Alpi Centrali, Tito Arosio e Luca Godenzi aprono “Pit’s Direct” al Pizzo Canciano
[:it]SELVA DI POSCHIAVO, Svizzera – Una parete poco considerata dagli alpinisti, per la qualità della roccia non ottimale e preferibile d’inverno. Proprio lì, sulla Nord Est del Pizzo Canciano, cima di 3.103 metri situata nel massiccio del Bernina, nel gruppo del Pizzo Scalino, Tito Arosio e Luga Godenzi hanno aperto una nuova via il 21 marzo. L’hanno chiamata “Pit’s Direct”, in ricordo di Pietro Biasini, la Guida alpina lombarda morta nel febbraio scorso in Norvegia. Questo il racconto di Arosio della loro salita.
“Il Pizzo Canciano può essere senza dubbio definito come la scialpinistica più conosciuta e frequentata della val Poschiavo. Il percorso passa nei pressi della sua parete nord est, parete di dimensioni modeste, 400 metri circa, la qualità della roccia non ottimale suggerisce una frequentazione invernale, infatti il gelo indurendo il suolo, permette di arrampicare in maniera più sicura. Forse per queste sue caratteristiche la parete è stata considerata poco o nulla dagli alpinisti; la parte centrale della parete, la più ripida e compatta ha respinto diversi tentativi nel corso degli ultimi decenni.
La storia della parete è recente, a parte qualche via estiva di cui non si hanno informazioni, e sicuramente sconsigliabili per la qualità della roccia. La prima via in versione invernale venne aperta da due arrampicatori poschiavini, Luca Godenzi e Pietro Rada nel novembre del 2012, e viene quotata IV, M5, ed è lunga 480 metri.
Nel marzo 2013 Saro Costa, Giulia Venturelli e io salimmo ai piedi dello scudo principale, ma un cambiamento di tempo improvviso ci obbligò a uscire da una bella goulotte laterale, la via la chiamammo “Via dei Bal”, M5 e lunga 320 metri. Il nome è stato dato perché è la prima via aperta da una cordata che si è formata durante il raduno BAL (bocia alpinisti lombardi).
Il 21 marzo di quest’anno, 2015, Luca Godenzi e io, decidiamo di provare a salire la linea diretta. L’avvicinamento non comodissimo, circa 4 ore dal paese di Selva, a cui ci si arriva in macchina lo compiamo il pomeriggio tardo e dormiamo in tenda sotto la parete, in modo da avere tutta la giornata successiva per arrampicare. Le temperature sono più basse del previsto, e anche in parete passiamo tutto il giorno a cercare di tenere calde le mani!
È la prima volta che arrampico con Luca, e ammiro la sua maestria nel salire molto delicatamente anche i punti più difficili. I primi tiri seguono, all’incirca, la via dei BAL, fino ad arrivare sotto lo scudo compatto. Qui abbiamo qualche problema a trovare una via logica di salita, la roccia è molto compatta, arrampicando un po’ con le mani riusciamo a guadagnare qualche metro, quanto serve per raggiungere una ripida fessura riusciamo ad entrare in un grande diedro, da qui la via sembra logica fino in cima.
L’arrampicata è elegante e sostenuta, la qualità della roccia cambia molto a seconda dei tratti, ma complessivamente ci si protegge sempre in maniera adeguata. La neve è polverosa, solo in alto appare qualche passaggio con neve “cartone”, simile al Montebianco. Interessante notare come al Monte bianco si fanno metri e metri sulla neve dura, ma su queste pareti bastano pochi metri di neve dura già per dire che sono ottime condizioni! I tiri si susseguono fino ad arrivare dove il grande diedro principale di divide in due, non sappiamo bene dove salire, sembra tutto molto difficile, non capiamo se la via sia fattibile o meno.
I dubbi vengono risolti salendo nel diedro di sinistra (successivamente scendendo a lato della parete capiremo che abbiamo fatto la scelta giusta, il diedro di destra sembra molto più difficile!). Verso le 5 di pomeriggio sbuchiamo in cresta, al sole, è fatta!
Una rapida discesa a piedi ci porta alla tenda, dove rimpacchettiamo tutto e affrontiamo i 1000 metri di dislivello che ci separano per arrivare all’auto. La neve è proprio brutta e gli zaini pesanti non aiutano, Luca in più ha fatto la scelta di utilizzare gli scarponi da alpinismo direttamente sugli sci, non so bene come fa ma riesce a scendere incolume fino alla macchina.
La via la chiamiamo “Pit’s Direct”, in ricordo di Pietro Biasini, amico di Luca che purtroppo è recentemente scomparso in Norvegia. La via la quotiamo VI, M6 R ed è lunga 450 metri”.
Tito Arosio
Luca ringrazia: Stile Alpino Samedan / New Rock
Tito ringrazia: Grivel, Kayland e Wild Climb[:]