Alpinismo

Valic è caduto da una corda fissa

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LHASA, Cina — Stava scendendo velocemente da campo 2, dopo aver accusato qualche sintomo di edema polmonare. Ma su una corda fissa è scivolato, finendo a sbattere la testa contro le rocce. E’ stata questa, secondo Gavin Turner, guida della Summitclimb, la dinamica dell’incidente che ha causato la morte del giovane fuoriclasse sloveno Miha Valic, scomparso qualche giorno fa sulle pendici del Cho Oyu.  

Valic sarebbe morto il pomeriggio di sabato 4 ottobre, dopo diverse ore di agonia durante le quali gli alpinisti che erano con lui hanno tentato in ogni modo di rianimarlo. L’agghiacciante racconto dell’incidente che ha portato alla sua morte arriva dalla voce dell’australiano Gavin Turner, capospedizione vicario della Summitclimb, che aveva raggiunto la vetta dell’ottomila tibetano il giorno precedente poco prima di Valic.

"Ho incrociato Miha mentre saliva, verso le 10.30 del mattino – racconta Turner -. In quel momento era solo, stava bene, però mi ha sorpreso vedere che indossava solo i pantaloni antivento: faceva freddo ed eravamo a 8000 metri. Io sono sceso al campo avanzato, lui è andato in vetta e poi è andato a dormire a campo 2".

"La mattina dopo, Miha si è svegliato con dei sintomi di edema polmonare d’alta quota – prosegue Turner -. Ad ogni modo si muoveva bene e così ha proseguito nella discesa. Dietro di lui, due alpinisti che hanno poi assistito alla sua caduta, avvenuta sopra campo 1. Sono stati proprio loro a raccontarmi tutta la vicenda".

"Miha stava seguendo la fissa per superare il salto di ghiaccio sopra il primo campo – racconta l’alpinista -. Improvvisamente, i due lo hanno visto scivolare in malomodo e cadere lungo la corda, al termine della quale Miha ha sbattuto violentemente la testa. I due alpinisti hanno provato subito a rianimarlo, ma non c’è stato niente da fare. Non ha più ripreso conoscenza e nel pomeriggio è spirato".

"Ero molto legato a Miha e ai suoi compagni sloveni – conclude Turner -. Avevamo fatto il trekking di avvicinamento con loro e con quattro alpinisti italiani, ci avevano dato una grossa mano con i materiali. Era davvero una persona speciale, generosa, e la sua morte è una vera tragedia".
 

Sara Sottocornola

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