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Ritrovate su un ghiacciaio dello Yukon fotocamere e cineprese di una spedizione del 1937

Nel lontano giugno 1937, gli alpinisti Bradford Washburn e Robert Bates, membri dell’Harvard Mountaineering Club, partirono alla volta dello Yukon, con l’intenzione di tentare la prima salita del Mount Lucania, una vetta di 5240 metri situata nella catena dei Monti Sant’Elia, al confine tra Canada e Alaska, nel territorio dell’attuale Kluane National Park and Reserve, all’epoca considerata la più alta tra le vette ancora inviolate del Nord America. Una spedizione iniziata non nel migliore dei modi. Una volta accompagnati gli alpinisti da Valdez (Alaska) al ghiacciaio a bordo di un aereo dotato di sci, il pilota Bob Reeve, trovatosi intrappolato sul ghiacciaio per 5 giorni a causa di una ondata di calore e una successiva tempesta di pioggia che quasi distrusse il velivolo, decise di non farvi più ritorno. Washburn e Bates non si persero d’animo, e abbandonato parte dell’equipaggiamento e dell’attrezzatura fotografica sul ghiacciaio, raggiunsero il Mount Lucania e ne toccarono la vetta il 9 luglio 1937. Non potendo essere recuperati sul Walsh, dovettero affrontare la “via più breve” per fare ritorno alla civiltà, puntando a Burwash Landing. Affrontarono circa 150 km di cammino, superando anche una vetta di oltre 5000 metri, il Mount Steele, prima di incontrare, ormai stremati dalla fame al di là del Donjek River, i loro salvatori. A 85 anni di distanza, il materiale abbandonato sul ghiacciaio Walsh da Washburn e Bates è stato ritrovato nel corso di una spedizione capitanata dallo sciatore ed esploratore Griffin Post.

Spedizione supportata dall’azienda cinematografica statunitense Teton Gravity Research, che ha già annunciato di avere tutta l’intenzione di trasformare le riprese effettuate da una crew nel corso della ricerca e del recupero dei reperti in un film di prossima uscita.

Cosa è stato trovato

Tra i reperti scoperti dal team sul ghiacciaio Walsh, una porzione significativa della macchina fotografica per foto aeree Fairchild F-8 di Washburn, estratta con successo dai ghiacci, due cineprese – un modello DeVry “Lunchbox” e una Bell & Howell Eyemo 71A – contenenti ancora le pellicole, e qualche elemento dell’equipaggiamento alpinistico.

Griffin ha potuto contare nelle operazioni di ricerca sul contributo della glaciologa Dorota (Dora) Medrzycka, che ha sfruttato innovativi processi di mappatura glaciale per determinare dove potesse essersi spostato il materiale nel corso dei decenni. Da remoto, la squadra impegnata sul ghiacciaio Walsh ha potuto avvalersi anche del supporto da remoto del team di ricerca della dottoressa Medrzycka presso l’Università di Ottawa. Una volta localizzato il “tesoro”, si è proceduto a informare Parks Canada, agenzia che soprintende ai parchi nazionali del Canada.

In collaborazione con la Kluane First Nation (KFN), nazione a governo autonomo dell’estremo sudovest dello Yukon, la squadra di Post e Medrzycka, insieme ad alcuni membri di Parks Canada, è tornata sul ghiacciaio per recuperare il possibile seguendo le istruzioni fornite dagli archeologi di Parks Canada.

Un grande valore storico e scientifico

“Anche se il recupero di simili materiali ha un ovvio valore storico, in particolare la fotocamera e la pellicola appartenute a uno dei più leggendari esperti di fotografia aerea, il valore scientifico di tale scoperta ha pari importanza, in quanto fornisce ai ricercatori dei data point utili a calcolare i movimenti del ghiacciaio nell’area, precedenti a qualsiasi dato finora disponibile”, ha dichiarato Griffin Post.

Gli scienziati hanno infatti potuto usufruire fino ad oggi di dati relativi al movimento del ghiacciaio risalenti fino agli anni Sessanta. I dati raccolti durante la spedizione di Post consentiranno di ampliare lo sguardo sulla storia del ghiacciaio, comprendendo meglio come la velocità di scivolamento e lo spessore del ghiacciaio Walsh siano mutati in un periodo di tempo più ampio. Informazioni importanti per comprendere come e quanto il cambiamento climatico stia impattando sul ghiacciaio e, più in generale, sui ghiacciai di tutto il mondo.

“La riscoperta del materiale di Walshburn e Bates, custodito nel ghiaccio per 85 anni, aggiunge una dimensione tangibile a quella che è già una storia grandiosa di esplorazione e sopravvivenza”, il commento di Sharon Thomson, archeologa di Parks Canada. “Da un punto di vista della gestione delle risorse culturali, rappresenta una rara e importante opportunità per studiare i cambiamenti avvenuti nel tempo in un sito archeologico in un ambiente glaciale dinamico.”

Un team di esperti in conservazione dello staff di Parks Canada è già a lavoro per garantire che i reperti estratti dal ghiaccio possano essere preservati per il futuro.

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