli animali del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise (ci sono anche il cervo, l’aquila, il camoscio e tanti altri) più di 200 giorni all’anno. A volte accompagna gruppi di escursionisti o scolaresche, in altri casi si affidano a lui fotografi professionisti che arrivano anche da lontano. “Lavoro in un settore delicatissimo, per fortuna ho una clientela molto attenta, che sa accettare le giornate in cui gli animali non si fanno proprio vedere”, racconta Santucci. Quando orsi, lupi e cervi si vedono, però, i risultati sono spesso straordinari, come dimostrano le foto e i video che compaiono sul sito di Repubblica o nei programmi delle reti RAI e Mediaset. È un lavoro faticoso. In primavera, per essere pronti all’alba, ci si sveglia alle 3 o alle 3.30. In autunno, per raggiungere i cervi nelle alte valli, si cammina in salita per 4 ore.

 

Foto: @ Archivio Pietro Santucci

40. Chiara Schmidt

Ambiente

Pianista di professione, alpinista per passione, Chiara Schmidt è tenacemente impegnata anche nella difesa del territorio montano. Anche nel 2025 l’artista, milanese di nascita ma residente a Salisburgo dove insegna, ha organizzato alcuni concerti ad alta quota che si sono tenuti sul ghiacciaio nel Parco Nazionale degli Alti Tauri, sul ghiacciaio dei Goldbergkees e sul Plombergstein, nel Salzkammergut, una delle sue vette preferite. In tutti i casi ha eseguito i tre brani dell’opera "Three Passions for our Tortured Planet" scritta da Brian Field diffondendo così l’invito all’azione per contrastare il cambiamento climatico del compositore statunitense.

 

Foto: profilo Instagram @ Chiara Schmidt

41. Luca Sinigaglia

Alpinismo

Nell’agosto 2025 sul Pik Pobeda, 7439 metri, la vetta più alta del Kirghizistan e della catena del Tien Shan, ha perso la vita Luca Sinigaglia, 49 anni, un esperto alpinista di Melzo, in Lombardia. Nel suo curriculum spiccano molte vette delle Alpi occidentali, dell’Africa e dell’Asia centrale. Sulla vetta del Pobeda, che ha raggiunto da solo, Luca ha conquistato il Leopardo delle Nevi, il riconoscimento ai salitori dei cinque “settemila” dell’ex-URSS. Dopo aver toccato la cima, e dopo un bivacco in una grotta di ghiaccio a 6900 metri, l’alpinista lombardo è risalito con il tedesco Gunther Siegmund per soccorrere la russa Natalia Nagovitsyna, che si era fratturata una gamba. Luca e Gunther l’hanno raggiunta il 15 agosto, portandole un sacco a pelo, un fornello e dei viveri e gas. Poi il maltempo ha investito il Pik Pobeda. Siegmund è riuscito a scendere, Luca Sinigaglia si è spento per un edema cerebrale aggravato dall’ipotermia. Il suo è un esempio di solidarietà da ricordare.

 

Foto: profilo Instagram @ Luca Sinigaglia 

42. Dario Sorgato

Inclusione

Quando andiamo su un sentiero ci serviamo moltissimo della vista. Da qualche anno, però, camminare è possibile anche per chi ci vede poco o nulla. Dario Sorgato, 47 anni, veneto di Piove di Sacco, ipovedente e ipoudente dall’adolescenza, con la onlus Noisy Vision, “Visione rumorosa”, ha portato a camminare in Italia e nel mondo (Toscana, Abruzzo e Salento, e poi Nepal, Portogallo e Marocco) amici e amiche nelle stesse condizioni. Un’esperienza raccontata in Guarda dove cammini, pubblicato nel 2025 da Ediciclo, che inizia con la sua autobiografia. Alla scoperta della malattia, una retinite pigmentosa, seguono cure e operazioni, una laurea con lode, viaggi avventurosi. Alla fine del libro, un esauriente manuale insegna agli “altri”, e soprattutto agli accompagnatori di media montagna e alle guide ambientali escursionistiche, come camminare insieme a chi non vede e/o non sente, o a chi riesce a farlo ma molto meno di noi.

