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Motori sui sentieri di montagna, presidente Cai: la battaglia va avanti

Pilota di Enduro (Photo courtesy of Wikimedia Commons)
Pilota di Enduro (Photo courtesy of Wikimedia Commons)

MILANO — Sono passati quasi quattro mesi dall’autorizzazione da parte di Regione Lombardia del transito di mezzi motorizzati su sentieri, pascoli e boschi delle montagne regionali, ma il dibattito sulla questione non accenna a diminuire. É in particolare il Club alpino italiano (Cai), totalmente contrario al Progetto di Legge del Consiglio regionale lombardo, ad esporre nuovamente il proprio punto di vista attraverso una lettera del Presidente generale Umberto Martini, pubblicata quest’oggi. Il Presidente ha discusso di vari temi, ma ha tenuto in particolare a fare chiarezza sull’incontro avvenuto tra lui e Paolo Sesti, Presidente della Federazione motociclistica italiana (Fmi), ribadendo che ci sarà sempre spazio per un confronto, ma non per un accordo o una deroga riguardo alle politiche ambientali di cui il Cai si è sempre fatto, e continuerà a farsi, promotore.

“L’incontro con Paolo Sesti, Presidente della Federazione motociclistica italiana (Fmi), ha suscitato un dibattito molto vivo e interessante all’interno del Cai. Dopo aver seguito il percorso di riflessione interna del Comitato centrale di indirizzo e controllo, della Conferenza dei Presidenti regionali Cai e del Comitato direttivo centrale voglio portare a più ampia conoscenza le nostre posizioni. L’incontro con il presidente della Fmi è stata un’occasione per far conoscere le ragioni e i valori del Cai a chi parte da posizioni e interessi a noi contrapposti, e certamente anche per ascoltare quelle dei motociclisti.” inizia così la lettera aperta di Umberto Martini, Presidente generale del Club alpino italiano.

L’incontro a cui fa riferimento è quello avvenuto durante l’estate in cui  Federazione motociclistica italiana e Club alpino italiano si sono confrontati su vari temi, in particolare sul Progetto di Legge 124, approvato lo scorso 8 luglio dalla Regione Lombardia, che concede ai Sindaci e agli enti proprietari di sentieri, boschi e pascoli la possibilità temporanea di consentire manifestazioni con mezzi motorizzati. Si è trattato di un primo passo per un dialogo costruttivo tra Fmi e Cai, evidenziato anche dal comunicato stampa congiunto emesso dalle due associazioni all’inizio di settembre.

Umberto Martini, Presidente generale del Club alpino italiano (Photo courtesy of Cai)
Umberto Martini, Presidente generale del Club alpino italiano (Photo courtesy of Cai)

“Qualcuno – prosegue la lettera del Presidente Martini -, partendo dal comunicato stampa che rendeva noto l’incontro, ha sostenuto sulla stampa che da esso sia derivato un accordo: ciò è pura fantasia, non c’è né ci sarà alcuna concessione o deroga sulla nostra posizione circa la frequentazione motorizzata contro la legge sui sentieri e mulattiere di montagna. Allo stesso modo non si è mai affermato che gli interessi di escursionisti e motociclisti siano equivalenti, anzi ribadisco che sono inconciliabili.”

Parole inequivocabili quelle di Martini, che sottolinea ulteriormente quali siano gli impegni dell’Associazione di cui è presidente: “Ribadisco che il Cai ha sempre condotto e continuerà a condurre le proprie battaglie contro la frequentazione indiscriminata dei sentieri di montagna con i mezzi motorizzati. La realizzazione dei sentieri, come dei rifugi, è sin dall’inizio della nostra storia uno degli elementi centrali della missione del Cai. La frequentazione e la tutela delle Terre alte è per me, e per il Cai, condizionata ai principi espressi nel nuovo Bi-Decalogo, che sono prima di tutto un codice di autoregolamentazione che i nostri Soci si sono dati. Ricordo anche le Tavole di Courmayeur e la Charta di Verona.”

Oltre al Bi-Decalogo, Martini ricorda l’impegno del Cai per la revisione del codice della strada: “Gli interessi in gioco sono numerosi e molte sono le lobby che faranno pressione. Tra queste vi sono quelle legate al mondo dei motori, che hanno alle spalle non solo molti motociclisti, fuoristradisti e quaddisti, ma anche grandi interessi industriali e non solo. A questo proposito pongo una questione, e cioè, in vista dell’obiettivo di ottenere la modifica del codice della strada, considerati gli esiti delle recenti battaglie perse, non dobbiamo, ora più di prima, mettere in campo tutte le possibili strategie per la creazione di quell’ampio consenso che ci consentirà di essere ancor più incisivi per la difesa e la tutela dell’ambiente alpino?

Credo di sì. Penso che a fianco delle giuste e dure azioni di contrasto come quelle della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, che ho sostenuto, sostengo e sosterrò, abbiamo il dovere di continuare a spiegare e far conoscere in tutte le possibili occasioni di dialogo e confronto, anche a motociclisti e utilizzatori di mezzi motorizzati, i principi del nostro Bi-decalogo. Primo fra tutti che la montagna è un ecosistema fragile, da tutelare e che dobbiamo restituire alle future generazioni.”

Motoslitta (Photo courtesy of Wikimedia Commons)
Motoslitta (Photo courtesy of Wikimedia Commons)

Revisione del codice della strada e divieto di circolazione a mezzi motorizzati e motoslitte su sentieri e mulattiere e zone di montagna sono solo due punti della “battaglia” che il Cai e le altre Associazioni stanno combattendo da anni e che ha portato alla redazione di un documento da porre all’attenzione del Presidente del Consiglio. “Insieme alle altre Associazioni ambientaliste abbiamo elaborato un documento indirizzato al Presidente del consiglio che verrà diffuso nei prossimi giorni.

