Pietro Dal Prà e la Ovest della Torre Egger: quella è La Via in Patagonia
BERGAMO – “Quella è La via della Patagonia. Sono rimasto a lungo sorpreso che nessuno andasse a tentare, perché se non è la più bella, è di sicuro una delle più belle salite di roccia della Patagonia”. Parla così Pietro Dal Prà che insieme a Andrea Sarchi e Lorenzo Nadali aveva compiuto venti anni fa il primo sopralluogo al centro della “pera” della Torre Egger: i tre avevano salito solo pochi metri, ma dopo di loro più nessun altro aveva tentato realmente di passare al centro della parete, almeni fino a poche settimane fa, cioè fino al tentativo di Ermanno Salvaterra, Tomas Franchini, Francesco Salvaterra e Paolo Grisa. Abbiamo voluto sentire l’opinione di Dal Prà su quella via che resta ancora da aprire, e quindi costuisce il “problema” alpinistico ancora irrisolto tra quelle guglie di granito.
Pietro quella parete Ovest della Torre Egger, cosa pensi del tentativo di Salvaterra e soci?
Che non sono stati bravi, ma molto di più! Bravissimi. Non ho parlato con Ermanno ma ho visto le foto e ho letto il suo report. Erano un team molto forte e quella è La via della Patagonia. Li ho profondamente e sanamente invidiati (ride). Ho pensato: che bello essere su quella parete!
Voi avevate fatto un primo tentativo nei primi anni ‘90. Come era andata?
Avevamo salito i primi due tiri e mezzo, pochi metri, ma era troppo per noi allora, io all’epoca non avevo mai salito né il Torre, né il Fitz Roy. Fondamentalmente non avevamo le capacità né arrampicatorie, né logistiche per una parete così, non sapevamo arrampicare in artificiale, non sapevamo nemmeno montare una portaledge al tempo, eravamo del tutto impreparati e l’avevamo sottovalutata. Pensavamo di arrampicare in libera, perché credevamo che si potesse salire in modo molto più veloce, invece poi così non è stato.
Immaginando la via, avresti seguito più o meno quella individuata da Salvaterra?
Sì sì, la via è una, è quella. È la più logica. È una linea bellissima, difficile, da artificialisti e da gente che sa stare in parete giorni giorni e giorni.
Oggi ti è tornata la voglia di tornare su quella via?
Devo dire di no, perché non ho più l’interesse a tornare in Patagonia. Mi piace molto di più arrampicare sulla roccia, adesso. E invece su una parete come la Ovest della Torre Egger quasi non arrampichi.
E quando è stata l’ultima volta che sei andato in Patagonia?
Nel ’96 al Cerro Piergiorgio, quando abbiamo aperto la via nuova.
Ma secondo te come mai quella linea, che è il grande problema irrisolto, non è mai stata ancora aperta?
Non è mai stata neanche provata! Dopo il nostro tentativo c’è stato solo quello di Ermanno. Non ci ha provato nessuno su quella parete, e devo dire che per vent’anni ne sono rimasto stupito. Penso che sia per lo più per la scomodità, per la lontananza della parete, perché non è particolarmente pericolosa o difficile dal punto di vista alpinistico. Ci sono pareti più difficili, probabilmente, in Patagonia. Rimane comunque impegnativa, grande e soprattutto lontana. Ma sono rimasto a lungo sorpreso che nessuno andasse, perché se non è la più bella, è di sicuro una delle più belle salite di roccia della Patagonia.
In quali progetti sei impegnato al momento?
Mettermi a posto un ginocchio, un dito, lavorare un po’ e fare un paio di scarpe (ride).
E nei prossimi mesi?
Andrò ad arrampicare vicino a casa. Ho come al solito un po’ di progetti in mente, 2 pareti in Dolomiti bellissime da fare, ma non le conosce nessuno e a dire il vero io ormai non amo più parlare di quello che faccio. Preferisco evitare i posti gettonati.
Per la foto della Torre Egger con le linee tentate e aperte fino al 2011 – http://alpinesketches.wordpress.com/2011/04/08/le-linee-effimere-della-torre-egger/