 

Foto: profilo Facebook @ Dario Sorgato

43. Carlos Soría

Alpinismo

Il confine dell’alpinismo himalayano si è allargato. Il merito è di Carlos Soría, nato ad Ávila, a nord di Madrid, che il 26 settembre 2025 ha raggiunto gli 8163 metri del Manaslu, l’ottava cima della Terra, a 86 anni e mezzo. Soría, molto amato in Spagna, ha iniziato a collezionare “ottomila” nel 1990 sul Nanga Parbat, quando aveva 51 anni. A 62 ha salito l’Everest, a 65 ha raggiunto il K2, a 75 anni il Kanchenjunga, la terza vetta della Terra. Due anni fa, la caduta di uno Sherpa sul Dhaulagiri è costata a Carlos Soríauna brutta frattura alla gamba, un soccorso complicato, un lungo periodo di rieducazione. L’ascensione al Manaslu è stata un tour de force. In discesa, il dolore causato da una protesi al ginocchio lo ha convinto a utilizzare un elicottero da 6900 metri in giù. Da molti anni, Carlos è legato al villaggio di Samagaon, 3530 metri, dove ha costruito una scuola con fondi raccolti in Spagna.

 

Foto: Luis Miguel Soriano

44. Tashi Gyaltzen Sherpa

Alpinismo

L’Everest è la montagna dei record, e il 2025 lo ha dimostrato un’altra volta. A maggio abbiamo assistito all’ascensione numero 31 di Kami Rita Sherpa, dietro al quale una dozzina di guide nepalesi ha superato quota 20. Impressionante l’exploit di Tashi Gyaltzen Sherpa, un alpinista di 29 anni nato a Khumjung, in vista dell’Ama Dablam e del Thamserku. Tashi è entrato nella storia dell'alpinismo (o almeno in quella del Guinness dei primati) raggiungendo gli 8848 metri della vetta dell’Everest per quattro volte in due settimane, il 9, 14, 19 e 23 maggio. Secondo il Kathmandu Post, un quotidiano locale in lingua inglese, Tashi Gyaltzen “non si è limitato a sfidare il tempo, ma ha ridefinito i limiti di ciò che il corpo e lo spirito umani possono sopportare negli ambienti più estremi del pianeta”. Al suo ritorno a Khumjung e nella capitale, è stato celebrato come un eroe.

 

Foto: profilo Instagram @ Tashi Gyaltzen Sherpa

45. Katia Tenti

Cultura

Bolzanina e appassionata di montagna, Katia Tenti ha vinto la 51esima edizione del Premio Itas del Libro di Montagna - uno dei più prestigiosi riconoscimenti letterari dedicati alle Terre alte - con il romanzo “E ti chiameranno strega” (Ed. Neri Pozza). “Il mio posto del cuore è Fiè allo Sciliar”, dice e forse non è un caso che il libro premiato sia ambientato proprio nel castello di quel paese, dove nel Cinquecento 30 donne accusate di stregoneria furono condannate al rogo.  “Qualcuna che finisce al rogo ancora oggi c’è purtroppo. Pensiamo alle donne in Afghanistan, per esempio”, ricorda Tenti. Il rapporto con la montagna della Tenti è cambiato dopo il Covid: “Prima salivo veloce, amavo molto lo skialp. Poi ho rallentato, la montagna per me non è più terra di conquista”, sottolinea la scrittrice.

 

Foto:@ Archivio Katia Tenti

46. Denis Urubko e Maria “Pipi” Cardell

Alpinismo

Il vecchio leone ha ruggito di nuovo. Dal 2019 non veniva aperta una nuova via in stile alpino sugli “ottomila” del Pakistan, e l’ultimo a riuscirci era stato proprio Urubko, 52 anni, nato in Russia e oggi cittadino polacco, da solo sul Gasherbrum II. Chiamò la via Honeymoon (“Luna di miele”) come tributo a Maria José “Pipi” Cardell, 51 anni, andalusa di Granada, che era rimasta al campo-base bloccata da un problema alla schiena. Dopo l’arrivo in Pakistan, i due non hanno scritto nulla sui social, ma solo inviato qualche messaggio agli amici. Per acclimatarsi hanno salito varie cime intorno a Skardu, poi si sono trasferiti ai piedi del Nanga Parbat e hanno atteso il bel tempo. Denis Urubko e “Pipi” Cardell sono saliti e scesi in 5 giorni dal versante Diamir. “Di nuovo al campo-base, a condividere un’insalata, dopo un bivacco a 7350 metri. Il 10 luglio alle 11.30 eravamo sulla vetta del Nanga Parbat, dopo avere completato una nuova via in stile alpino”, recita il loro primo messaggio.

