Alpinismo

Cerro Piergiorgio: il racconto della vetta

Trentatrè ore di scalata non stop. Oltre novecento metri di roccia marcia, salita in artificiale sotto crolli continui di pietre e ghiaccio. L’agognata cima raggiunta alle due di notte con la tempesta in arrivo. Ecco i numeri, le immagini e il racconto della storica prima salita alla Nordovest del Cerro Piergiorgio, messa a segno da Hervè Barmasse e Cristian Brenna qualche giorno fa. 

Cumbre cumbre cumbre. Avete presente l’adrenalina che ti stordisce e ti fa perdere il senso della ragione, portandoti ad una spanna dal cielo? Ecco, scordatevelo, non è così. Siamo stanchi, anche se molto felici. Ma diciamolo, finalmente dopo 12 anni la parete Nord Ovest del Cerro Piergiorgio è stata finalmente scalata: 900 metri di roccia marcia. Che spettacolo!“. Inizia così il racconto di Barmasse e Brenna sulla salita al Piergiorgio.
 
Vi avevamo annunciato delle nostre battagliere intenzioni dopo l’incidente di Giovanni – raccontano gli alpinisti -. Volevamo ritornare alla parete del Piergiorgio. E così, martedì, nuovo tentativo alla vetta.
 
Partiamo alle tre del mattino, ancora un po’ stanchi per l’andare e venire sui 25 chilomatri che ci separano dal paese di Chalten.
 
All’alba iniziamo a scalare nel punto dove Giò si è rotto le mani. Il Cerro Piergiorgio di per sé non è di certo una salita psicologicamente facile: roccia marcia, arrampicata artificiale su lame, placche lisce, crolli continui di pietre e ghiaccio. Dopo l’incidente lo stress era altissimo. Ma probabilmente la nostra voglia di riuscire dove tutti avevano fallito era ancora più alta.
 
Ore cinque del pomeriggio. Il sole sorride, il vento buffa. Raffiche a 100 chilometri orari ci obbligano ancora una volta a scendere, ma non prima di aver mandato il nostro simpatico amico a “quel paese”. Passiamo la notte in tenda, sperando che il vento non ci faccia schiantare sul ghiacciaio sottostante.
 
Il mattino la quiete arriva verso le dieci, troppo tardi per ripartire. La pressione si mantiene stabile e la vista di tre persone attraverso il binocolo sul passo Marconi ci fa ben sperare. Decidiamo di ripartire alle due di giovedì mattina.
 
Iniziamo ad arrampicare con le lampade frontali. L’alba lascia il posto ad una velatura insolita. La pressione scende. Uno sguardo sostituisce le parole. Dobbiamo andare avanti.
 
La progressione si rileva sempre difficile e molto, molto lenta. La roccia marcia, troppo marcia e il freddo ci obbligano a progredire quasi sempre in artificiale.
 
È il tardo pomeriggio quando la voce di Mario Conti (giunto alle tende dopo aver accompagnato Giò all’aereoporto) ci incita attraverso la radio e allo stesso tempo ci avverte che il barometro annuncia tempesta e bufera.
 
Mancano ad occhio circa 4 tiri. Scendere adesso sarebbe come prendere un ferro da stiro e tirarselo addosso con violenza. Non molliamo.
 
Sopraggiunge la notte, arrampichiamo con la pila frontale e alle due del mattino… dopo una stretta di mano, urliamo al mondo intero: “Cumbre…!!!!!”
 
Il panorama di vetta si presenta con diverse tonalità di nero. Solo il contorno del Cerro Torre e del Fitz Roy ci danno l’idea di ciò che avremmo potuto vedere con la luce. Avvistiamo alcune frontali in discesa dal Torre mentre alcune raffiche di vento e la neve ci invitano a ridiscendere il più velocemente possibile.
 
Lunga a salire, lunga a scendere.
 
Alle sei decidiamo di riposare al riparo dalla neve e dal vento in una nicchia che abbiamo soprannominato “Nido de los Condores”. Aspettiamo il giorno. Siamo stanchi, e abbiamo sete, durante la giornata abbiamo bevuto un solo un litro di acqua a testa a causa del freddo. Scherziamo comunque sulla giornata e un pensiero lo dedichiamo a Giò. Il secondo miracolato del Piergiorgio…
 
Alle 7 riprendiamo a scendere nella bufera e alle 11 finalmente raggiungiamo le tende, piegati in due dalle 33 ore di scalata non stop.
 
La via è stata battezzata “Routa de l’hermano”. Ecco i dati: Cerro Piergiorgio. Parete Nord Ovest, 950 metri. Prima salita 7-8 febbraio 2008 (H. Barmasse- C. Brenna), 28 lunghezze (6b +, A3, ED+)“.
 
 
Hervè Barmasse e Cristian Brenna
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