Nel documento, oltre a dedicare un paragrafo specifico alle Terre alte, chiediamo di modificare il Codice della strada per rendere esplicito il divieto di circolazione ai mezzi motorizzati, fuoristrada e motoslitte su sentieri e mulattiere. Chiediamo l’istituzione di un Catasto nazionale dei sentieri e delle mulattiere e che venga ridefinita la mappa di sentieri e mulattiere, anche riclassificando carrarecce, carrozzabili e strade a fondo naturale. Inoltre chiediamo di introdurre il divieto assoluto dell’uso di natanti a motore nei laghi alpini ed appenninici superiori ai 1000 metri d’altezza.

Il Cai – conclude il Presidente Martini – non ha timore né di confrontarsi in un tavolo né di intraprendere azioni di lotta. Il Cai a cui penso è quello che gestisce il confronto per non subirlo. Credo, infine, che insieme alle azioni di rete con le altre Associazioni ambientaliste, confrontarsi con chi ha interessi contrapposti al nostro, senza mai derogare dai principi del Bi-decalogo, significhi mettere in atto una coraggiosa azione di sensibilizzazione e di educazione ambientale rivolta al più ampio pubblico possibile con l’obiettivo di rendere ancora più forte la nostra politica ambientale.”

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8 Commenti

  1. ….. ma quelli del CAI non hanno altro da dire, oltre al solito disco rotto????????
    Da quando è stata votata la nuova Legge Regionale 21/2014 non è cambiato NIENTE rispetto a prima!!!!
    Ma quale distruzione dei sentieri, sveglia!!!!!!!!

    1. Il CAI si occupa della marcatura, della realizzazione e della manutenzione dei sentieri e lo fa a livello di volontariato, senza prendere un’euro per intere giornate passate a pulire e sistemare i spercorsi.
      Se la gente non rispetta i sentieri, creando situazioni di disagio e pericolo, hanno tutto il diritto di lamentarsi.

      1. Mirko, per il bene che posso volerti apri gli occhi…….
        I volontari del CAI prendono euro ZERO per la manutenzione dei sentieri (ovvero esattamente tanto uguale a quanto prendono i motoescursionisti che su base volontaria tengono puliti numerosi sentieri non CAI).
        Ma l’Ente CAI quanto prende da Stato/Regioni/ecc, per la propria attività???
        Solo nel 2013 sono stati erogati Euro 1.745.833,10 di contributi PUBBLICI e lo puoi vedere sul bilancio di esercizio di quell’anno che è pubblicato.
        Vi fate prendere in giro dai Vs. dirigenti e nemmeno lo sapete…. E magari vi pagate pure la benzina per le motoseghe…..

        1. temo tu abbia ragione … una cosa sono le sezioni e una cosa è il CAI centrale che è ormai solo ambientalista … neanche io vedo lo scempio provocato dagli enduro … e inoltre non condivido per niente le idee della direzione centrale
          socio cai

      2. Il CAI marca i sentieri insozzando piante e rocce !! Non è Volontariato, in quanto prende delle Belle Grasse sovvenzioni… Mentre i Motoclub e appassionati vari del Fuoristrada, quelli sì fanno Volontariato… Buona giornata

  2. ” ribadendo che ci sarà sempre spazio per un confronto, ma non per un accordo ” quindi ci si incontra per bere birra……

    La montagna è del cai e dei suoi iscritti, come da editto medioevale, gli altri tacciano anzi gli altri….non esistono!!!
    E’ criminale che un sindaco per promuovere il turismo organizzi anche una manifestazione motoristica perchè il danno arrecato ( a chi ragiona come sopra , non certo alla montagna ) è enorme ,che una località per una domenica all’anno non sia nella disponibilità totale dei veri amanti della montagna è un dramma, non si può andare da altra parte no ma si dovrebbe invece andare volentieri a quel paese.
    le gambe non son più quelle di un tempo , andate a vedere cosa succede in trentino con le bici a motore
    e poi ci si lamenta dello spopolamento montano e chiusure di attività.
    Sveglia anche gli altri hanno diritti,

  3. Che dire, il CAI riceve sovvenzioni per il soccorso alpino NON per il proprio mantenimento che è a carico dei soci, per il mantenimento e la marcatura riceve anche dei contributi, per lo più a livello locale salvo casi eccezionali, ma sono contributi praticamente inesistenti speglialmente in questi ultimi anni.
    Prima di scrivere è meglio informarsi bene se no non si fa proprio una bella figura, in quanto ai diritti se cammino su un sentiero non lo danneggio, non faccio rumore, non spavento gli animali, non metto in pericolo nessuno, con le stesse regole ben vengano i motoclub, ma la vedo dura….

  4. Con le stesse regole i motoclub vorrebbero avere a disposizione aree/percorsi AUTORIZZATI.
    Ci andrebbe bene anche il “tutto vietato tranne da qui a là”….. e invece oggi è tutto vietato punto.
    Altrimenti dovreste avere la stessa onestà intellettuale che dite di avere contro le moto per mettere in discussione almeno gli ultimi 100 anni di costruzioni di eco-mostri in alta quota (dighe idroelettriche, elettrodotti, impianti di risalita, piste forestali che da sentierini diventano strade a due corsie, disboscamenti selvaggi, cumuli di rifiuti, allargamenti di rigugi che da poco più che capanne diventano alberghi, ecc, ecc.).
    Io queste opere non le contesto, sono un escursionista motorizzato e anche a piedi, abito in un comune montano lombardo e ci abito 365 giornio all’0anno, non solo nei weekend.
    Da abitante della montagna questi scempi provocati dalle moto davvero non li vedo.

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