 

Foto: @ Archivio Denis Urubko

47. Andrey Vasiliev

Alpinismo

Epica. Così è stata definita senza mezzi termini l’impresa del team russo capitanato da Andrey Vasiliev, che nel mese di ottobre ha aperto una nuova via sulla parete sudovest del Manaslu (8163 m). Per completare l’ascensione la squadra – formata anche da Natalia Belyankina, Kirill Eizeman, Sergey Kondrashkin, Vitaly Shipilov – è rimasta sulla montagna per 15 giorni (quattro solo per la discesa), scegliendo di salire one-shot in stile alpino, senza l'aiuto degli sherpa e senza ossigeno supplementare. “Non abbiamo scalato la linea più grandiosa. Ma abbiamo scelto quella giusta", ha commentato Vasiliev al ritorno. La salita è stata insignita del Piolet d’or russo 2025.

 

Foto: @ Archivio Andrey Vasiliev

48. Benjamin Védrines

Alpinismo

Da anni la guida alpina francese Benjamin Védrines, 33 anni, stupisce il mondo dell’alpinismo con i suoi exploit sulle Alpi e sulle grandi montagne del mondo. Il 28 luglio del 2024, ha salito il K2 in poco meno di 11 ore, per poi scendere in parapendio. Dopo il monsone 2025, con l’amico e collega Nicolas Jean, 27 anni, Védrines ha compiuto un’impresa straordinaria sullo Jannu East, 7468 metri, una gigantesca montagna del Nepal, a poca distanza dal Kangchenjunga, già tentata da una dozzina di cordate. I francesi sono saliti in stile alpino per la parete Nord, in 4 giorni, raggiungendo la vetta il 15 ottobre. “Scalare una parete tanto lunga e impegnativa in stile alpino ha avuto un profondo effetto su di me. Questa ascesa ha cambiato la mia vita di alpinista” ha dichiarato Benjamin Védrines. La giuria dei Piolets d’Or 2025 gli ha assegnato una Menzione Speciale relativa alle sue salite degli ultimi anni, “rivoluzionarie e che guardano al futuro dell’alpinismo moderno”.

 

Foto: profilo Facebook @ Benjamin Védrines

49. Carlo Alberto Zanella

Ambiente

Sempre presente con opinioni spesso fuori dal coro. Carlo Alberto Zanella, Presidente del CAI Alto Adige, nel 2025 non ha perso occasione per affrontare di petto i grandi temi della montagna: dall’overtourism ai rifugi-hotel, dal campeggio selvaggio nei parchi naturali ai cartelli monolingue e all’abuso dell’utilizzo degli elicotteri per fini semplicemente ricreativi. Una voce forte e chiara, a volte discussa ma mai banale. All’inizio del 2025, tra l’altro. il CAI Alto Adige presieduto da Zanella è entrato a far parte della Federazione Ambientalisti della Provincia di Bolzano, rendendo così ancora più forte e incisive le battaglie a tutela del territorio. La sua linea interventista a tutela dell’ambiente è piaciuta, tanto che il CAI Alto Adige ha raggiunto e superato la quota di settemila iscritti, proprio l’obiettivo che si era posto Zanella all’inizio del suo mandato.

 

Foto: @ Archivio Carlo Alberto Zanella

50. Barbara Zangerl

Alpinismo

Per vincere il premio intitolato a Paul Preuss occorre aver dimostrato nel corso dell’intera carriera di saper rispettare la sua ferrea etica oltre, naturalmente, poter vantare un curriculum alpinistico di primissimo piano. Requisiti che combaciano perfettamente nella figura di Barbara “Babsi” Zangerl la fortissima scalatrice austriaca alla quale è stato attribuito il Premio Paul Preuss 2025.
“Considero Preuss un faro” ha dichiarato la Zangerl durante la cerimonia di premiazione svoltasi ad Altaussee in settembre, “che illumina la mia ricerca in arrampicata, soprattutto ogni volta che le protezioni su una parete si fanno più distanti. Credo che l’approccio di Preuss alla montagna abbia ancora molto da insegnare a tutti noi”.
Il premio Paul Preuss è stato istituito nel 2013 ed è solo la seconda volta che viene assegnato a una donna: la prima fu Catherine Destivelle nel 2021.

 

Foto: profilo Facebook @ Barbara Zangerl

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