Gente di montagna

Dougal Haston

“È stata una notte piena di incubi, ma durante il bivacco è meglio fare sogni brutti che belli: il risveglio di fronte alla dura realtà è meno deludente”

Dougal Haston

Lo scozzese Dougal Haston è sicuramente un degno rappresentante della categoria degli “arrabbiati” dell’alpinismo, celebre per il suo carattere scontroso, per la repulsione di fronte a ogni forma di ipocrisia e convenzione, nonché per le memorabili bevute e la sensibilità al fascino femminile…

Ma è stato soprattutto un simbolo della generazione degli scalatori britannici che, fra gli anni 60 e 70, hanno portato sulle Alpi e poi sulle grandi montagne del mondo il concetto (e la pratica) di un alpinismo totalmente “committed“, senza compromessi e il più possibile by fair means, in grado di aprire gli orizzonti verso una nuova fase evolutiva.

La vita e l’alpinismo

Duncan “Dougal” Curdy MacSporran Haston nasce il 19 aprile del 1940 a Currie, una cittadina nei sobborghi di Edimbrurgo.

Negli anni dell’adolescenza è un ragazzo introverso e affascinato dalla cultura e dagli studi (frequenterà poi la facoltà di filosofia, senza però conseguire la laurea).

Il suo approccio alla scalata ha poco a che fare con le vere montagne: le prime pareti che affronta sono rappresentate dai piloni di un ponte della ferrovia, vicino a casa, dove Dougal e compagni imitano gli scalatori che hanno visto nelle foto delle riviste salendo con attrezzature improvvisate, legati a una corda da bucato…

La passione per l’arrampicata però lo travolge e il talento non gli manca. Presto si afferma come uno dei nuovi protagonisti della scena alpinistica scozzese e il suo terreno preferito di gioco diventano le pareti del Ben Nevis, teatro, nella stagione invernale, di salite rudi e rischiose su misto e ghiaccio. Lì, nei decenni precedenti, ha visto la luce l’embrione di quella che presto si affermerà come la moderna tecnica della piolet traction. Con il compagno Robin Smith (scomparso prematuramente nel 1962) Haston ripete le vie più impegnative della zona e apre itinerari che portano la difficoltà ad un livello superiore, come The Bat e The Carn Dearg Buttress.

Nel 1959 approda per la prima volta nelle Alpi, compiendo la ripetizione di diversi difficili itinerari dolomitici. Oltre che una conferma delle sue personali doti è un’ulteriore dimostrazione di quanto l’esperienza maturata fra le falesie inglesi sia efficace anche sulle grandi pareti. Nella scalata fra i crag delle isole britanniche, infatti, domina un’etica severissima, basata sul rispetto della roccia e sull’accettazione del rischio, in grado di preparare alle situazioni più difficili, anche in alta montagna.

Proprio questa “filosofia del rischio”, che a molti appare quasi uno sconfinamento nella temerarietà, sarà la cifra di tutta la carriera alpinistica di Haston.

Inevitabile per uno spirito come il suo mettersi subito a confronto con la più estrema delle pareti alpine, la famigerata Nord dell’Eiger, tanto più che la mitica salita aperta negli anni 30 dal tedesco Andherl Heckmair e compagni ancora attendeva la prima ripetizione da parte degli inglesi.

In realtà questo primato se lo prendono i suoi illustri compatrioti Chris Bonington e Ian Clough nel 1962, ma, in quello stesso anno, Haston è però protagonista di un rocambolesco tentativo conclusosi con uno spaventoso volo del compagno e l’intervento di soccorso da parte dei lombardi Giuseppe “Det” Alippi e Nando Nusdeo (anch’essi lì per aggiudicarsi la prima italiana della Nordwand). Di questo salvataggio Dougal racconterà nel suo libro autobiografico “Verso l’alto”, in realtà con ben poca riconoscenza verso i due italiani…

Haston riuscirà poi a salire la via Heckmair nel 1963, ma è il 1966 l’anno che lega definitivamente il suo nome all’Orco dell’Oberland. Il 26 marzo l’alpinista scozzese è sulla vetta assieme a Jörg Lehne, Günther Strobel, Roland Votteler e Siegfried Hupfauer, dopo aver aperto una nuova via direttissima in pieno inverno. Sebbene portata a compimento con un assedio in stile himalayano durato più di un mese è una via estrema, che entra subito nel mito e nell’epica dell’alpinismo, anche per via della tragica morte del suo ideatore, l’americano John Harlin, precipitato senza scampo a causa della rottura di una corda fissa che stava risalendo.

