Alpinismo

Simone Moro: l’alpinismo è ridotto male

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BERGAMO – “Più che regole, dobbiamo ammetterlo, quelle proposte nel decalogo da Montagna.org sono norme di buon senso, quasi delle ovvietà che però vengono spesso disattese da una fetta sempre più consistente dei frequentatori delle alte quote e delle spedizioni”. Parte da questa considerazione la riflessione di Simone Moro sull’alpinismo. L’alpinista bergamasco commenta recenti cronache ed interviste e auspica un ripensamento generale del modo un po’ superficiale di affrontare le montagne adottato da molti scalatori.

“Questa fetta di personaggi non corrisponde solo alla fascia di alpinisti meno abili degli abituè dell’aria sottile, ma sempre più spesso si assiste a “somarate” anche dei presunti big. Sul K2, quest’estate ne abbiamo avuto l’esempio lampante. Salvati e salvatori che spesso si confondono e si scambiano le parti, defunti e sopravvissuti, saggi e sprovveduti si confondono e si evidenziano in modo trasversale. Indipendentemente da patacche, curriculum e notorietà.
 
Il decalogo proposto da Montagna.org non è dunque sbagliato, insensato, fuori luogo, ma mi deprime, rattrista ed amareggia pensare che si debbano ricordare e codificare queste “raccomandazioni” alle quali anche mia figlia Martina di 9 anni saprebbe rispondere. Non è questa un accusa a chi ha pensato a formulare il questionario ma la rivolgo a me stesso e ai miei colleghi alpinisti.
 
Ma come è possibile che si debba arrivare al punto che ci “obblighino” a fare quello che è l’ABC dell’andare in montagna? Possibile che ci sia bisogno di ricordare che dobbiamo fare il passo lungo quanto la gamba, che si debbano avere mezzi per comunicare, che si debbano rispettare le regole del normale senso civico come soccorrere chi ha bisogno, che sulle montagne alte si va con piccozza e ramponi e non solo con jumar e bastoncini, che non si arriva in cima di notte, che dobbiamo andare d’accordo con i nostri compagni di scalata, che dobbiamo conoscerli prima di legarci in cordata, che non ci si deve drogare, che non dobbiamo delegare ad altri i nostri compiti e la nostre conoscenze alpinistiche, che non dobbiamo sporcare e lasciare immondizie ecc ecc?
 
Significa che ci siamo proprio ridotti male, che ci siamo diseducati totalmente, che abbiamo bisogno proprio di una baby sitter che ci cambi il pannolino e che ci nasconda la marmellata.
 
Anziché parlare di stile alpino o stile himalayano, pesante, parleremo di stile “codificato” (quello del questionario) e stile anarchico per chi vuole disattenderlo…  e magari crepare pur di fare diverso da ciò che il buon senso richiede.
 
Forse siamo ancora in tempo a farci una doccia fredda e ritornare sulla retta via senza che si debbano scrivere, regolamentare, obbligare e forzare al rispetto del codice stradale d’alpinismo, ma comincio ad essere meno ottimista sentendo e leggendo le recenti cronache ed interviste.
 
Forse è davvero meglio che i governi pakistani, nepalesi e cinesi inizino ad inserire queste ovvietà nei parametri necessari al rilascio dei permessi. In effetti solo loro hanno la forza “impositiva” per dare una bella strigliata che sarebbe stato molto più saggio evitare. A chi queste regole base le ha sempre rispettate non cambierà nulla, per chi invece ha sempre giocato alla roulette russa o giocato sporco,  gli si garantirà qualche rischio in meno, o forse no….”
 
 
Simone Moro
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