Gente di montagna

John Harlin II, il “dio biondo”

Il 30 giugno 1935 nasceva il grande scalatore statunitense, soprannominato God blond. La rottura di una corda fissa pose fine alla sua vita mentre tentava di aprire la Direttissima sulla Nord dell’Eiger, la sua ossessione

“John è stato un uomo decisamente fuori dall’ordinario”

Un amico di Harlin

John Harlin Elvis II, nome più da re che da grande alpinista quale sia stato, nasce il 30 giugno 1935 a Kansas City, negli Stati Uniti. Dopo il college si laurea in belle arti e design della moda all’Università di Standford per poi diventare pilota nella US Air Force, lavoro che lo porta a trasferirsi oltre oceano. In Europa ha l’occasione di scoprire le Alpi, lasciandosi travolgere del tutto dalla passione per la scalata, germogliata in lui agli inizi degli anni ‘50. Nel 1954 tenta la parete nord dell’Eiger lungo la via di Heckmaier del 1938 ma, ancora acerbo di alpinismo, viene respinto. La dura lezione de “l’Orco” accresce in Harlin la voglia di grandi pareti e la sua Nord diventa un’ossessione che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.

Dagli States alla Svizzera

Affascinato dalle Alpi agli inizi degli anni ‘60 si trasferisce in Svizzera con tutta la famiglia: la moglie Marylin e i due figli, Andrea e John Harlin III.

Harlin dimostra fin da subito grande talento nel mondo verticale mettendo a frutto il suo passato da atleta di football americano e di wrestling, disciplina nella quale si distinse guadagnando anche il titolo di campione in California.

Nel 1962, in cordata con il tedesco Konrad Kirch, compie la prima ripetizione americana della Via Heckmaier, già tentata quasi un decennio prima, ma il pensiero di una direttissima “a goccia d’acqua” lo tormenta…

Il 26 luglio 1963 è in cima alla slanciata Aiguille du Fou dopo averne percorso la parete sud con i connazionali Gary Hemming e Tom Frost, e lo scozzese Stuart Fulton. L’ “Americana” testimonia le loro abilità nell’arrampicata in fessura e in artificiale, si parlerà di VI° in libera e A4, nonché la grande determinazione nel salire una linea tanto bella quanto ripida e diretta. Solo venti anni più tardi, il 27 luglio 1983, Eric Escoffier con P. Mailly riuscirà nella completa salita in libera.

Nell’agosto 1963, con Tom Frost, firma anche una nuova via al Pilier Dérobé, in un remoto angolo del versante Sud-Est di Frêney. La “Harlin-Frost” porta sulla cresta del Monte Bianco affrontando 800m di scalata tecnica su ghiaccio e misto, e una parte centrale di arrampicata su roccia valutata fino al VI° e A3, il tutto reso più faticoso dalla quota.

Inizialmente direttore sportivo nella scuola americana di Leysin, nel 1965 fonda in questa cittadina svizzera la “Scuola internazionale di alpinismo moderno”, parola quest’ultima che scomparirà dal nome qualche anno più tardi.

Nel ventre dell’orco

Nell’inverno 1966 Harlin è pronto a tornare, per la settima volta, per venire a capo della direttissima sulla Nord dell’Eiger. In cordata con lo scozzese Dougal Haston, esperto di salite invernali, Layton Kor, formatosi nella Yosemite Valley, e Chris Bonington, nel ruolo di fotografo. Il 20 febbraio attaccano la parete, seguiti da una spedizione tedesca, ma il tempo li obbliga a una salita lenta segnata da continui e scomodi bivacchi. Giornalisti e fotografi si affollano per seguire la competizione tra le due cordate, a loro volta in lotta con la montagna. Il 9 marzo, dopo il bivacco sulla “cengia della morte”, uniscono le forze ma il maltempo imperversa ancora.

Una corda fissa si rompe e un corpo vestito di rosso viene visto sparire negli abissi. E’ il 22 marzo 1966 quando John Harlin, “the blond God” come spesso nominato, viene sopraffatto dalla sua ossessione.

Sigi Hupfauer, Jörg Lehne, Günther Strobel, Roland Votteler e Dougal Haston proseguono verso l’unica via di salvezza, ossia la vetta, che raggiungono in altri tre giorni. Dopo oltre un mese in parete la direttissima è completata e riceve il nome di “Via Harlin”. Giudicata tra le vie di ghiaccio e misto più difficili al mondo, questa via è tra le più ambite anche dai più forti e preparati alpinisti contemporanei, tanto da meritare sempre pagine di cronaca ad ogni ripetizione.

John Harlin II. @ Wikipedia

In sua memoria

La tragedia unita al successo riceve subito grande clamore mediatico e diviene negli anni trama di numerosi libri e articoli, spesso legati al nome del figlio John Harlin III, grande alpinista nonché scrittore, editore per l’American Alpine Journal. Proprio lui, in occasione del 40esimo anniversario dell’apertura, salì lungo la Nord dell’Eiger per realizzare il film “The Alps”

John Harlin II, grande uomo ed alpinista, sognatore determinato, padre di una via di 1800 m di indiscusso valore mondiale, capace di volare tanto sui jet americani quanto sulle pareti più iconiche e difficili delle Alpi.

Salite principali

  • 27 e 28 agosto 1961 – Prima traversata passando per il Col de Peutérey nel senso Brenva-Freney, Monte Bianco, con Gary Hemming.
  • 17 e 25 e 26 luglio 1963 – Via Americana sulla parete Sud dell’Aiguille du Fou, Monte Bianco, con Gary Hemming, Tom Frost e lo scozzese Stuart Fulton.
  • 1 e 2 agosto 1963 – Via Frost-Harlin sul Pilone Nascosto o Pilier Dérobé, versante Freney del Monte Bianco, con Tom Frost.
  • 1964 – Cresta NE al Dents du Midi con Chris Bonington and Rusty Baillie.
  • 21 e 22 agosto 1965 – Nuova via sul Pilastro di Destra del Brouillard, Monte Bianco, con Chris Bonington, Robert Baillie e Brian Robertson.

Libri

  • “Direttissima: The Eiger Assault”, di Peter Gillman e Dougal Haston, 1966.
  • “Straight Up: The Life and Death of John Harlin”, di James Ramsay Ullman, 1968.
  • “The Eiger Obsession: Facing the mountain that killed my father”, di John Harlin III, 2009

Film

  • “The Alps”, di Stephen Judson, con John Harlin III, 2007.

“Sapevamo che la Direttissima alla parete nord dell’Eiger significava per John molto di più di qualsiasi altra prima…”

Jörg Lehne

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