Due anni dopo Haston è alle prese con un’altra vetta simbolo dell’impossibile: con Martin Boysen, Mick Burke, Peter Crew e l’argentino Jose Luis Fonrouge compie un tentativo sulla cresta sud-est del Cerro Torre, la stessa che poi verrà salita integralmente da Cesare Maestri nel 1970. Il team di Haston, senza utilizzare chiodi a pressione, percorre più di 600 di parete prima di dover rinunciare a causa del maltempo e della perdita dei sacchi con gran parte del materiale.

Il 1970 vede lo scozzese per la prima volta in Himalaya nell’ambito della spedizione guidata da Chris Bonington. Assieme all’altro eccentrico fuoriclasse Don Whillans, tocca la cima dell’Annapurna, raggiunta per una nuova via che risale la gigantesca parete Sud, segnando una tappa storica per l’alpinismo degli 8000: è la prima volta che su un colosso himalayano viene aperto un itinerario in piena parete.

Non c’è però solo l’altissima quota nei sogni di Haston. Nel 1974, con il grandissimo Doug Scott, realizza la prima ascensione assoluta del Changabang, una vetta di 6887 metri nell’Himalaya indiano, elegante ed estrema da ogni versante. È una salita innovativa, che contribuisce a portare l’alpinismo tecnico anche fra le grandi montagne dell’Asia.

La formidabile cordata Haston – Scott è di nuovo in azione l’anno successivo, sempre sotto la guida di Chris Bonington. Questa volta l’obiettivo è niente meno che il Tetto del Mondo. Come all’Annapurana gli inglesi puntano a tracciare una nuova via in piena parete. La spedizione sale lungo il versante Sudovest dell’Everest e lo affronta senza risparmio nell’utilizzo dei mezzi tradizionali, come corde fisse e bombole d’ossigeno. Non mancano però i momenti drammatici, uno su tutti il bivacco imprevisto senza ossigeno e sacchi a pelo cento metri sotto la vetta. Incredibilmente Haston e Scott ne escono indenni e il 24 settembre sono in cima, seguiti il giorno dopo da Peter Boardman e dallo sherpa Pertemba.

Il 17 gennaio del 1977 la vita avventurosa e spericolata di Dougal Haston si interrompe all’improvviso fra le montagne della Svizzera, divenuta la sua casa dopo che, nel 1967, aveva assunto la carica di direttore della Scuola Internazionale di Alpinismo di Leysin, ricoperta prima di lui dall’amico John Harlin. Proprio lì, mentre tenta la discesa con gli sci della parete Nordest de La Riondaz, viene travolto da una valanga che non gli lascia scampo.

Curiosità

Nel 1975 Dougal Haston ha partecipato come consulente alle riprese del film “The Eiger Sanction”, interpretato da Clint Eastwood e noto in Italia con il titolo di “Assassinio sull’Eiger”. Si tratta di una delle rare pellicole che hanno portato l’alpinismo nei circuiti della grande distribuzione cinematografica senza travisare eccessivamente, come spesso avviene con esiti paradossali e ridicoli, le tecniche e la realtà delle situazioni che si possono verificare durante una scalata.

Libri

  • Eiger la direttissima, D. Haston e P. Gillman, Alpine Studio, 2020
  • Verso l’alto, D. Haston, Dall’Oglio, 1978
  • D. Haston – La filosofia del rischio, Jeff Connor, Versante Sud, 2008
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